Esportare i migranti. Il caso Albania. di Chiara Milani

In una terribile cornice di morti, di sopraffazioni, di negazione dei diritti umani nei confronti dei migranti si inserisce l’accordo Italia-Albania che prevede la costruzione di 2 centri di detenzione sul territorio albanese destinati a migranti portati in Albania dopo il salvataggio in mare in acque italiane da parte dell’Italia. Un accordo condannato da Amnesty International come “illegale e non attuabile”.


  • 8565 è il numero totale di persone morte o disperse su tutte le rotte migratorie a livello mondiale nel 2023, che si attesta come l’anno più letale mai registrato con un aumento del 20% rispetto al 2022 e superando il precedente primato del 2016, quando il numero si era attestato sulle 8084 (fonte: Agenzia Nazioni Unite per le migrazioni (1).
  • La rotta mediterranea continua ad essere la più mortale per i migranti, con almeno 3129 morti e dispersi, nel 2023 – il dato più elevato dal 2017 (1), registrando un numero totale di 23092 dal 2014 (2).
  • Quasi 100 sono le persone morte o scomparse nel Mediterraneo nel mese di gennaio 2024, più del doppio di quanto registrato l’anno precedente nel medesimo periodo. 3041 è invece il numero relativo all’intero 2023, un numero significativamente più alto rispetto ai 2411 del 2022, secondo quanto registrato dal progetto Migranti scomparsi di IOM (3). Il numero complessivo dal 2014 è di 29311 (4).
  • 28609 sono coloro che sono state respinte e hanno subito violazioni dei diritti umani alle frontiere europee nel 2023, di cui 8400 negli ultimi 4 mesi – registra l’ultimo rapporto del Network Prab (Protecting Right at Borders), dal titolo “Respinti alle Frontiere dell’Europa: una crisi continuamente ignorata” (5).

Tanti numeri, solo alcuni, dietro ognuno una vita umana. In questo teatro di morte e disperazione, in cui le istituzioni ricorrono sistematicamente a metodi disumani e violenti, nel mentre questo post era in fase di scrittura, il Parlamento europeo ha approvato il Patto sull’immigrazione e l’asilo, istituzionalizzando l’approccio “Europa Fortezza” (6). Infatti, tale accordo si iscrive in una lunga la lista di misure di esternalizzazioni o di “estensione” dei confini, una politica precisa volta ad impedire ai migranti di avvicinarci ai confini europei e rappresentata da prassi ormai consolidate di respingimento, in cui pacchetti di aiuti finanziari sono forniti dall’unione in cambio di misure per il rafforzamento delle frontiere, operazioni di ricerca e soccorso in mare e misure anti-traffico. Di seguito sono elencate solo le più recenti:

  • L’accordo con la Tunisia dello scorso 16 luglio 2023 a cui son seguite da un lato deportazioni verso i confini desertici con Algeria e Libia, causa di ulteriori violenze e morte, dall’altro un aumento del numero di arrivi sulle coste italiane (7).
  • Un accordo di 210 milioni tra Unione europea, Spagna e Mauritania per fermare le migrazioni lungo la rotta Canaria. La Mauritania è infatti un paese sempre più attraente per raggiungere l’Europa probabilmente come conseguenza del rafforzamento delle misure contro le migrazioni nei paesi confinanti (8) (9).
  • Violenze, brutalità (percosse, perquisizioni corporali e il rimpatrio forzato in mare) e respingimenti ad opera della Guardia costiera greca e di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) (10).
  • La recente approvazione da parte del Parlamento inglese della legge sul trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda, nonostante molte critiche e perplessità e già giudicata illegale dalla Corte Suprema britannica nel novembre 2023 (11).
  • È inoltre in fase di negoziazione un accordo con il Libano per fermare l’arrivo di migranti – soprattutto siriani – a Cipro e quindi giungere poi in Europa (12).
  • In ultimo, non per importanza, il patto tra Unione Europea ed Egitto, siglato il 17 marzo nell’ambito di un partenariato globale (13).

