IL SISTEMA DI PROTEZIONE PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA DI GENERE: i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio

In Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici. Gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner. A novembre 2023 sono 106 le donne morte in Italia per femminicidio.

La maggioranza degli episodi di violenza sulle donne è compiuta da conoscenti o partner, esplicandosi in ambiente familiare e relazionale, da cui il termine comunemente utilizzato di IPV (Intimate Partner Violence) (C. Mamo, F. Voller, M.P. Randazzo, S. Farchi, G. Fossa, S. Bianco, A. Pitidis. Epidemiologia della violenza in ambito relazionale. in: Riconoscere, accogliere e accompagnare le persone vittime di violenza relazionale. Guida per operatori di Pronto Soccorso. Ministero della Salute-CCM. Versione 2.0 | 22 dicembre 2017). La violenza domestica è associata a fattori di rischio culturali e psicosociali di difficile eradicazione, rimanendo ancora oggi una questione drammatica e non risolta. Laddove la prevenzione primaria non riesce ancora a risultare efficace, rimane fondamentale rafforzare la prevenzione secondaria, che nel caso specifico ricade sui setting sanitari, le forze di pubblica sicurezza e i servizi di natura sociale. Le strutture in cui trovare rifugio rappresentano una risorsa fondamentale per le donne vittime di violenza, i loro figli e le loro figlie, a loro volta frequenti vittime di violenza diretta o assistita.

Le Case Rifugio e i Centri Antiviolenza sono uno strumento chiave per contrastare il fenomeno.

Le Case Rifugio, a indirizzo segreto, forniscono un alloggio sicuro alle donne che subiscono violenza e ai loro bambini e bambine, a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza, con l’obiettivo di proteggere madri e figli/e.

I Centri Antiviolenza sono invece il primo presidio a cui le donne possono rivolgersi quando subiscono o sono minacciate da qualsiasi forma di violenza. Ogni struttura deve garantire un’apertura di almeno cinque giorni alla settimana, compresi i giorni festivi, un numero di telefono dedicato attivo 24 ore su 24, anche collegandosi al 1522 (numero telefonico nazionale antiviolenza e stalking).

I servizi che i Centri Antiviolenza garantiscono gratuitamente comprendono: ascolto, accoglienza, assistenza psicologica, assistenza legale, supporto ai minori vittime di violenza, orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa.

Entrambi i servizi lavorano sulla base di una metodologia dell’accoglienza che tiene conto dell’approccio di genere e sui principi della Convenzione di Istanbul.

L’Istat, insieme alle regioni e all’associazionismo, conduce, con cadenza annuale, un’indagine sui Centri Antiviolenza e sulle Case Rifugio.

Ad agosto 2023, è stato pubblicato, proprio a cura dell’Istat “Il sistema di protezione per le donne vittime di violenza. Anni 2021 e 2022”.

l dati presentati riguardano le donne che si recano ai Centri Antiviolenza (CAV), le donne ospitate dalle Case Rifugio e le donne che hanno iniziato il percorso di uscita dalla violenza insieme ai Centri e sintetizza i risultati delle rilevazioni svolte nel 2022, riferiti all’anno 2021, e i dati del 1522 (il numero di pubblica utilità per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking), rilevati al 31 dicembre 2022.

Tra i dati che vogliamo sottolineare in questa breve presentazione:

  • Le chiamate al 1522 hanno avuto una esacerbazione nel 2021 (36.036), per tornare nel 2022 ai livelli precedenti (32.430).
  • La violenza riportata al 1522 è soprattutto la violenza psicologica (9.048, 77,8%), seguita dalle minacce (6.342, 54,5%) e dalla violenza fisica (6.083, 52,3%). Nel 66,9% dei casi vengono segnalate più tipologie di violenze subite dalle vittime. La violenza riportata è soprattutto una violenza nella coppia: il 50% da partner attuali, il 19% da ex partner e lo 0,7% da partner occasionali.
  • Nel 2022 il 73,5% delle donne vittime di violenza che hanno chiamato il 1522 è stato indirizzato verso un servizio territoriale di supporto. Di queste donne, il 94,4% (corrispondenti a 8.070 segnalazioni) è stato inviato a un CAV, il 2,4% (203) alle forze dell’ordine (Carabinieri o Commissariato di Polizia) e l’1,1% (92) alle Case Rifugio.
  • Rapportando l’offerta dei CAV alla popolazione femminile nelle diverse macro-aree del Paese, l’offerta è maggiore al Sud con 0,17 Centri ogni 10mila donne e più bassa nel Nord-est e nel Nord-ovest con 0,10 Centri ogni 10mila donne. Nel Centro e nelle Isole il valore è in linea con quello nazionale (0,12 Centri ogni 10mila donne).
  • La disomogeneità di offerta territoriale delle case rifugio è inversa rispetto ai CAV: rispetto alla popolazione femminile del territorio, è maggiore al Nord-ovest (0,21 Case ogni 10mila donne) e più bassa al Centro e al Sud (0,08).
  • Sono 2.423 le donne che hanno trovato ospitalità nelle Case Rifugio durante il 2021, in oltre la metà dei casi (62,5%, ossia 1.515 donne) donne immigrate.
  • Tra le donne che hanno lasciato la Casa Rifugio durante l’anno, il 42,5% ha raggiunto gli obiettivi del percorso personalizzato di uscita dalla violenza.

Dal rapporto apprendiamo che ammonta a circa 412 euro il costo della protezione sostenuto per ogni donna da ciascun CAV, utilizzati per l’offerta dei servizi, il personale, i costi della formazione, i costi per la gestione della struttura e altri ancora. Chiaramente i Centri che appartengono alle classi di spesa più elevata possono contare su un numero

maggiore di operatrici, accogliere più donne e fornire più ampio supporto ai figli e alle figlie minorenni.

Nel caso particolare delle donne immigrate e vittime di tratta occorre includere i servizi di mediazione culturale e le pratiche per la richiesta di permesso di soggiorno per violenza domestica.

Le Case Rifugio hanno a disposizione circa 12.500 euro per ogni donna ospitata (vitto e alloggio delle donne e dei loro figli, beni per la cura della persona e vestiario, attività ricreative, mediazione linguistica, servizio di orientamento lavorativo, sostegno alla genitorialità, costi per la gestione della Casa e formazione del personale).

Mancano dati sulla possibilità delle donne di portare con sé gli animali domestici o poter usufruire di strutture che li accolgano in attesa di un loro percorso di liberazione. Il 28 giugno 2023 è stata presentata la proposta di legge “Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di prevenzione dei processi di correlazione tra gli abusi sugli animali e la violenza contro le persone” con la finalità di “fornire strumenti e competenze idonei a far emergere la correlazione fra crudeltà su animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e/o criminale”.

Siamo consapevoli che il nostro elaborato sia una piccola goccia nel mare della prevenzione, ma pensiamo anche che documentare ciò che sta accadendo rappresenti un passaggio fondamentale, non soltanto per la conoscenza, ma altresì per intervenire, ponendo le basi delle necessarie misure volte ad arginare, oggi, la strage delle donne e prevenire la sua prosecuzione nel futuro.

fonte: https://www.dors.it/page.php?idarticolo=4045 – a cura di Carlo Mamo e Luisa Mondo, Servizio di Epidemiologia ASLTO3; Marina Penasso, Dors

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