Il Covid-19 l’ha insegnato: abbiamo bisogno di un servizio sanitario nazionale adeguatamente organizzato, dotato e finanziato, in particolare nella sua componente territoriale. Ciò non solo per far fronte alle future, purtroppo tutt’altro che improbabili, emergenze epidemiche, ma anche per tutelare e promuovere la salute delle comunità e dei singoli, specialmente di quelli più fragili, in tutte le regioni, per tutte le fasce d’età, con modalità e qualità omogenee. Ciò per salvaguardare equità, solidarietà e universalismo del servizio sanitario nazionale.
Sono necessarie rilevanti riforme di assetto del sistema, combinando innovazione tecnico-organizzativa con un deciso orientamento verso la salute e la partecipazione comunitaria territoriale.
È necessario inoltre un nuovo equilibrio fra Stato e Regioni che la riforma del titolo V non ha assicurato, aumentando le diseguaglianze regionali che potrebbero essere ulteriormente inasprite dall’attuazione dell’autonomia differenziata.
Ecco che cos’è per noi la via maestra.
Attivare prontamente i distretti e le case della comunità
– Porre il baricentro della cura nel luogo in cui il cittadino vive: la propria casa.
– Basare la programmazione su coincidenza territoriale tra distretti sanitari e ambiti Tterritoriali sociali.
– Definire i territori e i progetti attuativi delle case della comunità.
– Analizzare bisogni e risorse delle comunità e pervenire a profili e piani di salute condivisi con tutti i soggetti.
– Attivare équipe multiprofessionali e multisettoriali.
– Coinvolgere operatori sanitari e sociali con il terzo settore e i nuclei attivi della comunità per una governance condivisa.
– Riformare le cure primarie con precise indicazioni e supporti per il lavoro di cura interprofessionale.
– Realizzare le centrali operative territoriali e i punti unici di accesso e accoglienza.
– Attivare progetti di promozione della salute, di sviluppo di comunità sane e di vivibilità ambientale, coinvolgendo la popolazione.
Superare il definanziamento del Ssn investendo sul personale, sulle tecnologie e sulla riorganizzazione
– Sbloccare le assunzioni nel pubblico, semplificare e razionalizzare i rapporti contrattuali-convenzionali con ruoli unici e unificanti.
– Adeguare i livelli stipendiali.
– Rifinanziare il Ssn, i livelli essenziali delle prestazioni sociali e i fondi nazionali per le politiche sociali, anche abolendo le agevolazioni fiscali per la sanità integrativa.
– Qualificare il personale in relazione ai bisogni locali e con competenze collaborative, comunicative, progettuali e valutative oltre che tecnico-specialistiche.
– Adeguare gli accessi ai diversi percorsi di laurea, specializzazione e qualificazione.
– Investire in telemedicina e teleassistenza e nel sostegno alla domiciliarità.
Riportare il privato accreditato al ruolo integrativo del pubblico
– Programmare l’offerta pubblica esclusivamente rispetto ai bisogni di salute della popolazione, a cui possono concorrere, solo con ruolo integrativo, i privati accreditati: la competizione fra privati accreditati e servizi pubblici è incompatibile con la sostenibilità del Ssn.
– Introdurre strumenti adeguati per regolare la mobilità interregionale.
– Rendere trasparente l’individuazione dei privati accreditati nel rigoroso rispetto della programmazione.
– Limitare il ricorso alle esternalizzazioni, riservandole alle attività non sanitarie e scoraggiare fortemente il ricorso all’appalto.
Fulvio Lonati, portavoce dell’Alleanza per la riforma delle cure primarie in Italia