L’Italia dibatte sul linguaggio utilizzato dal Presidente del Consiglio Meloni nel suo incontro col Presidente della Regione Campania De Luca, ma gli italiani in tema di sanità non si debbono preoccupare di come il Presidente del Consiglio dice le cose, ma si debbono preoccupare delle cose che dice. Sabato su Qs abbiamo trovato delle sue dichiarazioni virgolettate sulle liste di attesa che ci fanno capire bene quanto il Presidente poco ne sappia e quanto faccia finta di saperne su un tema così sentito.
Riporto quelle affermazioni per poi commentarle. Prima citazione: “questo è il Governo che ha messo più soldi sulla sanità nella storia repubblicana, sono numeri, non sono opinioni e ha legato quelle risorse alla soluzione di due problemi che nessuno aveva affrontato cioè l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e di personale sanitario”. Seconda citazione: “E nella proposta ci saranno anche soluzioni per effettuare le visite, le prestazioni sanitarie, che si faranno anche di sabato e di domenica, abolire il tetto di spesa per le assunzioni dei medici, coinvolgere di più gli specializzandi, sanzionare quei dirigenti sanitari che non dovessero rispettare gli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa e premiandoli se invece lo faranno”. Terza citazione: “Vogliamo aiutare le Regioni che hanno la competenza sulla sanità sulle liste d’attesa, dando gli strumenti più efficaci per abbattere i tempi”.
Isoliamo da queste frasi tre affermazioni meritevoli di un particolare commento: quello Meloni sarebbe il primo Governo ad affrontare le liste di attesa, nel Decreto o quel che sarà ci saranno soluzioni nuove (apertura anche nei fine settimana, maggiore coinvolgimento degli specializzandi, abolizione del tetto di spesa per i medici, maggiore coinvolgimento degli specializzandi, un sistema di premi e punizioni) ed è previsto un maggior supporto alle Regioni. Premettiamo al commento di queste affermazioni che pensare di risolvere oggi con un Decreto Legge o addirittura una Legge un problema di sistema come le liste di attesa e parlare di queste ultime senza citare quelle per le prestazioni chirurgiche e quelle per le prestazioni territoriali critiche, come quelle dell’area della salute mentale e della residenzialità di tutti i tipi, sono già segni di una mancanza di conoscenza che suggerirebbe una pausa di studio e riflessione.
Il Governo Meloni non è primo, ma buon ultimo nell’elenco dei Governi che si è occupato di liste di attesa. La prima normativa risale alla Legge 23 dicembre 1994 , n. 724, cui hanno fatto seguito tra l’altro tre Piani Nazionali triennali di contenimento o governo delle liste di attesa (2006-2008, 2010-2012 e 2019-2021).
Le soluzioni “nuove” di cui parla il Presidente Meloni o sono vecchie, anzi vecchissime (come quella sulla apertura nei fine settimana), o sono vecchie e discutibili (come il maggiore ricorso agli specializzandi già fortemente criticato dalla CIMO nell’agosto del 2020), o sono vecchie e illogiche nella loro formulazione (come la riduzione del tetto di spesa solo per i medici) o sono assurde, provocatorie e autolesioniste (come la introduzione di un generico sistema di premi e punizioni).
Quanto agli strumenti più efficaci alle Regioni, il problema non è dare alle Regioni più strumenti, ma più risorse e soprattutto più controlli, questi ultimi specie quando a governarle da poco è il centrodestra. Io tormento e continuerò a tormentare il Direttore di Qs con reportage dalle Marche, modello di Regione virtuosa per il Presidente del Consiglio, in cui i fondi pubblici compresi quelli europei finanziano una sanità governata quasi esclusivamente in funzione del consenso elettorale. Il che si traduce in una dispersione della offerta concausa importante delle liste di attesa, specie quelle di area chirurgica, compresa quella oncologica.
Ma accanto alle affermazioni da evitare nell’intervento del Presidente Meloni ci sono vuoti altrettanto, se non più, colpevoli e imbarazzanti: nessun riferimento alla necessità di aver una medicina generale in grado di governare la domanda e di effettuare una serie di accertamenti di primo livello, nessun riferimento alla necessità di togliere dai CUP tutte le prestazioni di controllo e monitoraggio da gestirsi con percorsi di presa in carico supportati dalla telemedicina, nessun riferimento all’effetto disastroso di libera professione e crescita del privato sulle prescrizioni indotte e nessun riferimento alla possibilità di ottenere benefici dalla applicazione dei DM 70 e 77 di cui ormai Governo e Ministro si sono dimenticati.
Le liste di attesa sono un problema complesso che non si comprime per forza di misure straordinarie e improvvisate, sono un problema con cui un sistema sanitario maturo deve imparare a convivere adattando di continuo le misure necessarie per governarlo. Ma la sanità populista non è all’altezza della complessità del problema e ama slogan e misure a effetto, come tali inutili quando non dannose.
Claudio Maria Maffei – Coordinatore Tavolo Salute Pd Marche
fonte: Lettere al Direttore QS