In questo elenco, che appunto delinea un disegno “di sistema”, si inserisce l’accordo Italia-Albania. È infatti di qualche settimana fa l’ufficializzazione della possibilità per migliaia di migranti salvati dall’Italia di essere mandati in Albania a seguito della ratifica di un accordo tra i due paesi da parte del Senato italiano che ha fatto seguito all’approvazione da parte della Camera dei deputati dello scorso gennaio. Quasi contemporaneamente il 22 febbraio era avvenuta anche l’approvazione da parte del parlamento albanese (14) dopo che a fine gennaio, il presidente della Corte Costituzionale albanese Holte Lacaj si era pronunciato affermando che “l’accordo è in linea con la costituzione” in risposta a trenta parlamentari avevano tentato di bloccarlo chiedendo un parere alla Corte (15). La misura trova il sostegno della presidente delle Commissione Europea Ursula von der Leyen (16). Nel frattempo, circa un mese fa (precisamente il 21 marzo), la prefettura di Roma ha pubblicato il bando per la gestione di tre centri per migranti in Albania che il governo vorrebbe fossero operativi entro il 20 maggio 2024.

L’accordo rappresenta il primo caso in cui un Paese non appartenente all’Unione Europea accetta migranti per conto di un membro UE

Andando oltre gli step che hanno condotto all’approvazione, in cosa consiste l’accordo?

Prevede la costruzione di 2 centri di detenzione sul territorio albanese destinati a migranti portati in Albania dopo il salvataggio in mare in acque italiane da parte dell’Italia. I migranti aspetteranno in un ex porto della marina militare albanese a Shengjin, sulla costa settentrionale dell’Adriatico, mentre le loro domande di asilo italiane vengono esaminate. Da lì, i saranno condotti nell’entroterra a Gjader, ospitati e assistiti da uno staff di personale italiano (17). Ha una durata di cinque anni, prevedendo che l’Albania possa accogliere fino a 3000 migranti alla volta, per un totale di 36mila persone all’anno. L’Italia rimarrebbe legalmente responsabile delle persone per tutta la durata del processo di richiesta di asilo e organizzerebbe la loro espulsione dall’Albania nel caso in cui venisse loro rifiutata la protezione internazionale (16). Tra 650 e 750 milioni di euro in cinque anni è il costo a carico del governo italiano stimato per la costruzione dei centri e delle infrastrutture per il funzionamento dei centri (14).

Tuttavia – non è difficile capirlo – questo accordo secondo le ong internazionali e di tutela dei diritti umani pone criticità e comporta il rischio violazioni gravi dei diritti umani, l’International rescue Committee lo ha definito “disumanizzante” e “colpisce ulteriormente il principio di solidarietà dell’UE”.

A questo proposito, Susanna Zanfrini, IRC Italy Country Director, afferma:

Il piano del governo italiano per la costruzione di centri di accoglienza per richiedenti asilo in Albania testimonia la sua sproporzionata attenzione a impedire l’arrivo di persone nell’UE, piuttosto che a creare vie sicure e legali per chi cerca rifugio. Grandi interrogativi incombono sull’applicazione della giurisdizione italiana in Albania, poiché rimane poco chiaro come le persone in movimento possano accedere all’asilo ed esercitare i loro diritti fondamentali in un territorio non comunitario” e ancora: “Mentre sono urgentemente necessari sforzi congiunti a livello paneuropeo per una politica migratoria più umana, l’Italia può scegliere di dare l’esempio, ampliando le ammissioni umanitarie per i rifugiati e istituendo canali legali per le persone in movimento. È tempo di spostare l’attenzione dai muri all’accoglienza. Chiudere le frontiere non dissuaderà le persone dal cercare sicurezza; al contrario, potrebbe costringerle a intraprendere percorsi ancora più pericolosi” (18).

Amnesty International l’ha condannata come “illegale e non attuabile. Più precisamente, spiega Matteo de Melis ricercatore di Amnesty International su migrazioni e asilo: “In base all’accordo, le persone rimarrebbero sulle navi diversi giorni prima di raggiungere l’Albania. Questa distorsione delle regole di ricerca e salvataggio è pericolosa, mette a rischio vite umane e colpisce persone che si trovano già in condizioni di vulnerabilità a causa delle circostanze dei viaggi, segnando un capitolo vergognoso per l’Italia. Le persone sbarcate in Albania e portate nei centri, compresi i richiedenti asilo, sarebbero automaticamente detenute, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi. Secondo il diritto internazionale, la detenzione automatica è intrinsecamente arbitraria e quindi illegale”.

