I numeri del cancro: le statistiche dell’ONS. di Paola Mantellini

A dicembre 2023 è stata pubblicata la 13° edizione del rapporto annuale I numeri del cancro in Italia 2023, redatto da Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airtum (Associazione italiana dei registri tumori), Fondazione AiomOns (Osservatorio nazionale screening), Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia), Passi d’Argento e Siapec-Iap (Società italiana di anatomia patologica e citodiagnostica).

Nel 2023, in Italia, sono stimate  395.000 nuove diagnosi di cancro (nel 2020 erano 376.600), 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. In tre anni l’incremento è di oltre 18mila casi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (43.800), prostata (41.100) e vescica (29.700). Nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche in Italia aumenterà, in media dell’1,3% per anno negli uomini e dello 0,6% per anno nelle donne.

Sono alcuni dei dati contenuti nel documento che fornisce il quadro epidemiologico sul cancro nel nostro Paese e descrive gli aspetti relativi alla diagnosi, prevenzione e terapia delle neoplasie, con un focus sul contrasto agli stili di vita non salutari e l’adesione agli screening.

Un capitolo del volume è dedicato in particolare ai miglioramenti nella mortalità per cancro. In questa analisi, sono stimate 268.471 morti per tumore evitate in Italia nel periodo 2007-2019 rispetto al numero atteso nel 2003-2006. Queste cifre rispecchiano gli importanti progressi dell’oncologia del nostro Paese nel suo complesso e dimostrano come il cancro sia sempre più una malattia curabile.

Inoltre, nella pubblicazione si approfondiscono le tematiche relative allo sviluppo e adesione degli screening oncologici in Italia e all’andamento degli stessi nel periodo 2018-2022.
Riportiamo una sintesi delle analisi statistiche elaborate dall’Ons a cura di Paola Mantellini, responsabile della S.C. Screening e prevenzione secondaria dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro) della Regione Toscana e direttrice dell’Ons.

I programmi di screening oncologico sono compresi tra i Livelli essenziali di assistenza (Lea – DPCM 12 Gennaio 2017) e la loro attività viene monitorata attraverso una serie di analisi effettuate dall’Ons e dalla sorveglianza Passi. Nel caso dei tre screening consolidati (mammografico, cervicale, colorettale), sulla base delle nuove raccomandazioni sugli screening oncologici emanate dal Consiglio europeo a dicembre 2022, l’obiettivo generale è quello di assicurare l’offerta di screening ad almeno il 90% dei cittadini aventi diritto in tutti i Paesi membri entro il 2025. È evidente che per allinearsi alle indicazioni europee è necessario che il nostro Paese operi dei cambiamenti di grande rilevanza e senz’altro la trasformazione digitale in sanità deve poter riguardare anche gli screening oncologici.
Per comprendere la futura implementazione delle azioni previste è necessario analizzare in dettaglio i dati più recenti dell’estensione (numero di persone invitate sul totale delle aventi diritto nell’anno di riferimento) e dell’adesione (numero degli utenti rispondenti sul totale degli utenti invitati nell’anno di riferimento) ai programmi di screening per il tumore della mammella, del colonretto e della cervice uterina, riferiti al 2021 (Rapporto breve Ons sul 2021).
A livello nazionale, il valore dell’estensione si attesta all’85,9% per lo screening mammografico (range dal 101,6% al Nord al 58,3% al Sud), all’88,3% per il cervicale (dal 129,6% al Centro al 68,8% al Sud) e al 79,4% per il colorettale (dal 100% al Centro al 43,7% al Sud). Se ne evince chiaramente che per lo screening mammografico e per quello cervicale l’offerta attuale si avvicina al valore fissato dall’Europa per il 2025, mentre per lo screening colorettale siamo lontani dall’obiettivo di oltre 10 punti percentuali. I dati di adesione in Italia evidenziano, analogamente all’estensione, un gradiente Nord-Sud. L’adesione complessiva al programma mammografico è del 56,2% con importanti differenze tra macroaree (Nord 64,7%; Centro 50,2%; Sud e Isole 41,3%). La partecipazione allo screening della cervice uterina è del 39,2% con un range che varia dal 47,8% al Nord a un 33,4% al Centro e a un 32,6% al Sud e Isole. Analogo andamento si registra per lo screening colorettale: il valore nazionale per i programmi con ricerca del sangue occulto fecale è del 38,7% con valori superiori al Nord (47,6%) rispetto al Centro (31,5%) e al Sud e Isole (23,7%). Inoltre, l’impatto positivo dei programmi di screening sullo stato di salute della popolazione è proporzionale alla quota di persone che si sottopongono al test di screening (“copertura”). La combinazione dei dati di estensione degli inviti e di adesione da parte della popolazione determina, nelle regioni del Sud e Isole, valori di copertura per lo più compresi tra il 20 e il 30%, con situazioni in cui il dato è inferiore al 10%.
Sebbene anche in alcune regioni del Centro vi siano problematiche di partecipazione rilevanti, la vera sfida per il raggiungimento dell’obiettivo comunitario si gioca nelle regioni meridionali. L’adozione del Programma nazionale equità per la salute (Pnes), il cui obiettivo è rafforzare i servizi sanitari e rendere più equo l’accesso in sette regioni del Sud, è il contesto in cui operare per vincere questa sfida. Relativamente agli screening oncologici, il programma “mira ad ampliare la base delle persone che vi aderiscono, facendo emergere anche le persone che sfuggono all’invito e quelle che, pur invitate, non aderiscono”. In sostanza “è prevista un’azione di rafforzamento della capacità dei servizi di screening, volta ad ampliare l’offerta di punti di screening oncologici e ad aumentare la partecipazione, attraverso l’introduzione di nuovi modelli organizzativi, la promozione di modalità comunicative efficaci e l’adeguamento delle competenze del personale”.

