Marco Perduca presenta il rapporto sulla cocaina dell’UNODC per la rubrica di Fuoriluogo su il manifesto del 27 dicembre 2023
Che il traffico illegale di sostanze stupefacenti fosse un fenomeno trans-nazionale era noto ma grazie a recenti studi e analisi sono emerse diramazioni in zone che negli anni scorsi non erano prese in considerazione con la dovuta attenzione. Le Nazioni Unite e alcuni istituti di ricerca indipendenti hanno iniziato a dedicare particolare attenzione alle “nuove” vie dei traffici illeciti di molecole vecchie e nuove. Un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) afferma per esempio che la Nigeria è in cima alla lista delle regioni del contrabbando di cocaina in Africa. Una novità legata anche al fatto che da un paio di anni la Nigeria ha iniziato a condividere con l’Onu dati debitamente elaborati. Il Global Report on Cocaine del 2023 segnala che, come spesso accade, la presenza di quella sostanza in quanto bene in transito, ha avuto anche un impatto sull’aumento della domanda.
Sulla base delle informazioni aggregate dall’UNODC provenienti dal più popolato paese africano e da altri stati, relativamente alle principali rotte del commercio di cocaina nel periodo 2018-2021, il Rapporto documenta che il traffico dalla Nigeria si dirige “verso 20 paesi o territori che vanno dai Burkina Faso, Mali, Niger, Ghana, Senegal e Liberia a paesi di transito Algeria, Etiopia, Marocco per arrivare e paesi e territori nella regione Asia-Pacifico come Australia, Cina, Hong Kong, Cina, India, Malesia, Sri Lanka”. Alcune delle partite arrivano fino in Pakistan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti oltre che in Turchia e Regno Unito: un vero e proprio hub mondiale.
La cocaina arriva in Nigeria attraverso una varietà di canali comprese navi portarinfuse (navi che trasportano carichi non-liquidi e non aggregati in container o pallet) che giungono nei porti di Lagos, come Apapa e Tincan Island, o nelle zone costiere più a sud di Onne. Alte rotte interessano voli passeggeri verso gli aeroporti Lagos, Abuja, Enugu e Kanol, mentre le rotte terrestri interessano Seme (al confine con il Benin) e llela (al confine col Niger) dove il commercio avviene tramite pacchi consegnati da corrieri o servizi postali formali e informali. Il paese da cui partono questi carichi di cocaina è il Brasile.
I dati relativi ai sequestri di cocaina fanno ritenere che malgrado la presenza di trafficanti nigeriani all’interno di una consolidata rete internazionale, il volume di polvere bianca che transita sul territorio nigeriano è una quota relativamente modesta di quanto raggiunge l’Africa occidentale e centrale. La concorrenza si sta infatti facendo sempre più feroce e gli ultimi rapporti internazionali segnalano che almeno nove delle più grandi organizzazioni di trafficanti messicane e latinoamericane sono arrivate ad operare in Africa corrompendo la politica locale e facendo della Guinea-Bissau uno dei porti d’entrata più importanti della costa atlantica.
L’aggressione russa dell’Ucraina ha riorganizzato, cioè ampliato, i traffici africani d’eroina proveniente dall’Asia centrale. In attesa che la jihad talebana conto il papavero da oppio entri in vigore, i raccolti dell’anno scorso continuano ad arrivare in Europa passando per porti iraniani e pakistani per arrivare a Mombasa in Kenya e proseguire verso nord passando per i deserti sudanesi e libici o restando in zona per finanziare anche le bande somale.
Governi corrotti, giunte militari, gruppi di terroristi e mercenari, coste non controllate, deserti infiniti sono un paradiso per qualsiasi traffico illecito e quello delle piante, e molecole contenute nelle Convenzioni dell’Onu sulle sostanze psicotrope e narcotiche sembra fatto apposta per arricchire chi delinque e finanziare nazionalmente o internazionalmente chi li dovrebbe controllare. Il solito gioco a somma zero del proibizionismo mondiale.