L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è in primo luogo una strategia per eliminare la povertà e ridurre drasticamente le disuguaglianze, a partire da quelle di reddito e ricchezza: non a caso, il suo motto è “non lasciare indietro nessuno”. Le crisi che si sono susseguite nell’ultimo quindicennio hanno aumentato la platea degli indigenti in Italia, soprattutto in alcune aree fragili, dalle periferie ai territori più interni, facendo crescere le disuguaglianze: in particolare, il rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il più alto reddito e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il più basso reddito è aumentato tra il 2008 e il 2022 da 5,3 a 6,2. È quanto emerge dal Rapporto ASviS 2023, che sottolinea come per centrare l’Obiettivo 10 “Ridurre le disuguaglianze” dell’Agenda 2030, sia necessario rafforzare l’azione complessiva dello Stato e dell’intera Repubblica per incidere sull’effettiva parità di accesso delle persone alle opportunità e sulla formazione della ricchezza e dei redditi primari.
Reddito da lavoro insufficiente e precarietà lavorativa, dice il Rapporto, rappresentano un fattore rilevante nell’aumento delle disuguaglianze: infatti, secondo i dati Eurostat, nel 2022, in Italia, la quota di persone regolarmente occupate a rischio povertà è pari all’11,5%, contro una media europea dell’8,5%. Di conseguenza, è aumentata anche la disuguaglianza di ricchezza, con larga parte della popolazione che non ha attività finanziarie immediatamente liquide a cui attingere in caso di eventi negativi non previsti: secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia, nel 2020 il 50% meno ricco delle famiglie possedeva solo l’8% del patrimonio netto complessivo e tra i nuclei indebitati il 38% era “povero di liquidità”.
Questa condizione spiega anche perché l’Italia si collochi nel novero dei Paesi con un’elevata persistenza intergenerazionale nei livelli di istruzione e nelle condizioni di reddito e di ricchezza: quasi un terzo delle persone tra 25-49 anni a rischio povertà viveva in famiglie che versavano in cattive condizioni finanziarie quando avevano 14 anni.
Eppure, secondo i risultati del sondaggio Ipsos nel Rapporto ASviS, la riduzione delle disuguaglianze all’interno dei e tra i Paesi non è considerata una delle priorità: posta all’undicesimo posto della classifica dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, è ritenuta tale solo dal 13% di coloro che sono a conoscenza dell’Agenda 2030. Nonostante ciò, il 40% dei cittadini italiani pensa che in Italia non si stia facendo abbastanza per promuovere l’uguaglianza e che sia arrivato il momento di spingersi oltre.
Messa a confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea, l’Italia si colloca al terzultimo posto della classifica nel raggiungimento del Goal 10, pur registrando un lieve miglioramento tra il 2015 e il 2021. L’andamento positivo è dovuto all’incremento del rapporto tra tasso di occupazione giovanile e tasso totale di occupazione (da 66,6 a 70,8 punti), che rimane tuttavia uno dei più bassi d’Europa (la media Ue27 si attesta nel 2021 a 85,9 punti).
Disuguaglianze di opportunità e di accesso ai servizi fondamentali penalizzano i giovani, le donne, le persone con disabilità, i più deboli e si traducono in un peggioramento delle condizioni di benessere per molte famiglie: nel 2022, i 18-34enni che mostrano almeno un segnale di deprivazione sono 4,9 milioni, quasi uno su due. A fronte di dati così drammatici, le politiche perseguite dal 2015, anno di approvazione dell’Agenda 2030, in avanti sono state insufficienti e contraddittorie.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato nel 2021 ha individuato quali priorità trasversali la riduzione dei divari territoriali, di genere e intergenerazionali, con riforme e investimenti volti a incidere sulle disuguaglianze e sulla qualità dell’accesso ai servizi essenziali. Tra questi, la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, su cui il disegno di Legge di bilancio 2024 però non prevede alcun finanziamento, come sottolineato dall’ASviS in un’audizione del 10 novembre presso le Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato. Eppure, sono 3,8 milioni gli anziani con disabilità di natura fisica e/o mentale, destinati ad aumentare nei prossimi anni. Secondo il Rapporto ASviS, la riforma rappresenta un passo importante nella direzione di un sistema di welfare unitario e integrato che, oltre a migliorare la qualità della vita degli anziani, potrà anche promuovere un miglioramento della libertà sostanziale di milioni di donne, sulle quali grava primariamente l’impegno familiare di assistenza.
Tra il 2010 e il 2022 il Goal 10 rimane stabile.
Aumentano l’occupazione giovanile e la quota di extracomunitari
con permessi di soggiorno di lungo periodo,
ma cresce anche il rischio povertà.
Nel 2021-22 si riducono le disuguaglianze tra Regioni.