DOSSIER NATURA, AMBIENTI E SALUTE: l’aggiornamento DORS

Da aprile 2022 questa pagina (ndr DORS) raccoglie risorse gratuite e autorevoli, pubblicate negli ultimi sei anni, sul tema natura e contesti di vita, così attuale e importante, descrivendo quanto oggi è noto rispetto ai benefici che derivano dalla presenza e accessibilità di spazi verdi e blu per la salute intesa come prevenzione, promozione della salute e del ben-essere e come cura, per la salute mentale, per gli stili di vita attivi, per l’equità e la salvaguardia dell’ambiente.

L’ambiente naturale è generalmente considerato un determinante sociale della salute, ma molto spesso esso non è il focus degli interventi sanitari, rappresentando in tal modo una “opportunità mancata” di promozione del ben-essere comunitario, soprattutto per i gruppi di popolazione con scarse risorse. Studi scientifici robusti dimostrano l’associazione tra esposizione e la fruizione di spazi verdi e blu urbani a una maggiore connessione con la natura e a un aumento di sensazioni di rigeneratività, con un focus principalmente su esperienze di tipo visivo o uditivo. Il termine “rigeneratività” (restoration) indica un processo di recupero delle risorse psicologiche e cognitive rispetto a delle condizioni di deficit antecedenti, e si basa su teorie quali la Stress Recovery Theory – SRT di Ulrich et al. (1991) e l’Attention Restoration Theory – ART di Kaplan (1995) (Hartig & Staats 2003).

Le risorse selezionate per il dossier sono accompagnate da una recensione sui contenuti salienti e da pagine web per approfondire. Le risorse sono periodicamente arricchite e, se necessario, aggiornate. Il dossier è organizzato in: prove di efficacia, policy e raccomandazioni, metodi e strumenti, approfondimenti, siti web tematici, pratiche promettenti e buone pratiche.

A settembre 2024 abbiamo aggiunto 17 recensioni e 1 aggiornamento nelle sezioni:

• prove di efficacia (6 recensioni)

• policy e raccomandazioni (1 recensione)

• metodi e strumenti (5 recensioni)

• approfondimenti (1 recensione)

• siti web tematici (1 recensione)

• pratiche promettenti (3 recensioni e 1 aggiornamento)

Le recensioni aggiunte sono precedute dalla voce – News; una di queste è stata aggiornata a settembre 2024: è preceduta dalla voce – Aggiornamento.

Prove di efficacia

News – Lungman T, et al. Cooling cities through urban green infrastructure: a health impact assessment of European citiesThe Lancet, 2023; Volume 401, Issue 10376, pp. 577-589

Nell’estate 2015 (dal I giugno al 31 agosto) è stata effettuata una valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute conseguente all’aumento delle “isole di calore urbano” (UHI – Urban Heat Islands) che ha coinvolto 93 città europee e adulti di 20 anni o età superiore. Per isola di calore urbano si intende un fenomeno che determina un microclima più caldo all’interno delle aree urbane rispetto alle campagne o alle aree rurali circostanti. Una grande area urbana è una zona che, rispetto a quelle circostanti caratterizzate da un maggiore sviluppo di copertura vegetativa del suolo, presenta una temperatura superficiale più elevata, a causa dell’alta densità di edifici e dell’elevata concentrazione di pavimentazioni e altre superfici che assorbono e trattengono il calore.
A partire da quei dati, uno studio ha elaborato delle stime circa la diminuzione delle temperature causata dall’aumento del 30% della copertura di vegetazione in ogni città, e il numero di morti evitabili come esito correlato (attraverso analisi statistiche mirate anche a rafforzare la robustezza delle stime).
I risultati dicono che l’aumento medio di temperatura, impattante sulla popolazione, dovuto all’effetto UHI, era di 1.5 gradi centigradi; e soprattutto, circa il 95% delle morti premature avvenute in estate era attribuibile agli effetti UHI. Inoltre, è stato anche stimato che un aumento del 30% della copertura vegetativa raffredderebbe le città in media di 0.4 gradi centigradi, con un probabile esito preventivo di una riduzione del 95% delle morti premature, le quali rappresentano l’1.84% di tutte le morti estive. Questi risultati dimostrano i deleteri effetti UHI sulla mortalità ed evidenziano i benefici per la salute derivanti dall’aumento della copertura verde negli ambienti urbani e il loro conseguente “raffrescamento”, grazie a cui le città diventerebbero maggiormente sostenibili e clima-resilienti.

News – Geary, Rebecca S et al. Ambient greenness, access to local green spaces, and subsequent mental health: a 10-year longitudinal dynamic panel study of 2·3 million adults in WalesThe Lancet Planetary Health, 2023, Volume 7, Issue 10, e809 – e818