Infatti, secondo il Principio di non respingimento, conosciuto a livello internazionale come non-refoulement, ai sensi dell’art.33 della Convenzione di Ginevra “a un rifugiato non può essere impedito l’ingresso sul territorio né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate per “razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinione politica”.

Come dicevamo all’inizio il recente accordo con l’Albania non è certo il solo, ma aggiunge un tassello ad un disegno di sistema di violenze e pratiche disumane sistematiche e di sostegno a regimi autoritari, che oltretutto non altera l’entità dei flussi migratori. Se sono i governi a detenere la responsabilità di definire le politiche restrittive e lesive per i diritti umani e di indurne e crearne la loro legittimazione, in nome di un bene superiore – la sicurezza dei confini, essi sono anche responsabili dell’impatto che tali politiche hanno sulla salute dei destinatari delle misure. Misure che, come altri diversi ordini di barriere, si frappongono alla reale fruizione della salute quale diritto umano fondamentale e in Italia garantito dalla Costituzione.

Ecco che appare importante ricordare quanto scritto da Iona Kickbutch:

“La salute è una scelta politica e la politica è una continua lotta per il potere tra interessi in competizione. Guardare alla salute attraverso la lente dei determinanti politici significa analizzare come le diverse costellazioni di potere, le istituzioni, i processi, gli interessi e le posizioni ideologiche influenzino la salute all’interno di diversi sistemi e culture politiche e a diversi livelli di governance” (19)

Chiara Milani, medica specialista in Igiene e Medicina Preventiva, Dipartimento di scienze della salute, Università degli studi di Firenze

Riferimenti

  1. https://www.iom.int/news/deadliest-year-record-migrants-nearly-8600-deaths-2023.
  2. https://news.un.org/en/story/2024/03/1147971#:~:text=So%20far%20in%202024%2C%20the,956%20registered%20since%201%20January
  3. https://www.mynrination.com/amp/story/africa/2024/02/05/migrant-deaths-in-mediterranean-double-in-early-2024-says-un
  4. https://missingmigrants.iom.int/region/mediterranean
  5. https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2024/02/PRAB-Report-September-to-December-2023-_-final.pdf
  6. https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/requiem-per-il-diritto-dasilo-in-europa-possiamo-ancora-evitarlo/
  7. https://www.neodemos.info/2023/09/26/immigrazione-gli-effetti-degli-accordi-con-la-tunisia/
  8. https://www.meltingpot.org/2024/03/la-mauritania-diventera-un-centro-di-accoglienza-per-i-migranti-espulsi-dalleuropa/
  9. https://www.aljazeera.com/opinions/2024/3/26/the-eu-mauritania-migration-deal-is-destined-to
  10. https://www.msf.org/asylum-seekers-greece-report-being-beaten-and-sent-back-sea
  11. https://www.bbc.com/news/uk-68841417
  12. https://www.infomigrants.net/en/post/56026/eu-mulls-lebanon-deal-to-prevent-irregular-migrants-from-reaching-cyprus
  13. https://it.euronews.com/my-europe/2024/03/18/il-paradosso-dellaccordo-fra-unione-europea-ed-egitto
  14. https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2024/02/22/albania-italia-accordo-migranti
  15. https://www.euronews.com/2024/01/29/albanias-constitutional-court-rules-that-migration-deal-with-italy-can-go-ahead-if-approve
  16. https://www.aljazeera.com/news/2024/2/22/albania-approves-contested-deal-to-hold-asylum-seekers-for-italy
  17. https://www.voanews.com/a/migrants-in-italy-could-end-up-in-albania-if-new-deal-passes-/7479010.html
  18. https://www.rescue.org/eu/press-release/irc-raises-concerns-over-new-italy-albania-migration-deal
  19. Kickbusch I. The political determinants of health–10 years on. BMJ. 2015;350:h81. Published 2015 Jan 8. doi:10.1136/bmj.h81
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