Dal 1 gennaio 2024, il contributo richiesto agli studenti stranieri per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale è passato da 149,97 all’anno a 700 euro, che diventano 2000 € annui per la copertura di eventuali familiari a carico. Per chi soggiorna in Italia per un periodo superiore ai tre mesi e non rientri tra coloro che hanno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN, è fondamentale assicurarsi e avere così diritto alla scelta di un medico di medicina generale e a tutte le prestazioni erogate dal SSN sul territorio nazionale come per il cittadino italiano. A voler esser maliziosi, possiamo dedurne come anche nel nostro Paese si sia ritenuto strategico mettere a valore il processo di attrarre talenti dall’estero per il proseguimento degli studi negli atenei italiani.
Il ritorno economico è un argomento sempre efficace quando si vuole convincere della bontà di un investimento. Prendiamo l’internazionalizzazione dell’università: il mondo accademico non ha dubbi sullo “straordinario successo della europeizzazione della formazione superiore nell’UE”, così come sull’importanza della “coopetizione” che gli atenei attivano per vincere le sfide di una domanda sempre più globale e qualificata di istruzione.
In questa direzione vanno le Iniziative educative transnazionali (Tne) che permettono a università, a consorzi interuniversitari e fondazioni universitarie di consolidare collaborazioni anche pluriennali grazie a fondi del PNRR. È stato calcolato che un euro investito nella scuola (e nell’università) produca un ritorno di 7 volte superiore e, a voler esser maliziosi, possiamo dedurre come anche nel nostro Paese si sia ritenuto strategico mettere a valore il processo di attrarre talenti dall’estero per il proseguimento degli studi negli atenei italiani aumentando l’importo dell’iscrizione volontaria al Servizio sanitario nazionale di circa 5 volte quanto era stabilito fino all’anno solare 2023.
Legge di Bilancio 2024 e copertura sanitaria per gli studenti extra UE
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 30 dicembre 2023 sono state introdotte alcune modifiche all’articolo 34 del testo unico dell’immigrazione, con misure relative all’assistenza sanitaria e che riguardano, tra le diverse categorie, anche le persone straniere che vogliono proseguire i propri studi accademici nelle università italiane. Nello specifico, in questo testo di legge è stabilito che a partire dal 1 gennaio 2024 il contributo richiesto agli studenti stranieri (anche quelli in mobilità) per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale è passato da 149,97 € all’anno (solare) a 700 €, che diventano 2000 € annui per la copertura di eventuali familiari a carico. Per chi soggiorna in Italia per un periodo superiore ai tre mesi e non rientri tra coloro che hanno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN, è fondamentale assicurarsi e avere così diritto alla scelta di un medico di medicina generale e a tutte le prestazioni erogate dal SSN sul territorio nazionale come per il cittadino italiano.
In questo primo periodo non sono mancati i disguidi: se fino a prima della nuova legge era possibile pagare l’iscrizione volontaria tramite bollettino postale, da quest’anno è possibile solo tramite F24 e in diversi casi agli sportelli postali sono stati accettati pagamenti non più validi. Ancora, tra le difficoltà, evidenziano Cgil e Inca, con l’ulteriore proroga dell’entrata in vigore delle disposizioni previste dal decreto Semplifica Italia «resta ancora impossibile per i cittadini stranieri utilizzare autocertificazioni nelle procedure previste dal Testo Unico Immigrazione e dal suo regolamento di attuazione. Anche nel 2024, i cittadini stranieri dovranno continuare a presentare i certificati originali, per esempio quello degli esami sostenuti all’università, per rinnovare un permesso per motivi di studio».
