La Premier insiste quasi quotidianamente nell’affermare che il Governo ha incrementato come non mai la cifra del finanziamento del SSN, e a livello nominale sembrerebbe aver ragione in quanto dai 128,8 miliardi del 2023 si è passati ai 134,7 miliardi del 2024, ma l’incremento sta solo nei numeri e non nella sostanza!
Nella “Nota di aggiornamento al Def 2023 (deliberata dal CdM il 27 settembre 2023” viene riportata la seguente tabella:
da cui risulta che, rispetto al PIL, la spesa sanitaria pari al 6,7% nel 2022 passerà al 6,1% nel 2026, cioè una diminuzione relativa del 9% superiore alla diminuzione del totale delle spese correnti che risulta programmata all’8,5%.
Senza entrare negli aspetti più tecnici, si osservi solo che la spesa sanitaria risulta in aumento in quasi tutti i paesi avanzati, non solo in valore assoluto ma anche rispetto asl PIL e questo per varie ragioni tra le quali lo sviluppo delle tecnologie mediche, l’invecchiamento della popolazione, nonché la maggiore inflazione dei prezzi in Sanità rispetto agli altri settori economici.
Insomma, il Governo ipotizza la necessità di spendere meno per rientrare dal debito e per ridurre il carico fiscale, propositi meritevoli, ma a spese anche della sanità, e questo meritevole non è! Naturalmente le conseguenze saranno un aumento progressivo della spesa sanitaria a carico delle famiglie, e quindi sempre più una disequità tra chi potrà pagare e chi invece dovrà rinunciare a delle prestazioni come ahimè i dati Istat già da tempo documentano.
Ma basterebbe aumentare il finanziamento al SSN?
Per molti il problema sembra sia fondamentalmente solo un problema di mancanza di risorse economiche per far fronte ai costi del SSN. Probabilmente non è così, anche se sicuramente servono maggiori risorse, non c’è dubbio. Ma ci sono molti altri problemi da risolvere, e ne elenco alcuni: efficienza, appropriatezza, organizzazione, motivazione.
Efficienza: c’è da chiedersi perché ad esempio alcuni laboratori di analisi cliniche privati riescono ad aver buoni profitti pur erogando prestazioni in convenzione con il SSN a tariffe da questo stabilite. E’ allora evidente che, o le tariffe sono eccessive, o i costi delle analisi effettuate in ambito dei servizi del SSN sono maggiori de quelli in ambiti privati. Se il SSN fosse una azienda privata, e per fortuna non lo è, comunque una analisi dei loro costi di produzione porterebbe a chiudere molti punti di produzione.
Appropriatezza: siamo certi che tutto ciò che viene prescritto realmente serva? ed anche che non serve ciò che invece non viene prescritto. La ripetizione di esami, la prescrizione di farmaci nonché la durata di alcuni ricoveri è sempre appropriata? Il problema della medicina difensiva è stato più volte affrontato, ma è risolto? ed anche l’uso consumistico delle prescrizioni, pratica consolatoria più facile rispetto a reali approfondimenti clinici magari meno graditi dagli utenti?
Organizzazione: l’attuale organizzazione dei servizi è ancora attuale? la Medicina Generale come punto di riferimento unitario dell’assistenza funziona ancora? I percorsi tra MMG, Esami Specialistici, Visite Specialistiche, MMG, Ospedale … ecc. sono percorsi che funzionano? sia in senso organizzativo che in senso clinico? Le innovazioni come le Case di Comunità, o simili, sono soluzioni funzionanti? non occorre forse una revisione generale dell’organizzazione dei servizi che permetta dei percorsi più adeguati ed efficaci?
Motivazione: ma forse ciò che di più manca sono le motivazioni sia degli operatori sia degli utenti. Gli operatori sono sotto remunerati e spesso non valorizzati nella loro professionalità. Gli utenti sempre più sembrano preferire ciò che comprano con un prezzo rispetto a ciò che ricevono gratuitamente (anche se ovviamente finanziato dalle entrate fiscali). Insomma, sembra che non ci si creda più nel SSN e si preferiscano altre soluzioni per lo più su base assicurativa. Questa perdita di motivazione è la conseguenza peggiore della crisi del SSN e l’aspetto più difficile da invertire. Servirebbe un rilancio il grande stile di una riforma del SSN per ridare fiducia agli utenti e soddisfazioni agli operatori. Ma per far questo servirebbero nuove idee vincenti e soprattutto un Governo che ci creda realmente in un servizio sanitario nazionale universalistico, globale, che garantisca efficacie ed equità. Vorremmo essere ottimisti ma l’aria sembra di tutt’altro segno.
Allora che fare?
Attenzione che limitarsi a parlar male del SSN non si fa altro che favorire il gioco di chi lo vuole distruggere. Bisogna fare analisi puntuali individuando i motivi della crisi e proponendo soluzioni praticabili per risolverla. Bisogna rendersi conto che siamo in una fase di “paese povero” e dobbiamo trovare soluzioni compatibili con la scarsità delle risorse. Il pericolo vero dell’introduzione dell’autonomia differenziata è che il problema della povertà venga confinato nelle Regioni povere.
Ma si deve spiegare il più possibile alla popolazione quali sono i vantaggi di un SSN e i rischi di un sistema non universalismo su base assicurativa privata. Per i “potenti” che decidono probabilmente i rischi non ci sono, ma per la maggior parte della popolazione, proprio anche a causa della situazione non proprio economicamente florida, la sanità sarebbe ancora meno garantita. Facciamo capire che il sogno della sanità privata accogliente per tutti è solo un sogno impraticabile e conveniente solo per chi ne può trarre profitti.
E cerchiamo di coinvolgere gli operatori in un tentativo di rilancio dell’idea di sanità efficace equamente uguale per tutti. Sono gli operatori che innanzitutto devono crederci e devono essere sostenuti ed incentivati in tal senso, ridando a loro la dignità e la stima per quello che stanno facendo e che riusciranno ancor meglio a fare in futuro.
Ed anche rendiamo sempre più le scelte in politica sanitaria uno dei criteri principali per la scelta di chi vogliamo che ci governi.
fonte: https://epiprev.it/blog/come-sta-la-sanita/crisi-ssn-bastano-piu-risorse