Un dossier realizzato dall’associazione Naga in collaborazione con la rete Mai più Lager – No ai CPR documenta le condizioni in cui versano i reclusi nel centro CPR (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Milano, rilevate in un anno di monitoraggio: dalle inadeguate visite mediche all’impiego di sedativi e psicofarmaci, all’impossibilità di leggere o scrivere, alla carente informazione legale, ne emerge una realtà mortificante e nociva per la salute (fisica e psichica) di chi vi è trattenuto.
Il Naga è un’organizzazione milanese di volontariato laica, indipendente e apartitica fondata nel 1987 da Italo Siena; fornisce assistenza sanitaria, sociale e legale gratuita ai cittadini stranieri, rom e sinti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura. Nel maggio di quest’anno ha prodotto, in collaborazione con la rete Mai più Lager – No ai CPR, un corposo dossier sulle condizioni in cui versano i reclusi nel centro CPR (Centro di permanenza per il rimpatrio) di Milano, rilevate in un anno di monitoraggio.
I CPR sono luoghi di trattenimento dei cittadini stranieri in attesa d’esecuzione di provvedimenti di espulsione, come previsto dall’art. 14, D. Lgs. 286/1998, o Testo Unico Immigrazione, aggiornato al 17/08/2023. Il dossier, composto faticosamente per la sostanziale inesistenza di dati ufficiali disponibili o, quanto meno, per il reiterato rifiuto del gestore del centro e delle autorità a fornirli, mostra una realtà mortificante e nociva per salute fisica e psichica insediata a venti minuti di autobus dal duomo di Milano, nel contesto di un’avanzata metropoli europea. Le violazioni dei diritti che vi sono documentate non sono episodi casuali: già il senatore Gregorio De Falco, noto per aver coordinato i soccorsi alla Costa Concordia, vi aveva dedicato un’accurata memoria.
Inoltre, non sono limitate a Milano ma si verificano in tutti i CPR d’Italia, come ha potuto osservare chi vi ha un accesso facilitato, come lo stesso Garante Nazionale, che ne ha scritto e relazionato al Parlamento (Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Relazione al Parlamento 2023). Si ricorda che il Garante nazionale è costituito in collegio composto dal presidente e da due membri che restano in carica 5 anni e sono scelti tra persone indipendenti slegate da istituzioni o partiti che abbiano competenza nelle discipline afferenti la tutela dei diritti umani e nominati dal Presidente della Repubblica.
Vi sono, quindi, motivi per un’accresciuta preoccupazione sia rispetto al Decreto-Legge 19 settembre 2023 n. 124, che ha innalzato a 18 mesi (il massimo consentito dalle norme europee) il limite di trattenimento nei CPR, sia rispetto alla delocalizzazione della detenzione dei migranti, con la preannunciata costruzione di centri di permanenza per il rimpatrio in paesi stranieri, lontani dallo sguardo (già un po’ miope) delle Prefetture italiane.
Secondo il Dipartimento di pubblica sicurezza, che fa capo al Ministero dell’interno, interpellato dal Naga con una richiesta di accesso civico ai dati, negli ultimi 5 anni, nei CPR d’Italia sono morti 14 trattenuti, con un’età media di 33 anni (la più anziana è una donna ucraina di 46 anni e il più giovane è un nigeriano appena ventenne) e il numero nei morti è andato via via aumentando (1 nel 2018, 2 nel 2019, 3 nel 2020 e nel 2021 e 5 nel 2022).
