Senza paura. Nel nome della sicurezza e dei diritti. Si approvi la riforma penitenziaria

Antigone e Magistratura democratica promuovono un appello a tutte le forze politiche per l’approvazione della riforma penitenziaria. L’appello è sottoscritto da giudici, giuristi, esperti di materia penitenziaria di indubbia fama. Tra loro Valerio Onida (ventottesimo presidente della Corte Costituzionale), Francesco Cascini (pubblico ministero e già capo del dipartimento della giustizia minorile), Massimo De Pascalis e Emilio Di Somma (entrambi già vice-capo del Dap).
A sostegno anche vi è la nota dell’ex presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick (consultabile a questo link).


La riforma penitenziaria è a un passo dalla sua approvazione. Noi con determinazione auspichiamo che si faccia questo passo. Sarebbe un passo di civiltà, che favorirebbe un avvicinamento della nostra vita penitenziaria a quanto previsto nelle Regole penitenziarie europee e all’articolo 27 della Costituzione secondo cui la pena non deve mai consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e tendere alla rieducazione del condannato.

Il nostro sistema penitenziario, a 43 anni dalla legge del 1975 che è ancora in vigore, ha bisogno di nuove norme che avvicinino la vita nelle carceri alla vita esterna. Grandi questioni come quelle della salute fisica e psichica dei detenuti, dei rapporti con le famiglie, della socialità e della disciplina interna, dell’isolamento, dell’accesso alle misure alternative richiedono cambiamenti senza i quali forte è il rischio di tornare a quelle condizioni che hanno prodotto la condanna del 2013 da parte della Corte europea dei diritti umani.

Un carcere dove sia pienamente rispettata la dignità umana è un carcere che produce sicurezza.

Un carcere dove invece non siano pienamente assicurati i diritti fondamentali non produce sicurezza.

La riforma penitenziaria che è sul punto della sua definitiva approvazione è funzionale a rendere meno inutilmente rigida la vita interna agli istituti penitenziari. Un carcere riformato è anche funzionale a migliorare sensibilmente la qualità della vita dello staff penitenziario, impegnato quotidianamente in un lavoro straordinario, di grande prestigio sociale ma non sempre adeguatamente valorizzato.

Una vita che non sia ozio forzato in celle chiuse è una vita che sarebbe probabilmente recuperata.

Il nostro sì alla riforma penitenziaria è pieno. È un sì nel nome dei diritti, delle garanzie, della sicurezza.

L’appello finora è stato sottoscritto da:
GAETANO AZZARITI, professore ordinario di diritto costituzionale e direttore della Rivista costituzionalismo.it
FRANCESCO CASCINI, pubblico ministero e già capo del Dipartimento della giustizia minorile e delle misure di comunità
GIANCARLO DE CATALDO, giudice e scrittore
MASSIMO DE PASCALIS, già vice-capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
EMILIO DI SOMMA, già vice-capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
MASSIMO DONINI, professore ordinario di diritto penale
FRANCO GALLO, trentaseiseimo presidente della Corte costituzionale
FRANCO MAISTO, già presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna e a lungo giudice
UGO MATTEI, professore ordinario di Diritto internazionale e comparato
FRANCO IPPOLITO, a lungo giudice della Corte di cassazione oggi presidente della Fondazione Basso
VALERIO ONIDA, ventottesimo presidente della Corte costituzionale
LIVIO PEPINO, già giudice e responsabile delle edizioni Gruppo Abele
RITA SANLORENZO, sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione

Fonte: Antigone

 

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