Un terzo degli studenti universitari non riesce a pagarsi casa. Lo dice una ricerca Udu-Cgil-Sunia. Presentata l’iniziativa di legge della campagna Alta tensione abitativa. Intanto riparte la protesta in varie città, in vista del 7 ottobre. (n.d.r. manifestazione “La Via Maestra”)
Un terzo degli studenti universitari in Italia non riesce a pagare l’affitto. Il dato emerge da una ricerca sulla condizione abitativa studentesca avviata da Cgil, Unione degli Universitari (Udu) e Sunia. Per il 56% degli studenti i costi sono troppo elevati, il 47% lamenta condizioni non dignitose degli appartamenti, il 41% la carenza di alloggi e il 46% riferisce di essere stato truffato con annunci falsi. Molti lamentano una selezione che penalizza gli studenti maschi e quelli non italiani. «C’è bisogno di un intervento urgente», scrivono le organizzazioni.
Intanto gli studenti tornano in piazza. L’Udu ha annunciato l’avvio di una mobilitazione nazionale con «tende, striscioni, presidi e flash mob» in diverse città. Si partirà lunedì 25 settembre a Roma con un presidio davanti alla Sapienza. La protesta continuerà a Bologna, Modena, Lecce e in altre, città fino alla manifestazione nazionale il 7 ottobre a Roma promossa da un centinaio di associazioni della sinistra e dalla Cgil.
Anche il movimento «Tende in Piazza» è tornato a manifestare con un’assemblea nazionale a Milano lo scorso fine settimana. Gli studenti hanno occupato un cinema vuoto, subito sgomberato, e convocato una seconda assemblea il 7 ottobre. Stanno elaborando proposte puntuali sul tema della casa e interloquendo con il comune di Milano. Un primo passo in avanti arriva dalla Regione Lombardia con l’approvazione all’unanimità, in commissione cultura, di una mozione bipartisan per mappare gli edifici pubblici da destinare a studentati. La mozione, presentata da Onorio Rosati (Alleanza Verdi e Sinistra) e Paolo Romano (Pd), invita la giunta ad attivarsi presso il governo per aumentare i fondi per la realizzazione di alloggi per studenti universitari.
L’Unione giovani di sinistra ha elaborato proposte specifiche per uscire dall’emergenza abitativa, ormai strutturale in Italia, tra cui una legge nazionale sugli affitti brevi, la destinazione dei fondi del Pnrr agli studentati pubblici, il recupero di immobili inutilizzati, lo stop della vendita del patrimonio pubblico, il ripristino dei fondi per l’affitto e la morosità incolpevole, la reintroduzione dell’equo canone. Le proposte sono contenute in un appello rivolto a realtà politiche, sindacati, associazioni, movimenti e singole persone.
La ripresa degli sfratti, le esecuzioni immobiliari sulla prima casa, i rincari di utenze e oneri condominiali, la crescita del turismo e degli affitti brevi turistici, disegnano un quadro allarmante non solo per gli studenti. Oltre ad abolire il reddito di cittadinanza il governo ha tagliato le uniche misure esistenti in tema di politiche abitative (il fondo per l’affitto e quello per la morosità incolpevole), e ha destinato appena 4 milioni di euro al Fondo per gli studenti fuori sede.
A Bologna, secondo la vicesindaca Emily Clancy, le richieste per un contributo all’affitto sono cresciute da 1.900 in media l’anno della pandemia a 11mila quest’anno. Clancy ha partecipato ieri a un incontro tecnico tenutosi in Senato per la presentazione della proposta di legge nazionale sugli affitti brevi elaborata dalla campagna veneziana Alta tensione abitativa (Ata).
Oltre agli esponenti di Ata, alla presentazione hanno partecipato anche Elena Ostanel, consigliera regionale del Veneto, e Filippo Celata, professore della Sapienza esperto di affitti brevi. La proposta di legge, che vuole dotare i comuni ad «alta tensione abitativa» di uno strumento di governo degli affitti brevi, è stata discussa con deputati e senatori tra cui Luana Zannella, Aurora Floridi ed Elisabetta Piccolotti e di Alleanza Verdi e Sinistra, Pierfrancesco Majorino, membro della Segreteria Nazionale Pd con delega al diritto alla casa, Michele Fina e Marta Bonafoni, entrambi Pd. Si sono discusse le possibili misure da attuare con urgenza per frenare la turistificazione e lo spopolamento dei centri storici.
Obiettivo condiviso è la definizione di una proposta per l’apertura di un dibattito che includa anche gli esponenti della maggioranza. La proposta non è in contrapposizione con quella della ministra Santanchè perchè, ha spiegato Giovanni Leone di Ata, la proposta Ata riguarda le politiche per la casa.
Il ministero dell’università e della ricerca ha infine annunciato l’esito di un avviso, pubblicato a maggio, per acquisire manifestazioni di interesse da parte di soggetti pubblici e privati che intendano mettere a disposizione immobili da destinare a residenze universitarie con il contributo pubblico del Pnrr. «Ne abbiamo messi insieme 400 per un totale al grezzo di circa 80 mila posti letto» ha detto la ministra Bernini. Il ministero starebbe facendo una scrematura delle proposte che dovrebbero essere pubblicate a breve. Il nodo, però, riguarda la futura gestione dei nuovi posti, la loro destinazione al diritto allo studio e i canoni ancora da stabilire.
Fonte: il manifesto 22.9,2023