Erano persone nelle mani dello Stato, che le ha considerate in condizioni di salute compatibili con il trattenimento, cioè sane. Secondo le indicazioni del Garante Nazionale, l’idoneità al trattenimento deve essere stabilita da una visita medica effettuata da medici dipendenti dal Servizio sanitario presso una struttura pubblica. Tutti i trattenuti contattati dal Naga hanno, però, dichiarato che la visita preliminare o non c’è stata o si è esaurita in un breve colloquio alla presenza degli agenti di Polizia in cui hanno semplicemente dichiarato di stare bene in quel momento. Il CPR di Milano ha in forza due medici, non dipendenti di ATS ma da essa incaricati di svolgere queste visite, che, nel primo anno di apertura del centro di via Corelli, lavoravano, in evidente conflitto d’interessi, anche per l’ente gestore dell’epoca, la R.T.I. Luna S.c.s. – Versoprobo S.c.s. (l’attuale gestore è Martinina S.r.l.). Nelle stanze (presso la Questura o il Centro) in cui si effettuano le visite di idoneità non sono disponibili strumenti diagnostici né possibilità di effettuare analisi di approfondimento. La visita produce una scheda medica d’ingresso, priva di data, con la sezione “anamnesi” usualmente barrata e senza alcuna valutazione psicologica. Una seconda visita, di formale presa in carico da parte del gestore, ha luogo nell’infermeria del CPR, dove i nuovi arrivati, completamente nudi alla presenza del personale medico e degli agenti di polizia, vengono obbligati a fare flessioni per espellere eventuali oggetti nascosti nell’ano; questo trattamento, che sarebbe, per legge, riservato ai soggetti pericolosi e solo in caso di estrema necessità, se lo risparmia solo chi è “pulito”, perché arriva direttamente dal carcere.
Ai trattenuti viene, quindi, assegnato un numero identificativo che sostituirà il loro nome durante la permanenza nel centro; alla fine di luglio 2023 si era al numero 1.566 dall’apertura del CPR, avvenuta a fine settembre 2020.
I moduli abitativi di via Corelli, senza spazi separati (come dovrebbe invece essere per regolamento) tra richiedenti asilo o meno e provenienti dal carcere, prevedono 4 letti per stanza con lenzuola di carta, armadietti murati e senza ante, bagni e docce separati solo da tende di plastica bianca, acqua corrente con temperatura casuale; sedie di metallo, così come il tavolo, inchiodate a terra, sbarre alle finestre. Viene offerto un “kit di ingresso” (per il quale il gestore percepisce un compenso a parte) e un cambio di vestiti e di biancheria già usati da altri, che nella maggioranza dei casi è rifiutato. Vengono distribuite con parsimonia bottigliette d’acqua senza tappo e un cibo in vaschette preconfezionate, spesso scaduto e maleodorante; le coperte sono insufficienti e, d’estate, il cortile, parzialmente coperto da un tetto di plexiglass, crea un effetto serra. In un angolo in alto della sala mensa c’è una TV sempre accesa dietro una gabbia, che è l’unico svago. Non c’è niente da leggere, nemmeno la Carta dei diritti, che sarebbe prevista dal Regolamento nazionale. Non si può scrivere, perché è vietato tenere penne e carta: le prime possono essere ingerite e la seconda usata per appiccare incendi.
Ciascun trattenuto matura un pocket money giornaliero pari a euro 2,50 che possono essere spesi per l’acquisto di tabacchi e ricariche telefoniche e che, però, non vengono consegnati (in quanto le monete potrebbero essere ingoiate oppure usate per traffici paralleli), bensì gestiti dall’ufficio di Martinina S.r.l, che tiene un registro delle spese. Chi può, per mitigare i disagi della detenzione con l’acquisto di carta igienica, alimenti o vestiario, fa effettuare bonifici dall’esterno sull’IBAN di Martinina S.r.l, cosicché non riceve nelle sue mani il denaro ma lo acquisisce sotto forma di credito nei confronti del gestore. Se i beneficiari del credito vengono rimpatriati o liberati senza aver speso tutto il denaro, questo deve essere loro restituito, ma capita che venga trattenuto dall’ente gestore, spesso fino a quando non interviene un legale.