La lettera al Governo, il dialogo non c’è
«Non riceviamo risposte da parte dei ministri dal tempo delle tende a Montecitorio», spiega Alessia Polisini, nell’esecutivo nazionale dell’Unione degli universitari (Udu) e delegata al Diritto allo studio. «Abbiamo scritto alla ministra per l’Università e la ricerca Anna Maria Bernini e al Ministro Schillaci: la scelta di aumentare il costo di accesso a un diritto fondamentale come quello alla salute non valorizza il mondo accademico e, con questa decisione di aumentare l’importo per l’iscrizione al Servizio Sanitario nazionale degli studenti internazionali, disincentivano l’internazionalizzazione delle università e scoraggiano di fatto la possibilità per studenti stranieri di proseguire il proprio percorso scegliendo la proposta degli atenei italiani. In una lettera inviata a gennaio e diretta anche al ministro della Salute Orazio Schillaci si tocca anche il tema del rincaro della sanzione, che oggi è prevista per un importo dai 100 ai 500 euro al mancato rispetto della norma. L’Unione degli Universitari sia all’interno dell’European Students Union (ESU) sia del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU) ha presentato una mozione mirando al ripristino dei costi precedenti e alla valutazione di politiche per la gratuità dell’assistenza sanitaria, affinché tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro provenienza, possano avere un accesso equo all’istruzione superiore e ai servizi sanitari, anche perché “la copertura del Ssn è sull’anno solare mentre le università hanno un calendario accademico che richiede pagamenti fino a 1400 euro per questa annualità”. Servono soluzioni che promuovano uguaglianza, internazionalizzazione, diritto allo studio e scambio di saperi nel contesto accademico italiano».
Come si sta provvedendo a informare gli studenti in questi mesi?
Elisa e Selma si occupano di “accoglienza” in più contesti: in ambito universitario svolgono presso un ateneo milanese una attività di orientamento per gli studenti stranieri che desiderano informazioni sui servizi disponibili in città, sui diritti e sugli obblighi, accompagnando i ragazzi nel completamento di pratiche burocratiche riguardanti anche la copertura sanitaria in Italia. Con l’associazione Naga di Milano, operano insieme ad altri 400 volontari per fornire assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri irregolari e non portando avanti attività di formazione e documentazione. Il servizio si rivolge anche a rom, sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.
«Innanzitutto lo scopo dell’associazione Naga è estinguersi, perché significherebbe che le istituzioni sono arrivate e rispondere in modo diretto alla gestione di tanti aspetti dell’immigrazione», spiegano. «Questa componente più attivista si affianca ai servizi direttamente erogati alla nostra utenza. A Milano esiste un canale tra Camera di Commercio, Comune e atenei per dare risposte attraverso sportelli dedicati. La questione dell’iscrizione volontaria al Servizio Sanitario Nazionale a questi nuovi importi è stata tra i temi da affrontare in quanto l’informazione non è stata tempestivamente comunicata dai referenti del Sistema Sanitario Nazionale a tutte le realtà coinvolte e soprattutto agli studenti già iscritti volontariamente al SSN che avrebbero in seguito potuto rinnovare l’iscrizione volontaria e, infine, dalle Poste che hanno continuato ad accettare bollettini quando la nuova norma già prevedeva il pagamento esclusivamente tramite F24».
Copertura sanitaria per studenti extra UE: l’alternativa delle polizze private
«Non avendo diritto a iscrizione obbligatoria al SSN, gli studenti rientrano tra quelle categorie che devono ricorrere, per risparmiare, a un’assicurazione privata, che però non garantisce gli stessi servizi, come per esempio avere un medico di base», continuano Selma ed Elisa. «Capita, di fatto, che i ragazzi si rivolgano agli sportelli universitari perché troppo complicato accedere a una visita medica anche per paura di quanto una visita in ospedale possa costare, cosa ovviamente impraticabile ma che rende l’idea di come questa nuova tariffazione possa generare un ulteriore rischio di aumento di studenti che sceglieranno forme più convenienti per la propria copertura sanitaria. In media queste polizze possono costare dai 135 e arrivare fino ai 600 euro a seconda del contratto, del Paese e dell’assicurazione. Dal nostro osservatorio vediamo come questi rincari penalizzino altre fasce di popolazione straniera che ha necessità di stare in Italia, come gli ultrasessantacinquenni con un permesso per ricongiungimento familiare. Chi ha altre persone a carico arriva a pagare l’iscrizione al SSN 2000 euro, una cifra che può incidere notevolmente su tutte le voci di spesa tra cui la ricerca di un alloggio. E sappiamo come questo tema sia caldo per la popolazione universitaria non soltanto straniera».
Studiare in Italia: qualche numero
Sul Portale dei dati della formazione superiore, a cura del ministero dell’Università e della ricerca, in riferimento all’anno 2022-2023 si contano 21.625 studenti stranieri (non è specificata la provenienza da Paesi UE o extra UE) immatricolati, su un totale di 334.885. I laureati dell’anno di riferimento 2022 stranieri sono 17.276 su un totale di 366.061.
