Sanità: Italia vs Svizzera. di Fred Paccaud, Gavino Maciocco

Italia e Svizzera, pur così differenti nel modello di sistema sanitario e nella disponibilità di risorse destinate alla sanità, condividono una condizione che da tempo affligge gran parte dei sistemi sanitari: la crescita delle diseguaglianze su base socio-economica, geografica e spesso anche razziale.

Italia e Svizzera, paesi vicini e confinanti, nel campo della salute e dell’assistenza sanitaria registrano alcune affinità e grandi differenze.

Le affinità

Le affinità riguardano soprattutto lo stato di salute delle rispettive popolazioni. In entrambi i paesi infatti la maggior parte degli indicatori di salute è favorevole, e generalmente migliore della media dei paesi OCSE.

La Tabella 1 presenta alcuni di questi indicatori.

La speranza di vita alla nascita è, in Italia e in Svizzera, superiore alla media OCSE: per 38 Paesi il valore medio è di 81 anni, contro gli 83 dell’Italia e gli 84 della Svizzera. L’aspettativa di vita a 60 anni è leggermente più alta in Svizzera che in Italia, e la differenza tra i sessi (circa quattro anni) è identica.

La Tabella 1 suggerisce anche che il miglioramento è possibile, come stimato dal numero di potenziali anni di vita persi prima dei 75 anni o per mortalità evitabile. Le analisi mostrano che gran parte della mortalità precoce è legata a due determinanti modificabili, ossia l’alcol e il tabacco (1). La buona salute della popolazione italiana è spesso attribuita ad abitudini alimentari virtuose, come la dieta mediterranea. Le migrazioni europee dal Sud al Nord hanno modificato favorevolmente la dieta delle regioni di immigrazione, Svizzera compresa. Questa influenza è tanto più verosimile in quanto, dopo il 1945, l’emigrazione italiana proveniva principalmente dall’Italia meridionale, la cui alimentazione sembra particolarmente virtuosa. La salute della popolazione residente in Svizzera avrebbe potuto beneficiare di un “healthy migrant effect”, ovvero un migliore stato di salute selettivo (non dovuto soltante alla dieta) per i migranti di prima generazione.

 La Tabella 2 presenta la percentuale della popolazione che si percepisce in buona/ottima salute. Questa proporzione è generalmente elevata nelle popolazioni italiane e svizzere. Da notare la differenza di 10 punti tra Italia e Svizzera (rispettivamente 73% vs. 83%). Consideriamo anche il gradiente sociale dell’autopercezione della salute, stimato qui dal gradiente di reddito. Questo gradiente è presente in entrambi i paesi. È più marcato in Svizzera che in Italia: la quota di “percezione dello stato di salute” passa dal 70% all’80% dal primo all’ultimo quintile in Italia, dal 73% al 90% in Svizzera.

Le differenze, in certi casi gli enormi divari, riguardano la sanità sia per quanto riguarda il modello di sistema sanitario che per quanto concerne le risorse a disposizione di questo.

Le differenze di modello

Il modello italiano, nato con la riforma del 1978, è universalistico, finanziato dalla fiscalità generale e governato dallo Stato e dalle Regioni. Il modello svizzero è  mutualistico, finanziato dai premi versati dalle famiglie alle 60 casse-malattia autorizzate (leggi anche qui). Queste operano come mutue, escludendo quindi qualsiasi profitto. L’assicurazione sanitaria di base è obbligatoria.  Alla fine di ogni anno, tra le casse-malattia, i 26 Cantoni e la Confederazione viene negoziato l’importo dei premi per l’anno successivo. Questi premi dell’assicurazione di base dipendono dal cantone di residenza dell’assicurato (2). Il premio annuo medio è di CHF 3760 (€ 3904), da CHF 2563 (€ 2661) (Appenzel Interno) a CHF 4915 (€ 5103) (Basilea-Città). Questa disparità inter-cantonale fa parte della cultura politica svizzera che favorisce la gestione locale e decentrata.

Oltre alle disparità geografiche, il finanziamento in Svizzera è socialmente iniquo: i premi sono regressivi perché indipendenti dal reddito familiare. È in atto un parziale riequilibrio: i Cantoni finanziano una riduzione dei premi per gli assicurati sotto une certo livello di reddito. Nonostante ciò, la capacità di pagare delle famiglie a basso e medio reddito sta raggiungendo i suoi limiti, come evidenziato da diversi segnali. Ad esempio, il 5,2% della popolazione residente (>16 anni) ha rinunciato a consultare un medico o un dentista per motivi economici (3). Queste disparità e disuguaglianze rendono difficile, se non caotico, governare il sistema. La pubblicazione dell’ammontare dei premi assicurativi provoca un vero e proprio psicodramma annuale.Sono stati sviluppati nuovi prodotti assicurativi, tra cui franchising, gatekeeper e sistemi assicurativi complementari.  Questi nuovi prodotti assicurativi aumentano la copertura assicurativa per i servizi non coperti dall’assicurazione sanitaria di base (come, ad esempio, certe medicine complementari) o riducono il prezzo dell’assicurazione di base.