La presenza e l’accessibilità di spazi verdi e blu riduce l’insorgenza di depressione e ansia: lo afferma uno studio longitudinale sulla popolazione gallese durato 10 anni, che ha analizzato l’effetto – nel tempo – sulla salute mentale della popolazione adulta dovuto al vivere in aree con spazi verdi e blu accessibili, con un’attenzione alle disuguaglianze di salute. E’ stata creata una coorte di quasi 20.000 persone adulte (età superiore ai 16 anni) residenti in Galles, a partire da un database sanitario elettronico, per il periodo dal 1 gennaio 2008 al 31 ottobre 2019. I dati estratti: presenza di “verde” domestico (Enhanced Vegetation Index), accesso alle aree verdi e blu (distanza dall’area più vicina), diagnosi di disturbi mentali comuni (depressione e ansia, in trattamento o no nell’anno precedente; o sintomi ansioso-depressivi di lunga data, in terapia negli 8 anni precedenti al 2000). Per ciascun partecipante sono state valutate le associazioni tra i disturbi mentali comuni e la stima dell’esposizione alle condizioni summenzionate, attraverso analisi statistiche stratificate per livelli di deprivazione.
I risultati hanno rilevato:
– una correlazione tra l’esposizione prolungata ad ambienti connotati da forte presenza di “verde” e la riduzione nel tempo dei tassi di insorgenza dei disturbi mentali comuni;
– un aumento di diagnosi di disturbi mentali comuni ogni 360 metri di distanza ulteriore da uno spazio verde o blu;
Inoltre, gli effetti positivi della presenza/accessibilità di aree verdi/blu sulla salute mentale erano maggiori per le persone in situazione di deprivazione.
Gli autori dello studio concludono che l’esposizione ad un ambiente con forte presenza di spazi verdi e blu riduce in maniera significativa il rischio di insorgenza di problemi mentali comuni, in particolare per coloro che vivono in comunità deprivate; e si augurano che i decisori politici e i progettisti/tecnici responsabili tengano conto di questi risultati e vadano incontro ai bisogni della popolazione.

Klompmaker JO, Laden F, Browning MHEM, et al. Associations of Greenness, Parks, and Blue Space With Neurodegenerative Disease Hospitalizations Among Older US AdultsJAMA Netw Open. 2022; 5(12):e2247664. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.47664

Un recente studio della Harvard Chan School of Public Health di Boston suggerisce come la vicinanza ad ambienti naturali possa avere un effetto positivo sui malati di Alzheimer e Parkinson, riducendone/rallentandone il peggioramento. Gli autori hanno preso spunto da precedenti studi che indagavano l’associazione tra l’indice di vegetazione (greenness o, in gergo tecnico, Normalized Difference Vegetation Index – NDVI, indica «la copertura vegetale rilevata da satellite»), la presenza di spazi verdi e blu (i corsi d’acqua o la vicinanza a mare e laghi) e il rischio di ammalarsi, i cui risultati evidenziavano come passare del tempo all’aperto contribuisse a ridurre lo stress, favorire la socializzazione, l’attività fisica, ridurre l’esposizione agli inquinanti e il rischio di depressione, e promuovesse più o meno direttamente una serie di comportamenti associati a benefici di salute. Nello studio vengono anche citate alcune ricerche che evidenziavano un effetto protettivo degli ambienti naturali contro il rischio di ictus e il declino cognitivo: gli autori hanno pertanto ampliato il campo di indagine per verificare se i benefici si estendessero a specifiche malattie neurodegenerative, analizzando i dati di oltre 60 milioni di americani ricoverati per Alzheimer e altre demenze o Parkinson, incrociandoli con  il livello di esposizione a zone verdi, parchi e aree blu, e osservando che vivere in aree con un maggior indice di vegetazione si associa a un minor rischio di ricovero per Alzheimer e demenze, mentre per le persone affette da Parkinson l’associazione riguarda tutte le «fonti» naturali (aree verdi, parchi e aree blu). Anche tenendo in conto il ruolo degli inquinanti, le associazioni si mantenevano, sebbene attenuate.

Sprague NL, Bancalari P, Karim W, Siddiq S. Growing up green: a systematic review of the influence of greenspace on youth development and health outcomesJ Expo Sci Environ Epidemiol. 2022 Sep;32(5):660-681. doi: 10.1038/s41370-022-00445-6. Epub 2022 May 25. PMID: 35614136; PMCID: PMC9482936

Vivere e crescere in luoghi che offrono tanto verde giova allo sviluppo di bambini e adolescenti. Eppure negli anni il rapporto giovani natura ha subito un netto declino. E’ stato addirittura coniato un termine nature deficit disorder, disturbo da deficit di natura, che si pensa abbia contribuito a numerosi altri disordini fisici, sociali ed emotivi. La revisione sistematica Sprague pubblicata nel 2022 su una rivista del gruppo editoriale Nature, Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology, ha preso in esame solo studi longitudinali, che hanno misurato l’associazione tra essere esposti a spazi verdi e i vari risultati relativi allo sviluppo, in un periodo di tempo che si estende da 2 a 18 anni di età dei bambini e adolescenti. Gli studi inclusi sono 28 e la loro qualità è stata valutata medio-alta,  con una checklist a 10 voci. Gli esiti relativi allo sviluppo giovanile sono stati classificati in 5 categorie: sviluppo cognitivo e del cervello, salute mentale e benessere, attenzione e comportamento, allergia e problemi  respiratori, obesità e sovrappeso. Complessivamente il 79% degli studi suggerisce che esiste un’associazione positiva tra spazi verdi e migliore sviluppo giovanile e questo vale in particolare per le categorie salute mentale e benessere e attenzione e comportamento, mentre per le altre categorie i risultati sono misti e meno coerenti. La netta maggioranza degli studi è stata condotta nei ricchi paesi di Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Canada, e probabilmente (perché non ci sono dati demografici su etnia e minoranze) riguarda innanzitutto la popolazione bianca. Questo limita la possibilità di generalizzare i risultati e solleva un problema di equità, essendo documentato che le minoranze etniche hanno meno accesso alle aree verdi e perciò meno probabilità di beneficiare degli effetti salutari. Diventa pertanto prioritario intervenire con misure infrastrutturali e sull’ambiente, per garantire a tutti i bambini e adolescenti la possibilità di accedere ad aree verdi e goderne i vantaggi.

Vella-Brodrick, D.A., Gilowska, K. Effects of Nature (Greenspace) on Cognitive Functioning in School Children and Adolescents: a Systematic ReviewEduc Psychol Rev, OPEN ACCESS, 2022

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Fonte DORS – di Paola Capra, Luisa Dettoni, Rita Longo, Alessandra Suglia, Claudio Tortone

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