Le Olimpiadi hanno mostrato un’Italia a colori che dispiace ai razzisti, e hanno fatto esplodere il nodo della cittadinanza negata. Il caldo di agosto può spiegare il dibattito surreale che si è sviluppato tra finte proposte e prove di accordi trasversali fasulli. Dopo che la commedia di Tajani si è risolta in una farsa, è proprio il caso di rimettere in ordine le questioni per trovare una soluzione umana e senza discriminazioni. Soprattutto senza mettere in conflitto assurdo figlie e figli con le madri e i padri, minori contro adulti. Nessuno chiede di nascere e tantomeno in quale Paese. Per molti esseri umani non esistono problemi; quando la globalizzazione era di là da venire, si auspicava l’obiettivo di essere cittadini del mondo.
Ora le guerre e la fame, le persecuzioni contro le donne, le aggressioni ai diritti umani e contro le minoranze etniche, hanno provocato migrazioni epocali dal Sud del mondo al Nord ricco che soffre di calo demografico. Lo ius scholae, rappresenta una perfetta truffa delle etichette, infatti già i bambini stranieri frequentano le scuole e sono tanti perché per fortuna l’obbligo scolastico vale per tutti; addirittura sono previste le quote per tutelare l’italianità. La scuola dell’obbligo è un diritto e un dovere (che fa capo ai genitori) e per questo lo Stato persegue l’abbandono scolastico e opera per impedire la dispersione scolastica.
Evocare il cosiddetto ius soli, cioè il dare automaticamente la cittadinanza a chi nasce in Italia, evita di affrontare la sorte di oltre due milioni di persone extracomunitarie con regolare permesso di soggiorno che la legge 91 del 1992 ha penalizzato portando da cinque a dieci anni la permanenza per fare domanda di concessione della cittadinanza che si trasmette ai figli minori conviventi. Ovviamente la richiesta è volontaria, anche perché alcuni Stati prevedono la perdita della cittadinanza nel caso se ne acquisisca un’altra. Il 4 settembre è stato presentato in Cassazione il referendum che cambierà radicalmente la situazione, riportando il requisito a cinque anni, come nella maggior parte dei Paesi dell’Unione europea.
Purtroppo il referendum non può cambiare la natura di acquisizione della cittadinanza, che rimane una concessione e non un diritto in presenza delle condizioni richieste. È un meccanismo di difesa che andrà affrontato e superato con un confronto di idee e di cultura. Le resistenze saranno forti perché la paura inconfessata è determinata da una platea di nuovi elettori liberi e motivati.
Il comitato promotore è composto da +Europa, da tre soggetti di nuove generazioni di italiani, Conngi, Italiani senza cittadinanza, Idem Network, dalle associazioni Cnca, La Società della Ragione, A Buon Diritto, e da Emma Bonino, Pippo Civati, Gianfranco Schiavone, Paolo Bonetti, Grazia Zuffa, Mauro Palma, Stefano Anastasia, Ivan Novelli e Luigi Manconi, don Luigi Ciotti.
Si tratta di una sfida contro il tempo, infatti bisogna raccogliere 500.000 adesioni entro il 30 settembre. Occorre un impegno della società civile e dei partiti dell’opposizione come segno di intelligenza politica e di generosità. Cosi la prossima primavera referendaria avrà il segno di uno scontro g: aperto sul rispetto della dignità e dei diritti umani e sociali, sulla difesa della democrazia e della Costituzione. In tempi torbidi una luce si può accendere.