Ma la pacificazione fiscale è un condono. O no ? di Lorenzo Borga

Il fisco della Lega

Negli ultimi giorni, sullo sfondo del tentativo di accordo di governo tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, si torna a discutere di temi antichi. Complice anche la pubblicazione di interviste (questa ad Armando Siri, in particolare) e di bozze di accordo sugli impegni tra Lega e Movimento 5 stelle, è nato un caso che ha diviso la politica: la “pacificazione fiscale” proposta dal Carroccio è indicata da molti come l’ennesimo condono (per esempio da Maurizio Martina, su Twitter).

Armando Siri, ideatore della flat tax alla Salvini, nell’intervista citata ha infatti proposto di introdurre una aliquota agevolata dal 25 fino al 6 per cento sui debiti dovuti al fisco, per regolare le posizioni aperte di famiglie, commercianti e imprese. Da qui il polverone, replicato anche a Non è l’Arena su La7, nella puntata di domenica sera, durante uno scambio tra Nicola Molteni (Lega, molto vicino a Salvini e presidente della commissione parlamentare straordinaria) e Alessia Morani (dirigente del Pd).

Molteni: “Noi abbiamo fatto una proposta, che è la cosiddetta pacificazione fiscale”.

Morani: “Un condono”.

Molteni: “Non è un condono, non è assolutamente un condono, né tanto meno una sanatoria”.

Morani: “Si chiama condono, chiamalo come si conosce. […] Volete premiare gli evasori fiscali: ecco il governo del cambiamento. […] L’ha detto il senatore Siri”.

La proposta della Lega è o meno un condono? Verifichiamo le parole di Molteni.

Cosa è la pacificazione fiscale

La proposta non è nuova. La si ritrova nel programma elettorale della Lega, tra i primi punti (pagine 3 e 4): l’obiettivo è recuperare circa 60 miliardi di euro in un paio di anni, applicando aliquote minime (dal 6 al 25 per cento) sulle pendenze nei confronti del fisco che sono ritenute riscuotibili. Un obiettivo ottimistico ma in linea con un quanto analizzato su questo sito in un fact-checking di alcuni mesi fa. Infatti, dei 1.058 miliardi di euro di crediti verso la ex Equitalia – oggi Agenzia delle entrate Riscossioni – la Lega ne ritiene esigibili almeno 650. Ernesto Maria Ruffini, ex amministratore delegato di Equitalia e ora direttore dell’Agenzia delle entrate, in un’audizione parlamentare di febbraio 2016 aveva invece quantificato le “posizioni effettivamente lavorabili” in soli 51 miliardi, il 5 per cento del totale (il restante è stato annullato, oppure è dovuto da soggetti falliti, deceduti o nullatenenti). Tuttavia, allora non si era prospettato uno strumento come quello proposto dalla Lega, decisamente allettante per sanare posizioni in debito.

L’idea leghista si applicherebbe sull’intero debito: somme dovute, interessi e sanzioni di mora. Un taglio generalizzato sui debiti, che invece prevedrebbe dei requisiti di accesso sulla base delle caratteristiche del contribuente. La proposta contiene infatti un tetto massimo di 200mila euro di debiti, sopra il quale lo sconto non sarebbe più applicabile per evitare un “regalo agli evasori”. In questo modo, tuttavia, verrebbero esclusi buona parte dei debitori: le cartelle dal valore maggiore a 100mila euro sarebbero il 53 per cento. Così si metterebbe a rischio l’obiettivo, già ottimistico, di raggiungere 60 miliardi di extra gettito una tantum. Da nuove indiscrezioni giornalistiche sul contratto di governo tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, la proposta è stata resa meno specifica ed è stato esclusa ogni “finalità condonistica”. Novità ancora in forma di bozza e non definitive, ma che appaiono contradditorie se la proposta rimarrà quella ideata in precedenza.

Ennesimo condono?

Le definizioni sono generali: il condono è un provvedimento eccezionale e transitorio che prevede un’amnistia fiscale volta a risolvere e ridurre le pendenze tra i contribuenti e il fisco. Alla lettera dunque la proposta della Lega, che intende ridurre fino al 94 per cento i debiti degli evasori, rientra pienamente nella definizione. Ma non è la sola: ad esempio, il provvedimento della precedente legislatura di rottamazione delle cartelle Equitalia, volto a eliminare unicamente i pagamenti accessori (come interessi e sanzioni di mora) e garantire quello dei mancati versamenti, è stato ritenuto ugualmente un condono, anche se di minori dimensioni e con condizioni meno favorevoli per l’evasore rispetto alla proposta leghista. Per comprenderne le diverse dimensioni, possiamo confrontare i gettiti previsti. L’aggiornamento del Def del 2017 (pagina 65) prevedeva per la rottamazione Equitalia un gettito una tantum di 5,9 miliardi in tre anni; la proposta della Lega invece prefigura un gettito dieci volte più alto: 60 miliardi in soli due anni.

Non è una novità in Italia: nel 2002, il condono si perfezionava mediante il versamento di un importo pari al 25 per cento di tutte le somme inclusi i tributi, le sanzioni e gli interessi, ma esclusi gli interessi di mora, che erano interamente annullati. La legge di stabilità per il 2013 aveva disposto l’annullamento automatico delle somme iscritte a ruolo fino al 1999, per un importo massimo di euro 2mila. L’anno dopo si era disposto la possibilità di definire i carichi fiscali pendenti senza versare i soli interessi di mora (e quelli per ritardata iscrizione a ruolo), ma pagando interamente sanzioni e tributi.

 Il verdetto

Sulla base delle informazioni disponibili oggi, la proposta di Matteo Salvini può tranquillamente essere definita un condono fiscale. Per ampiezza dello sconto promesso, per le condizioni altamente vantaggiose, per l’eccezionalità e transitorietà del provvedimento. La dichiarazione di Molteni è dunque FALSA: un nuovo condono è alle porte.

Fonte: Lavoce.info

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