Il rumore onnipresente nel CPR è quello del portone di metallo che sbatte, dei pugni e dei calci sulla porta, delle grida di chi chiede aiuto e di chi cerca di immobilizzarlo; sono frequenti i tentativi di autolesionismo con corde improvvisate in bagno, lamette, pile e tappi ingeriti. A volte si tratta di tentativi di suicidio per lo sgomento di una “pena senza delitto”, a volte di tentativi di farsi portare in ospedale e fermare provvisoriamente il rimpatrio.
Le avvocate e gli avvocati che collaborano con il Naga parlano di progressiva “zombizzazione” di giovani sani e forti per la disperazione o per i sedativi che servono a mantenere l’ordine senza dispendio di forze e di personale. Il dossier del Naga contiene il racconto dettagliato di molte vicende esemplari della mancanza di assistenza, rimpiazzata dall’abuso di somministrazione di psicofarmaci. Se i trattenuti non hanno risorse economiche per nominare un avocato di fiducia devono ricorrere a un avvocato d’ufficio, la cui lista gira all’interno del CPR (ma non nei moduli abitativi, essendo di carta) e che comunque è nominato per una singola udienza e non per la presa in carico complessiva della difesa del trattenuto; all’udienza successiva ci sarà un altro avvocato d’ufficio, anch’esso reperito di fortuna dai funzionari dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano e avvisato all’ultimo minuto. Inoltre, le udienze avvengono online, in presenza di agenti di sicurezza, con il trattenuto che vede comparire sullo schermo persone che cambiano di volta in volta, di proroga in proroga; i funzionari della Questura chiedono immancabilmente la proroga del trattenimento e l’udienza dura circa 5-7 minuti, compresa la stesura del verbale. Il trattenimento viene reiterato anche su persone per cui il rimpatrio non è attuabile: per i soggetti più irrequieti e agitatori è prevista una mobilità interna tra diversi CPR, usata come sanzione disciplinare.
Se l’epilogo della permanenza in CPR è il rimpatrio, questo avviene con le modalità descritte dal Garante Nazionale in un rapporto del 21 febbraio 2023:
È emersa la prassi diffusa di motivare l’uscita dal CPR come un semplice trasferimento sul territorio nazionale… la mancanza di preavviso non consente ai trattenuti di prepararsi dal punto di vista materiale e mentale al rimpatrio e inibisce, di fatto, qualsiasi possibilità di avviso o contatto con familiari o legali… senza che ai rimpatriandi sia concesso di effettuare almeno un’ultima chiamata una volta appresa l’imminenza del rimpatrio… il personale sanitario si ritrova con nessuna informazione o con dati insufficienti ad assicurare un’adeguata presa in carico della persona… si osserva mediamente l’impiego di tre operatori di scorta ogni persona rimpatriata necessarie per gli interventi coercitivi con completa immobilizzazione del corpo attraverso la contenzione degli arti superiori e inferiori, il sollevamento e l’imbarco di peso in aereo, l’immobilizzazione della persona al sedile dell’aeromobile, tramite le fasce in velcro, o l’applicazione di manicotti che legano i polsi al corpo…in talune occasioni i monitor hanno constatato che i dispositivi non sono stati levati nemmeno per consentire la consumazione del pasto e durante la fruizione dei servizi igienici… può accadere che le verifiche sui rimpatriandi vengano realizzate con forme che possono incidere fortemente sulla dignità delle persone straniere come la pratica di denudamento (parti intime incluse) più volte rilevata
Le fonti principali dei dati raccolti nel dossier sono gli ex trattenuti nel CPR di Milano che si sono rivolti allo sportello legale del Naga o alle sue unità di strada, e le centinaia di chiamate e di messaggi arrivati al centralino telefonico dedicato dell’associazione (SOS CPR: 351 9793846) dal maggio 2022 al maggio 2023, alcune che chiedevano assistenza legale o solo informazioni e altre che esprimevano lamentele. Le telefonate dei trattenuti sono possibili grazie all’ordinanza del Tribunale di Milano del marzo 2021, che ha vietato di requisire i telefoni cellulari all’ingresso del Centro. Solo nel CPR di Milano e in quello di Gradisca d’Isonzo i cellulari vengono lasciati ai trattenuti; negli altri 7 centri italiani, nei quali vengono loro tolti, la situazione è meno monitorata e, quindi, presumibilmente peggiore. Le denunce fatte sono state verificate con accessi civici generalizzati preparati ad hoc (che consentono di accedere a dati, documenti e informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni in più rispetto a quelli oggetto di pubblicazione obbligatoria) e, infine, con una visita al CPR effettuata il 2 marzo 2023 da una delegazione del Naga.
