CLIMA (E DROGHE): l’impronta del proibizionismo

Pubblichiamo (ndr: Fuoriluogo) la traduzione in italiano dell’introduzione al rapporto “Revealing the Missing Link to Climate Justice: Drug Policy” di Health Poverty Action che esplora il collegamento fra politiche proibizioniste sulle droghe e il cambiamento climatico.

Le foreste stanno scomparendo a un ritmo straordinario e ostinatamente costante. Nel 2022, il mondo ha perso 4,1 milioni di ettari di foreste pluviali primarie tropicali – aree di importanza critica per i mezzi di sostentamento, l’immagazzinamento del carbonio e la biodiversità – a un ritmo di 11 campi da calcio al minuto “[1] .
World Resources Institute

climaDi fronte ai tassi “straordinari e ostinatamente costanti” di perdita delle foreste tropicali [2], il Gruppo internazionale di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (IPCC) ha chiesto un’azione urgente per proteggere e ripristinare le foreste, rafforzandone la governance e la gestione.
L’azione è necessaria ora, e i politici, i ministeri dell’ambiente, le ONG e i gruppi della società civile di tutto il mondo si stanno dedicando all’attuazione di “risposte di governance urgenti “[3] per proteggere i più grandi pozzi di carbonio del pianeta, mitigare i cambiamenti climatici e scongiurare la catastrofe climatica[4].
Ma i loro sforzi falliranno finché coloro che sono impegnati nella protezione dell’ambiente trascureranno di riconoscere e affrontare l’elefante nella stanza. Questo elefante è il sistema globale di proibizione criminale delle droghe, popolarmente noto come war on drugs.
È sempre più riconosciuto[5] che gli attori criminali finanziano l’accaparramento delle terre, la deforestazione, il traffico di legname e di animali selvatici e l’estrazione mineraria devastante dal punto di vista sociale ed ecologico. E che le autorità a tutti i livelli spesso approvano e traggono profitto da queste attività illegali. Tuttavia, questo riconoscimento non consente di individuare il motore di queste attività criminali.

Il proibizionismo: il regime internazionale della politica sulle droghe – ideato e sostenuto principalmente dai Paesi del Nord globale e mantenuto dalle Nazioni Unite – ha creato un’economia sommersa non regolamentata e immensamente potente. Questa economia ombra sta minando il progresso ambientale e la governance nelle frontiere della foresta tropicale del mondo. Le giungle del Sud-Est asiatico, le foreste dell’Africa occidentale e le foreste pluviali dell’America centrale e meridionale sono alcuni dei più grandi serbatoi di carbonio del pianeta e sono fondamentali per il nostro futuro climatico.
Questa linea equatoriale è anche correlata alle principali rotte del traffico di droga nel mondo.
Per proteggere regioni ecologicamente fragili è necessario andare alla fonte del sistema di ombre che le minaccia: le leggi e i trattati che rendono illegali le droghe.
Il presente rapporto fornisce un’introduzione a questo tema.[6] Distilla il corpo sempre crescente di analisi politiche e prove scientifiche per esporre come funziona questo sistema ombra, come alimenta la distruzione ambientale e come mina le strategie di mitigazione del clima.
È il primo di una serie, scritto dagli accademici, dai sostenitori e dagli attivisti che compongono la Coalizione internazionale per la riforma della politica sulle droghe e la giustizia ambientale – la prima coalizione globale mai focalizzata su questa intersezione vitale tra la politica sulle droghe e la crisi climatica.
Il documento delinea tre modi fondamentali in cui la politica sulle droghe ostacola la giustizia climatica. In primo luogo, le geografie del proibizionismo, che spingono la produzione e il traffico di droga in aree remote e vitali della biodiversità. In secondo luogo, il reinvestimento dei profitti della droga in altre attività dannose per l’ambiente. Soprattutto, evidenzia come la politica sulle droghe crei le condizioni di base per la devastazione ambientale. Esplora come le leggi proibizioniste abbiano potenziato e arricchito gruppi criminali organizzati e violenti, e creato un’economia sommersa onnipotente che destabilizza l’architettura statale, lasciando che i funzionari legiferino nell’interesse della criminalità organizzata piuttosto che delle persone e del pianeta.
Infine, sottolinea la straordinaria opportunità che abbiamo di demolire questo sistema di proibizione e di costruire alternative di politica delle droghe che funzionino per la salute pubblica e del pianeta.

Al centro del rapporto c’è un appello al movimento ambientalista affinché si faccia carico – strategicamente e programmaticamente – di un’idea cruciale:
Il proibizionismo sulle droghe è un fattore chiave per la criminalità organizzata, la corruzione e la corruzione dello Stato in regioni ecologicamente fragili. Per affrontare l’emergenza climatica è necessaria un’azione urgente e coordinata da parte dei movimenti ambientalisti e della politica sulle droghe, per sostituire il proibizionismo con una regolamentazione che sostenga le persone e il pianeta.
Ecco perché è necessario. E cosa possiamo fare al riguardo.

Di fronte a una situazione che si aggrava di giorno in giorno, è imperativo correggere la strategia della “guerra alla droga” perseguita nella regione negli ultimi 30 anni. Le politiche proibizioniste basate sullo sradicamento della produzione e sull’interruzione dei flussi di droga, nonché sulla criminalizzazione del consumo, non hanno dato i risultati sperati. Siamo più lontani che mai dall’obiettivo annunciato di sradicare le droghe “[7] .
Dichiarazione della Commissione latinoamericana sulle droghe e la democrazia, presieduta da César Gaviria, ex presidente della Colombia, Ernesto Zedillo, ex presidente del Messico, e Fernando Henrique Cardoso, ex presidente del Brasile (2009).

Note

  1. World Resources Institute, Global Forest Review, “Forest Pulse: The Latest on the World’s Forests”, https://research.wri.org/gfr/latest-analysis-deforestation-trends.
  2. World Resource Institute, “Forest Pulse”.
  3. Jean Pierre Ometto et , “Tropical Forests,” Climate Change 2022 – Impacts, Adaptation and Vulnerability, 2023, 2369–2410, https://doi.org/10.1017/9781009325844.024.
  4. Nancy Harris and Michael Wolosin, “Ending Tropical Deforestation: Tropical Forests and Climate Change: The Latest Science,” World Resources Institute, March 6, 2020, https://www.wri.org/research/ending-tropical-deforestation-tropical-forests- and-climate-change-latest-science.
  5. See, e.g., UNODC, “The Nexus between Drugs and Crimes That Affect the Environment and Convergent Crime in the Amazon Basin”, https://www.unodc.org/res/WDR-2023/WDR23_B3_pdf. See also, Europol, “Environmental Crime” https://www.europol.europa.eu/crime-areas-and-statistics/crime-areas/environmental-crime, and Steven Broad, “A Moving Target: Organized Crime and the Illegal Wildlife Trade,” Global Initiative, March 14, 2022, https://globalinitiative.net/analysis/illegal-wildlife-trade-ocindex/.
  6. This does no cover all aspects of this complex issue, and is likely the first of several reports
  7. Latin American Commission on Drugs and Democracy, “Drugs and Democracy: Toward a Paradigm Shift,” opensocietyfoundations.org (Open Society Foundation, February 2009), https://w.opensocietyfoundations.org/publications/drugs-and-democracy-toward-paradigm-shift#publications_download.

[Fonte: www.healthpovertyaction.org – Traduzione a cura della redazione di Fuoriluogo]

fonte: https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/clima-limpronta-del-proibizionismo/

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