Come conferma la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), «Le borse del diritto allo studio hanno importi differenti, variano rispetto al reddito, sono gestite a livello regionale. Le borse delle università hanno invece ovviamente gestione a livello di singolo ateneo». Le borse di studio Erasmus, a loro volta, si avvalgono di contributi variabili sia a seconda del Paese scelto che per reddito e si stima un ammontare medio di 850 euro al mese.
E per i dottorandi cosa cambia?
Non soltanto le matricole, ma anche dottorandi e ricercatori sono tra i soggetti colpiti da questi aumenti. A tal proposito abbiamo chiesto un commento all’Associazione dottorandi e dottori di ricerca (ADI).
In che modo la Legge di Bilancio riguarda dottorandi, assegnisti e dottori di ricerca?
La Legge di Bilancio dimentica completamente il comparto della ricerca di base e applicata, oltre che il sistema universitario nel suo complesso. Non sono stanziate risorse che vadano a supporto del percorso di dottorato tramite incrementi adeguati al minimale contributivo INPS, né tantomeno interventi per il finanziamento di posizioni post-doc. La ricerca è fuori bilancio. Inoltre sono state aumentate le tariffe per l’iscrizione al SSN per le ricercatrici e ricercatori internazionali.
Quali sono le tariffe per l’iscrizione al SSN attuali e quali sarebbero gli aggravi?
Attualmente, i dottorandi sono inclusi nel corpo studentesco e vedranno aumentare i costi per l’iscrizione al sistema sanitario di 500 euro. Inoltre, i titolari di assegni di ricerca, già privi delle necessarie tutele come ferie e malattia, saranno ora costretti a versare un contributo annuale maggiorato di 800 euro.
La vostra associazione può fornire una stima del numero di dottorandi e assegnisti extracomunitari in Italia?
Innanzitutto, è importante sottolineare che questa misura non riguarda soltanto i cittadini extracomunitari, ma anche tutti i cittadini comunitari. Infatti, in molti paesi europei, l’assistenza sanitaria è legata al contratto di lavoro e, per questo, essere cittadini europei non significa necessariamente avere la copertura sanitaria nel nostro paese. Analizzando i dati Cineca, si osserva che il numero di iscritti al dottorato senza cittadinanza italiana, dal 34° al 38° ciclo, è di 10.685 ricercatori e ricercatrici, di cui 3.092 provengono dall’Europa, 1.160 dall’Africa, 1.312 dall’America, 5.100 dall’Asia e 21 dall’Oceania. Al momento, non disponiamo di stime sul numero dei post-doc internazionali.
Quali conseguenze prevedete da questo aumento?
Come ADI, riteniamo che questo provvedimento rischi di compromettere la sostenibilità della vita dei ricercatori internazionali. Il sistema universitario italiano offre posizioni di dottorato e di post-doc con importi che non sono sufficienti al sostentamento in molte città italiane, come abbiamo evidenziato nelle nostre indagini. Si consideri che i ricercatori internazionali devono affrontare costi maggiori legati agli spostamenti, oltre a tutte le spese necessarie per stabilirsi in un paese diverso. Pertanto, questa misura comporta, prima di tutto, notevoli disagi economici. Sul lungo periodo, il rischio è che gli sforzi di internazionalizzazione compiuti dagli atenei negli ultimi anni vadano persi, poiché il nostro sistema universitario non risulterà per molti ricercatori internazionali che, oltre a stipendi bassi e assenza di tutele minime come ferie, malattia e sgravi fiscali, dovranno affrontare un incremento dei costi per servizi sanitari essenziali.
Il secondo rischio è quello di aumentare il ricorso ad assicurazioni private. È importante sottolineare che la copertura sanitaria è un requisito indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno, e molti ricercatori internazionali in Italia potrebbero rivolgersi a polizze assicurative private per risparmiare. Di conseguenza, il rischio è che si troveranno con un’assicurazione sanitaria che, seppur a un costo minore, offrirà servizi inferiori, creando così delle disparità nell’accesso ai servizi sanitari essenziali tra chi può permettersi una copertura parziale e chi può permettersi una copertura totale.
Crediti immagine: Marek Studzinski/Unsplash
l’autrice Rosy Matrangolo
Giornalista professionista con formazione in Scienze della comunicazione interculturale e Comunicazione della scienza. Come cronista scientifica, ho collaborato e collaboro con Mondadori Scienza, De Agostini digital, Edizioni White Star, Edizioni Dedalo, La nuova ecologia e testate specializzate. Sono fortunata vincitrice di alcuni premi giornalistici nazionali a tema salute, prevenzione, pari opportunità.