L’Italia ha bisogno di sicurezza, sì, ma sociale. Il ddl governativo, approvato alla Camera e ora all’esame di Palazzo Madama, è un coacervo di norme illiberali, criminogene, repressive.
Il DdL sicurezza, approvato dalla Camera e passato ora all’esame del Senato, è un coacervo di norme illiberali, criminogene e inutilmente repressive. Sul testo promosso dai Ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto e peggiorato dall’esame parlamentare hanno già scritto ampiamente e bene su queste pagine Anastasia, Scandurra e Stella. Così come sull’edizione del 12 settembre ho cercato di spiegare tutti i paradossi e assurdità del divieto delle infiorescenze di cannabis light.
Dei 38 articoli del DdL numerato 1236 al Senato, ben pochi si salvano. Ma ci sono norme che rivelano il reale intento del Governo Meloni. Fra tutte quella che riguarda le donne incinte che, se approvato il provvedimento, potranno rimanere in carcere.
Si sfrutta l’onda emotiva per gli scippi e i furti nella metro B di Roma, cavalcando gli youtuber vigilantes e solleticando il razzismo strisciante verso i popoli nomadi, per sviare l’attenzione dall’incapacità del sistema repressivo di rendere sicure le nostre città. Usando come capro espiatorio quei pochi, pochissimi casi (10, forse 20 in tutto il paese) di donne che parrebbero approfittarsi di una norma, si condannano a vivere in carcere i loro bambini.
Si sacrificano così innocenti per sfamare la pancia dei propri elettori, a cui quotidianamente si propinano storie di crimine e impunità nonostante il nostro paese continui a registrare una diminuzione strutturale dei crimini e – semmai – un drammatico aumento della detenzione.
Probabilmente al Viminale ne sono ben coscienti, e così il consueto punto stampa ferragostano sulla sicurezza nel nostro paese del Ministro Piantedosi negli ultimi due anni ha sciorinato dati riferiti prima a 6 e poi a 18 mesi. Resi impossibili – quasi scientificamente – i confronti con quelli degli anni precedenti, che sono riferiti ad una annualità, non resta che affidarsi all’ISTAT.
Così però scopriamo che il 2023 – proprio mentre il Governo Meloni era impegnato decretare d’urgenza contro i rave o a incasellare come piccoli spacciatori i giovani di Caivano – è stato l’anno che ha visto per la prima volta aumentare i delitti rispetto ai livelli pre-pandemia (+1,7% complessivo sul 2019). Sono tornati ad aumentare gli omicidi (+7%), i furti con strappo (+6%), le estorsioni (+27%), le rapine e le percosse (+15%). Sono invece diminuite, sempre rispetto al 2019, le denunce per riciclaggio (-33%), usura (-35%), associazione per delinquere (-26%) e di tipo mafioso (-37%). Calano, paradossalmente, anche i reati legati agli stupefacenti (-19%). Usura a parte, tutti questi ultimi dipendono sostanzialmente dalla capacità di controllo del territorio e investigazione delle forze dell’ordine e non da una denuncia della vittima, come succede normalmente per furti e rapine.
Anche a guardare le statistiche, dunque, la politica del law and order infarcita com’è di populismo penale non sembra essere efficace. Non può esserlo perché è fondata su un doppio inganno: che vi sia un effetto deterrente nell’inasprimento continuo delle pene e che alla definizione di un nuovo reato ci sia poi la capacità reale di reprimerlo e perseguirlo.
Il decreto Caivano ha appesantito le norme sul piccolo spaccio di droghe, criminalizzato i giovani e riempito molto velocemente oltre alle carceri anche gli Istituti Penali per i Minorenni (IPM). Il decreto Cutro, che ha inciso pesantemente sulla possibilità di rinnovo del permesso di soggiorno, rischia di consegnare all’illegalità centinaia di migliaia di persone. Come si può pensare di generare sicurezza marginalizzando e criminalizzando fenomeni sociali o intere generazioni e spingendo a nascondersi migranti che sino a oggi hanno lavorato, studiato e vissuto onestamente la loro esistenza in Italia? Non si può, ed infatti messi insieme alle norme sulle occupazioni degli immobili, sulle manifestazioni, sulle rivolte in carcere, sull’obbligo di permesso di soggiorno per avere una SIM per cellullare, ma anche sulla stessa cannabis light, delineano quello che sembra essere il vero obbiettivo del Governo. Ovvero criminalizzare il dissenso ed aumentare la marginalità, il disagio e la clandestinità: massimizzare il danno ed alzare il livello dello scontro. Una trappola in cui i movimenti democratici non devono cadere.
La destra vuole soffocare non solo il dissenso, ma un intero paese. Le reali cause dell’insicurezza delle persone sono altrove. Trovare un lavoro stabile e remunerato dignitosamente è sempre più difficile, gli stipendi valgono sempre meno, affittare casa sempre di più. Se l’età della pensione si allontana per la fascia più anziana dei lavoratori, l’assegno pensionistico sembra diventato un miraggio per le nuove generazioni. Non è un caso che negli ultimi dieci anni 1 milione di italiani abbia deciso di emigrare verso altri paesi, oltre un terzo dei quali giovani tra i 25 e i 34 anni. L’Italia certo ha bisogno di sicurezza, ma sociale. Ha bisogno di speranza: ha bisogno di respirare e il raggiungimento del quorum sul referendum sulla cittadinanza è oggi una bella boccata d’aria fresca.
L’Unità nei giorni scorsi ha lanciato un invito alla mobilitazione contro il DdL sicurezza. Solo l’approvazione della Camera ha restituito l’evidenza che il rischio democratico stia diventando realtà, dopo che la Società Civile sin da dicembre scorso aveva lanciato l’allarme con un appello pubblicato su Fuoriluogo.it. Cgil e Uil hanno promosso per oggi pomeriggio alle 16.30 un sit-in davanti al Senato, con concentramento in piazza Vidoni. Il presidio ha ottenuto l’adesione di un’ampia rete di organizzazioni, che rendono bene l’estensione del provvedimento e l’importanza della posta in gioco. Hanno aderito fra le altre Anpi, Arci, Legambiente, Libera, Rete dei numeri pari, Antigone, Libertà e giustizia, Forum droghe, Sunia, Unione inquilini, Conferenza permanente per la salute mentale, Sbilanciamoci, Auser, Forum Disuguaglianze e Diversità, Associazione nazionale giuristi democratici, Articolo21, S.O.S. Sanità, La Società della Ragione, Un Ponte Per, Magistratura Democratica, Udu, Unasam, Pax Christi, Coordinamento Nazionale per la salute mentale, Greepeace e Wwf.
Il governo Meloni ha la precisa responsabilità di essersi incamminato su un pericoloso crinale. Il Parlamento ha ancora l’occasione di ascoltare la Società civile per evitare di cadere nel precipizio.
fonte: https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/allarme-democratico/