Di recente, ho letto con molto interesse l’articolo del «Corriere della Sera» intitolato Insegnanti di sostegno, una giostra. Cambiano per il 60% degli alunni. Mi verrebbe da dire «Niente di nuovo sotto il sole!», e che quella “giostra-girandola-altalena” ormai cronica di docenti per il sostegno agli alunni e alle alunne con disabilità non diverte affatto!
Al riguardo, per quanto concerne i docenti per il sostegno, in base ai dati forniti dal recente report dell’ISTAT del 3 febbraio, complessivamente, per l’anno scolastico 2022-2023, il loro organico contava su 196.605 posti, ripartiti, nello specifico, in 126.170 posti di organico di diritto e 70.435 posti in deroga, numero che oggi, all’inizio del secondo quadrimestre del presente anno scolastico, tocca già quasi i 100.000 posti, portando quello totale degli insegnanti di sostegno a quasi 220.000.
La possibilità della nomina di posti di insegnanti di sostegno “in deroga”, in seguito alla Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale, è stata giustamente sancita dall’articolo 19, comma 11 della Legge 111/11, per garantire la tutela del diritto all’istruzione e all’integrazione, previsto dall’articolo 12 della Legge 104/92, a beneficio soprattutto degli alunni con disabilità grave. Tuttavia, va ricordato che tali posti in deroga sul sostegno non possono essere utilizzati per effettuare nomine in ruolo o, comunque, per assegnarvi personale di ruolo. Questi, proprio perché istituiti annualmente, possono essere coperti esclusivamente con supplenze fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno) e, dunque, soltanto a docenti a tempo determinato e senza alcuna garanzia di “continuità didattica” per gli allievi con disabilità.
È questa la continuità didattica prevista dalla legge e richiamata ripetutamente dai Ministri dell’Istruzione dei nostri Governi degli ultimi decenni? Si tratta di una domanda che mi sorge subito spontanea e con la quale si interroga preoccupata anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Infatti, i numeri in nostro possesso sono preoccupanti: sulla base del predetto rapporto dell’ISTAT, rileviamo come la quota di studenti con disabilità che hanno cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è pari al 59,6%, salendo al 62,1% nelle scuole secondarie di primo grado e raggiungendo addirittura il 75% nelle scuole dell’infanzia.
Questa grave situazione determina di fatto l’impossibilità di assicurare agli allievi con disabilità quella continuità didattica che risulta essere un fattore determinante per favorirne il successo formativo.
Eppure, basterebbe poco per ovviare nell’immediato al problema. Innanzitutto, a mio avviso, occorrerebbe applicare subito quanto stabilito dall’articolo 14 del Decreto Legislativo 66/17, ai sensi del quale, «al fine di agevolare la continuità educativa e didattica di cui al comma 1 e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della studentessa o dello studente e l’eventuale richiesta della famiglia, per i posti di sostegno didattico possono essere proposti ai docenti con contratto a tempo determinato e con titolo di specializzazione per il sostegno didattico di cui all’articolo 12, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo».
In secondo luogo, trovo ormai indifferibile e urgente la modifica dei criteri di costituzione degli organici dei docenti specializzati a livello nazionale. In proposito, mi sento di proporre al mondo della politica l’emanazione di una norma per sancire una volta per tutte il passaggio nell’organico di diritto dei posti in deroga sul sostegno, al fine di garantire continuità didattica e stabilizzare da subito 100.000 insegnanti di sostegno.
Ritengo inoltre altrettanto improrogabile l’assunzione di un numero maggiore di docenti di sostegno di ruolo, in modo da abbassare considerevolmente l’attuale percentuale di posti attribuiti a supplenza: da questo punto di vista, un’“ancora di salvezza” potrebbe essere rappresentata dai concorsi per docenti di sostegno che partiranno proprio in questi giorni.
E pur tuttavia, la pubblicazione del numero di candidati per posti di sostegno negli attuali concorsi mette in risalto un dato molto allarmante: su 14.627 posti di sostegno messi a concorso dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di primo grado, ben 11.161 posti di sostegno non potranno essere assegnati per mancanza di candidati, soprattutto nelle Regioni del Nord.
Per ovviare a tale criticità, mi permetto di avanzare al Ministero l’ulteriore proposta di prorogare quanto stabilito dall’articolo 5 della Legge 74/23 del 2023 (conversione del Decreto Legge 44/23) , in base al quale, una volta completata la fase ordinaria delle assunzioni in ruolo relative ai posti di sostegno (il 50% dei posti disponibili assegnato alle graduatorie a esaurimento e l’altro 50% alle graduatorie dei concorsi), si procede all’assegnazione dei posti ancora vacanti, esaminando la prima fascia delle GPS Sostegno (Graduatorie Provinciali per le Supplenze) e, se necessario, gli elenchi aggiuntivi che verranno formati entro il 30 giugno.
Ma la “madre di tutte le riforme del sostegno, a mio avviso, dovrebbe prevedere l’obbligo di permanenza dell’insegnante specializzato di ruolo per l’intero ciclo d’istruzione seguito dal suo alunno con disabilità (infanzia, primaria e secondaria di primo e di secondo grado). Ma questa è un’altra triste storia!
Solo realizzando concretamente le condizioni “strutturali” di cui sopra, sarà possibile garantire un’effettiva continuità didattica e realizzare a pieno l’inclusione scolastica degli alunni/studenti con disabilità del nostro Paese.