Memoria nell’ambito dell’esame della Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)
L’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) ha trasmesso alle Commissioni del Senato 4a-Politiche dell’Unione europea e 5a-Programmazione economica, bilancio una Memoria sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a seguito della richiesta pervenuta dalle stesse Commissioni.
L’analisi dell’UPB fornisce indicazioni relativamente allo stato di attuazione del PNRR nella formulazione approvata a livello europeo il 13 luglio 2021, insieme a prime e limitate indicazioni sulla versione modificata del Piano che ha ricevuto parere favorevole dalla Commissione europea lo scorso 24 novembre e per la quale si attende la Decisione del Consiglio europeo nei prossimi giorni.
La valutazione dello stato di attuazione del PNRR, oggettivamente complessa, si avvale dell’integrazione dei dati contenuti in ReGiS disponibili al 26 novembre con informazioni esterne, come quelle dell’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).
L’approfondimento dell’UPB, in particolare, sintetizza i dati riportati nell’area “Cruscotto informativo” di ReGiS e fornisce una visione di insieme sull’avanzamento del PNRR in relazione ai progetti finanziati sul territorio, dando conto della celerità e dell’efficacia con cui i soggetti attuatori si sono attivati nelle Regioni e nelle macro-aree del Paese. In questo ambito, si nota che l’assegnazione delle risorse è avvenuta con celerità non dissimile tra Nord, Centro e Mezzogiorno, anche se nel Sud la distribuzione risulta meno omogenea. Differenze tra Regioni e tra macro-aree si amplificano quando si considerano la quota dei progetti conclusi e la capacità di bandire e assegnare i lavori per la loro realizzazione.
La memoria inoltre analizza il momento della messa a gara dei progetti per la realizzazione da parte di imprese o altri operatori di mercato. L’avvio delle gare soffre di ritardi su tutto il territorio nazionale ma con maggiore rilievo nel Mezzogiorno. Alla luce dei dati analizzati, si può escludere che i ritardi dipendano dal fenomeno delle gare deserte che rimane di entità marginale.
L’analisi fa trasparire la criticità data dall’elevata numerosità di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista dispersi sul territorio, probabilmente con ridotta esperienza di gestione delle gare. I ribassi sulla base d’asta risultano in media significativi, nell’ordine del 15 per cento, anche se inferiori a quelli medi registrati negli appalti pubblici.
L’approfondimento dell’UPB, che fissa lo status-quo-ante a cui si applicano le recenti modifiche al PNRR, è in parte dedicato anche a fornire indicazioni preliminari sulla revisione del Piano approvata dalla Commissione europea lo scorso 24 novembre: sugli interventi (riforme e investimenti), sui risvolti finanziari, sul cambiamento dei milestone e dei target (M&T) da conseguire e delle rate a cui sono associati e con cui saranno erogate all’Italia le risorse dal 2024. Un’analisi più approfondita sarà resa disponibile appena saranno noti ulteriori dettagli.
Dalle informazioni a oggi disponibili emerge che le modifiche approvate dalla Commissione europea non coincidono integralmente con quelle proposte dal Governo la scorsa estate: ad esempio, erano stati previsti definanziamenti per circa 16 miliardi a fronte degli attuali 8,3 e le risorse relative al capitolo RePowerEU ammontavano a circa 19 miliardi rispetto agli 11,2 attuali. Le modifiche ai singoli investimenti hanno determinato una riallocazione dei finanziamenti sia all’interno della singola Missione sia tra le Missioni. Il finanziamento del capitolo relativo a RePowerEU è stato realizzato – oltre che con i nuovi fondi pari a 2,9 miliardi – attingendo risorse da tutte le Missioni con l’eccezione della prima e della sesta.
Ne emerge un differimento in avanti sia degli obiettivi da conseguire sia degli importi delle rate con cui saranno erogate le risorse dal 2024. La rimodulazione del Piano e del profilo temporale delle rate potrebbe determinare la necessità di un maggiore ricorso al mercato a meno di riduzioni compensative di spese in altre voci del bilancio dello Stato.