Per quanto riguarda l’andamento dei programmi di screening in Italia relativamente alla fascia Lea, vengono presentati i dati di un arco temporale di 5 anni, in modo da fornire un quadro che include sia la fase pre-pandemica relativa al 2018-2019 che quella pandemica relativa al 2020-2021 e il 2022, anno che dovrebbe rappresentare l’inizio della fase di assestamento.
Screening mammografico: il valore di copertura nazionale, che nel periodo pre-pandemico era al 46%, nel 2020 si era attestato al 30%, ritornando nel 2021 in linea (46%) con il biennio 2018-2019, nel 2022 mostra un lieve calo (43%). Analizzando i dati per macroarea, nel 2022 la maggiore contrazione del livello di copertura si osserva al Nord passando dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022, mentre vi è una sostanziale tenuta al Centro e un aumento di 3 punti percentuali al Sud e Isole (23% nel 2021 e 26% nel 2022).
Screening colorettale: il valore di copertura dello screening colorettale è decisamente inferiore ai valori registrati per lo screening mammografico, sia per macroarea geografica che complessivamente per l’Italia. Negli anni 2018 e 2019, il valore complessivo si attestava al 31% e 30% rispettivamente per ridursi al 17% nel 2020. Nel 2021 si è osservata una notevole ripresa con un valore analogo a quello del 2019. Nel 2022 il valore nazionale (27%) è in flessione di 3 punti percentuali rispetto al 2021. Come per lo screening mammografico si osservano forti disomogeneità tra macroaree e una maggiore riduzione dell’indicatore si osserva nella macroarea Nord (45% nel 2021 e 38% nel 2022) seguita da una flessione più contenuta al Centro (31% nel 2021 e 28% nel 2022). La macroarea Sud e Isole mostra un aumento di due punti percentuali, ma la copertura (12%) è decisamente sub-ottimale.
Screening cervicale: lo screening cervicale mostra un andamento un po’ diverso rispetto agli altri due screening, con valori complessivi pre-pandemici intorno al 39%, un calo al 23% nel 2020, un livello di copertura del 35% nel 2021 e un ulteriore avanzamento pari al 41% nel 2022. Nel 2022 il miglioramento della copertura rispetto al 2021 interessa particolarmente il Nord e il Sud e Isole: questo miglioramento è, almeno in parte, da imputare alla maggiore estensione degli inviti alla popolazione con una contemporanea transizione da Pap test a Hpv test a partire dai 30 anni.

Complessivamente anche nel 2022 i dati confermano il gradiente Nord-Sud osservato sia durante la pandemia sia nel periodo precedente al 2022, almeno per quanto riguarda lo screening mammografico e colorettale, e mostrano una considerevole e generalizzata difficoltà a mantenere le performance osservate nel 2021. In molti casi, si può dire che gli effetti della pandemia “si ripercuotono” anche nel 2022, di conseguenza ci si può aspettare che una quota parte degli invitabili del 2022 sia slittata al 2023. Come già detto, garantire l’invito non basta, affinché lo screening sia efficace è necessario che la popolazione partecipi. Questo significa che è indispensabile adottare campagne permanenti di sensibilizzazione della popolazione congiunte a un’offerta capillare e fruibile. A tal fine è importante che la comunità scientifica e sanitaria approfondisca la riflessione sul DM 77 del 2022 in cui la prevenzione in generale e lo screening in particolare sono solo marginalmente citati e diventa quindi necessario che queste tematiche siano prese in carico a pieno titolo nell’ambito della riorganizzazione della sanità territoriale.

Per approfondire:

L’Autrice Paola Mantellini è responsabile ONS

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