Le differenze di risorse

La Tabella 3 mostra chiaramente l’enorme divario nella disponibilità di risorse tra Italia e Svizzera: ad esempio la spesa sanitaria pro-capite italiana (4.290 US$) è quasi la metà di quella svizzera (8.049 US$), che nel mondo è seconda solo a quella USA (12.197 US$).

Il Servizio sanitario italiano è da anni che soffre di un costante processo di de-finanziamento che ha determinato una forte riduzione del personale e dei posti letto, ha ridotto nettamente l’offerta pubblica, ha prodotto un estenuante allungamento dei tempi di attesa e, di conseguenza, ha alimentato il ricorso al settore privato (che negli ultimi anni si è notevolmente espanso, insieme al mercato assicurativo privato). In tutto ciò c’è un’affinità con la Svizzera: in Italia è alta la percentuale di persone che rinunciano a curarsi o ritardano i tempi di una cura per motivi economici.

La Svizzera è ricca di risorse (talora usate anche in eccesso e inappropriatamente) (4). e non conosce il fenomeno delle liste di attesa. Ha un numero di posti letto del 30% superiore a quello italiano, e il numero di infermieri per 1000 abitanti è supera di tre volte quello italiano (18,3 vs 6,2). Anche per questo i livelli di mortalità da COVID-19 in Svizzera sono stati la metà rispetto a quelli italiani (1608 vs 3247 decessi x milione di ab.). La “ricchezza” della Svizzera, e gli alti stipendi dei professionisti, sono un formidabile fattore di attrazione che consente al sistema sanitario di non registrare la carenza di personale di cui è afflitta gran parte dei paesi europei. Nel 2020 un terzo dei medici che esercitano in Svizzera si è formato all’estero (5). I paesi di origine dei medici migranti in Svizzera sono la Germania (20% dei medici immigrati) e l’Italia (4%). Le proporzioni sono più o meno le stesse per gli infermieri. Lo stipendio netto di un infermiere italiano che va a lavorare in Svizzera è intorno ai 3.300 euro (il doppio che in Italia).

Conclusioni

Italia e Svizzera, pur così differenti nel modello di sistema sanitario e nella disponibilità di risorse destinate alla sanità, condividono una condizione che da tempo affligge gran parte dei sistemi sanitari : la crescita delle diseguaglianze su base socio-economica, geografica e spesso anche razziale. E anche la grande disponibilità di risorse sanitarie non garantisce nemmeno una proporzionale crescita della speranza di vita alla nascita, come dimostra la situazione degli USA da alcuni anni alle prese con una costante riduzione della longevità della sua popolazione provocata da vari fattori come l’incredibile, letale epidemia da oppioidi, ma soprattutto dalla devastante diffusione di malattie croniche (a partire dai determinanti modificabili come l’obesità) che colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione (in primis gli afro-americani).

La salute basata sul mercato – più attenta ai profitti che alle persone, più interessata alla produzione di prestazioni che alla cura, alla presa in carico – genera ovunque diseguaglianze e penalizza i gruppi più vulnerabili della popolazione : i poveri, gli anziani (ma anche i giovani, come abbiamo visto durante la pandemia) e i pazienti con problemi di salute mentale.

Fred Paccaud, Unisanté et Faculté de biologie et médecine, Lausanne

Gavino Maciocco, Dipartimento di Scienze della Salute, Università di Firenze

 

Bibliografia

  1. OCDE (2023), « Déterminants non-médicaux de la santé », Statistiques de l’OCDE sur la santé(database), https://doi.org/10.1787/data-00546-fr (accessed on 20 juin 2023).
  2. https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/salute/costi-finanziamento.html
  3. https://www.bfs.admin.ch/bfs/fr/home/statistiques/themes-transversaux/monitoring-programme-legislature/tous-les-indicateurs/ligne-directrice-2-cohesion/renoncement-soins-raisons-financieres.html
  4. Lauriola P, et al. On the importance of primary and community healthcare in relation to global health and environmental threats: lessons from the COVID-19 crisis. BMJ Glob Health. 2021;6(3):e004111. doi: 10.1136/bmjgh-2020-00411
  5. https://stats.oecd.org/Index.aspx?QueryId=51879

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2023/10/italia-vs-svizzera/

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