Crescita Covid tra varianti e imprudenze. di Cesare Cislaghi

Dopo settimane di disattenzioni, adesso 12 luglio 2024, tutti i media si sono accorti che i contagi da virus SARS-CoV-2 stanno aumentando, ma molti parlano ancora solo di una crescita «lieve», e anche il monitoraggio del Ministero definisce lieve l’aumento delle notifiche di contagi della settimana da 3.855 a 5.503! 

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Ma se voi a fine aprile aveste investito centomila euro in borsa e a fine luglio ve ne trovaste cinquecento mila, direste di aver avuto un “lieve” aumento? Certamente no, ma allora perché su quasi tutti i media la crescita in due mesi del Covid da cento a più di settecento casi notificati al giorno viene definita “lieve”? Se per lieve si intende solo il numero assoluto, è vero che l’ondata è solo all’inizio, ma ciò che in prospettiva più conta è il tasso di crescita e se non si farà nulla per contrastarla anche i numeri assoluti perderanno la loro attuale «lievità» E poi non solo si parla di lieve crescita, ma la si attribuisce quasi esclusivamente alla variante, la nuova famigerata KP3.  Avranno anche ragione i virologi a dar sempre, e quasi solo, la colpa alle nuove varianti, ma loro studiano il micro e non considerano a sufficienza il macro, cioè le dinamiche della popolazione. Eliminare l’obbligo dell’isolamento volontario è stato come voler aiutare il virus. Non c’è vero contrasto tra obbligatorietà e volontarietà perché non contagiare il prossimo deve essere per tutti un obbligo come il non rubare, in questo caso non rubare salute, e deve essere vissuto come obbligo anche se non si prevede alcuna forma di coercizione. È da garantire di più la libertà del contagiato nel fare quel che vuole o la libertà degli altri nel non venir contagiati a loro insaputa? È il ricorrente problema della priorità tra l’io e il noi.

Ma vediamo com’è la situazione delle notifiche di contagi sino al 10 luglio 2024, sapendo peraltro che i dati forniti dal Ministero sicuramente sottostimano la reale circolazione attuale del virus.

Martedì 9 luglio i contagi notificati sono stati 1.438 ed era dal 16 gennaio che non ne vanivano notificati altrettanti.

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Nella settimana del 4 al 10 luglio sono stati notificati 5.503 contagi rispetto ai 3.855 della settimana precedente, cioè un incremento settimanale del 43%.

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La prevalenza di ricoverati positivi di mercoledì 10 luglio era di 1.049 pazienti contro gli 883 del mercoledì 3 luglio, cioè un incremento settimanale del 19%, che sorprendentemente il Ministero definisce “sostanzialmente stabili”. I decessi dal 4 al 10 luglio sono stati 33 mentre nella settimana precedente erano stati 18 cioè l’83% in più.

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Difficile considerare ancora lievi questi incrementi sia del numero di contagi, sia del numero di ricoverati e soprattutto del numero di deceduti, e questa crescita non può non far riflettere sull’opportunità di definire ormai banale le infezioni da Sars-Cov-2.

Ci si deve chiedere se i casi notificati corrispondano realmente ai casi dei contagi effettivi o li sottostimino gravemente. Infatti, non solo da sempre una quota dei contagi non ha sintomi riconoscibili, ma anche quando lo sono spesso oggi non si ritiene necessario avere una diagnosi precisa. Nei casi poi in cui invece si sia arrivati alla diagnosi con un test autosomministrato, molto spesso non lo si notifica alle ASL. I dati in ambito ospedaliero sono invece probabilmente più vicini al vero seppur ormai non viene fatto un test per il Covid a tutti i ricoverati al loro ingresso, ma possiamo comunque ritenere «vero» il dato di prevalenza ospedaliera che il 10 luglio, ultimo dato disponibile, era di 1.049.

Il rapporto tra incidenza generale rilevata e prevalenza ospedaliera nell’estate scorsa, tra giugno e settembre 2023, è stata sufficientemente stabile con una correlazione dell’83% e la media del periodo è stata di 5,61 nuovi contagi giornalieri ogni ricoverato positivo.

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Applicando questo rapporto agli attuali ricoverati, si potrebbe stimare un’incidenza giornaliera odierna di 5.885 persone, cioè 7,5 volte superiore alla media giornaliera pubblicata che è invece di 786, il che significherebbe che vengono registrati solo il 13% dei casi diagnosticati o comunque diagnosticabili.

Se poi, sempre rifacendosi ai dati del 2023, si calcola il rapporto tra prevalenza ed incidenza dei contagi, e si applica questo rapporto alla stima dell’incidenza precedentemente ottenuta, si otterrebbe una stima odierna della prevalenza pari a 150.000 positivi. Questo dato probabilmente è sovrastimato perché nel 2023 si considerava prevalente un contagiato sino al giorno della notifica della sua negativizzazione, risultando così la durata della positività di 30 giorni. Riportando la durata a 15 giorni, la prevalenza di positivi sarebbe comunque oggi di 75.000 persone, cioè più di un positivo ogni mille italiani, e se anche la durata fosse solo di sette giorni la prevalenza supererebbe i 35.000 positivi, cioè uno ogni duemila persone.

Se confrontiamo poi gli andamenti relativi dei contagi delle estati precedenti, cioè le medie mobilio giornaliere divise per la media del quadrimestre giugno-settembre vediamo che nel 2020 e nel 2023 giugno e luglio hanno avuto pochi contagi aumentati invece da metà agosto.

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Nel 2021 invece c’è stata una ondata iniziata a luglio ed esauritasi a fine settembre. quella del 2022 invece è stata l’estate con più contagi, più di quarantamila la media giornaliera del quadrimestre e con una ondata molto importante con un picco a metà luglio.

L’andamento di questa estate 2024 ha un numero di contagi notificati certamente molto inferiore a quella del 2022, di circa un decimo ipotizzando che i contagi notificati siano solo il 13% dei contagi reali come prima si è stimato, ma la crescita è simile e a differenza del 2022 non sembra che l’ondata del 2024 sia ancora prossima a raggiungere il suo picco.

Quindi possiamo cercare di dare una risposta al titolo di questo testo. Non pensiamo che tutte le ondate di questi anni possano esser dovute semplicemente e totalmente alle nuove e molteplici varianti del virus. Crediamo invece che sia intervenuta molto spesso una serie di imprudenze da parte della popolazione come, ad esempio nell’estate del 2020 fu la riapertura in agosto delle discoteche. Quello che vediamo, ad esempio, oggi al Tour de France in cui la mancanza di attenzione sta portando al ritiro diversi corridori ci pare proprio il frutto dell’imprudenza di lasciar rimanere nel gruppo anche dei corridori positivi. Quindi non possiamo non ritenere che sia imprescindibile rispettare l’isolamento dei contagiati, e se il Governo ha voluto abrogarne l’obbligo non possiamo però non insistere nel chiedere ai positivi di avere il meno possibile di rapporti interpersonali evitando così di diventare complici seppur involontari dell’attività del virus.

fonte: https://epiprev.it/blog/made-in-blog/crescita-covid-tra-varianti-e-imprudenze

Cesare Cislaghi: Epi-economista

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