Ottenere dalla Prefettura l’autorizzazione ad accedere al CPR è quasi impossibile sia per i giornalisti, sia per i volontari delle organizzazioni assistenziali. Se l’è vista negare persino l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) che, nel 2021, ha dovuto ricorrere al TAR Lombardia per varcare il cancello di via Corelli 28; ha visitato il luogo, ma non ha potuto parlare con i trattenuti. Il 26 novembre 2021, il Naga ha presentato un’istanza di accesso al CPR che è stata rigettata dalla Prefettura di Milano per generiche esigenze organizzative; ha, quindi, fatto ricorso al TAR che ha accolto la domanda considerando preminente «la tutela dei diritti fondamentali degli stranieri trattenuti nel centro di permanenza e la trasparenza dell’attività amministrativa». L’accesso è, però, avvenuto il 2 marzo del 2023: c’è voluto un anno di attività legale tra istanze, memorie e richieste di accesso agli atti, per arrivare all’ordinanza e alla sentenza (TAR per la Lombardia, Sezione Prima, Sentenza N. 00001/2023 REG. PROV. COLL. N.00308/2022 REG. RIC., disponibile qui). La delegazione del Naga, composta da una psichiatra, due operatori legali e due operatrici legali, una delle quali anche interprete per la lingua araba, dopo l’identificazione e la perquisizione (comprensiva di controllo al metal detector), è entrata nel CPR con due rappresentanti della Prefettura e con il direttore del centro. Uno dei funzionari della Prefettura ha informato che “al fine di preservare la sicurezza personale dei visitatori” non sarebbe stato consentito l’accesso ai moduli abitativi dove i trattenuti soggiornano né fare fotografie o video.
Il dossier si conclude con una nota surreale: la descrizione dell’offerta tecnica con la quale l’attuale ente gestore ha vinto la gara d’appalto del CPR di via Corelli a Milano. Il documento, richiesto dal Naga come accesso civico, ma ottenuto solo dopo il ricorso al tribunale, configura un elenco di benefit che suonano beffardi per la loro irrealtà: trasmissione continua dei dati degli “ospiti” alla Prefettura, fornitura di repellenti naturali contro gli insetti nel periodo estivo, installazione di distributori automatici di sigarette, derattizzazione e deblattizzazione di tutte le superfici con l’impiego di mezzi e materiali ecologici, pulizia e la cura delle aree verdi del CPR, attività ludico-ricreative e sportive anche mediante l’utilizzo del campo polivalente presente all’interno del Centro, con organizzazione di tornei tra gli ospiti dei moduli abitativi, educazione sanitaria a opera di medici volontari, servizio di informazione legale, completa di mediazione linguistica e culturale, insegnamento di base della lingua italiana, realizzazione di laboratori teatrali, musicali e cineforum, organizzazione di «incontri con atleti italiani, stranieri e anche disabili per concretizzare i concetti di comprensione e tolleranza e prendere altresì consapevolezza delle proprie qualità, attitudini e potenzialità nel rispetto dell’”altro” e delle regole». Con questa offerta tecnica di fantasia, peraltro, l’attuale ente gestore si era classificato terzo su quattro concorrenti, ma, avendola fatta al costo più basso, ha vinto la gara.