ARTE E CULTURA FANNO BENE ALLA SALUTE: il Report dell’University College di Londra

Introduzione

Il recente Report dell’University College of London presenta i risultati delle ricerche – consistenti in studi longitudinali e di coorte su larga scala – e descrive i diversi impatti sulla salute che la partecipazione e il coinvolgimento in attività artistiche e culturali ha nelle varie fasi del ciclo di vita: salute sociale per i bambini e gli adolescenti, salute mentale in età adulta e nella terza età, generale riduzione della fragilità e allungamento della vita.

La finalità dichiarata del Report è aiutare i decisori politici, i professionisti del mondo sanitario e scolastico, e del mondo dell’arte a comprendere appieno gli effetti a lungo termine di cultura e arte sulla salute, aprendo una nuova visione sulla valenza preventiva e supportiva – oltre che terapeutica – delle arti e sul ruolo nel ridurre le disuguaglianze, che promuova la promozione/realizzazione di proposte di alta qualità accessibili a tutti.

Il Report completo è corredato da alcune schede di sintesi tematiche (Evidence Brief), Dors ne ha selezionate e descritte tre.

Impatto di arte e cultura su salute psicologica/sociale in età evolutiva

La scheda di sintesi/Evidence Brief How the arts can support children and young people’s development and wellbeing” analizza collegamento tra il coinvolgimento/partecipazione ad attività artistiche in età evolutiva e l’impatto sulla salute psicologica e sociale.

Il messaggio principale è il seguente:
Nei bambini e adolescenti che partecipano ad attività culturali e artistiche
– si riducono i problemi di iperattività e difficoltà di concentrazione, e i comportamenti anti-sociali e violenti
– aumentano/migliorano i comportamenti pro-sociali, quali empatia e altruismo
– diminuisce la probabilità che fumino sigarette, e assumano sostanze alcoliche e stupefacenti

Esiste già un ampio corpus di evidenze sul ruolo svolto dalle arti nello sviluppo sciale e sulla salute/benessere di bambini e adolescenti, in maggior parte però svolti su piccola scala e incentrati sul breve periodo: la ricerca ha perciò riguardato in particolare gli effetti a lungo termine della partecipazione a tali attività, attingendo da ampi database di studi di popolazione realizzati nel corso di svariati anni (Stati Uniti e Regno Unito, dal 2017 al 2022).

Nel dettaglio, i risultati di questa ricerca:

  • Per quanto riguarda i comportamenti sociali e antisociali, si è visto che i bambini che leggono per piacere/divertimento hanno dei livelli più bassi di iperattività e disattenzione, e manifestano più comportamenti empatici e di offerta di aiuto al prossimo, indipendentemente da genere, etnia, situazione demografica familiare, e frequenza di letture realizzate insieme ai genitori. Gli stessi effetti benefici sono stati rilevati rispetto ad altri tipi di attività quali: danza, musica, lezioni di educazione artistica, arti performative. Inoltre, gli adolescenti impegnati in club di lettura, circoli teatrali, gruppi musicali, orchestre, cori, cheerleading, danza riferiscono comportamenti antisociali e “devianti” in misura minore, per almeno 1 – 2 anni. Inoltre, per i ragazzi di 10 – 11 anni partecipare a un gran numero di attività artistiche extracurriculari comporta una riduzione dell’iperattività e della disattenzione nei tre anni successivi, a prescindere dalle condizioni demografiche e socio-economiche, e da caratteristiche scolastiche quali sovraffollamento o location: la stessa correlazione non è stata trovata per le attività artistiche realizzate a scuola, e ciò suggerisce l’importanza di realizzare attività artistiche fuori dal setting scuola per una maggiore efficacia nel promuovere la salute psicologica e la socialità.
  • Per quanto riguarda i comportamenti di salute e stili di vita “sani”, i bambini che leggono per piacere/divertimento hanno una probabilità minore di iniziare a fumare sigarette e bere alcolici a 14 anni; inoltre, è emerso che gli adolescenti di età compresa tra 12 – 19 anni che partecipano ad attività artistiche di gruppo fanno un uso ridotto di sostanze (alcol, marijuana, tabacco), ma questo effetto non viene mantenuto nel lungo periodo, dopo la fine delle attività, perciò i programmi dovrebbero essere costanti e duraturi.
  • Per quanto riguarda le abilità creative, dai resoconti degli insegnanti sulla creatività dei bambini di 7 anni – intesa come originalità, creatività, immaginazione che emergono durante attività teatrali, attività manuali, laboratori di scrittura libera, disegno e pittura, e racconto di storie – è emersa una correlazione tra un livello alto di competenza creativa e un minor rischio di sviluppare depressione, irrequietezza, comportamenti disadattivi e disregolati nel periodo dell’adolescenza.
  • Per quanto riguarda l’auto-stima e l’auto-controllo, uno studio ha dimostrato che i ragazzi di 11 anni che ascoltano musica o suonano, disegnano, dipingono, fanno attività manuali, o leggono per piacere hanno un livello di auto-stima più elevato, il cui sviluppo è indipendente dal livello delle abilità artistiche possedute, che non deve essere necessariamente eccellente; la correlazione tra il coinvolgimento in tali attività e l’accrescimento dell’autostima è più forte se i genitori vi partecipano insieme ai figli. Negli adolescenti impegnati in attività culturali e artistiche è stato osservato un auto-controllo maggiore, e ciò fa ipotizzare che le arti possono aiutare i giovani a regolare emozioni e comportamenti.

Infine, alcune raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

  • I benefici delle arti si manifestano se la partecipazione ad attività artistiche e culturali viene “normalizzata” e facilitata, entrando a far parte della quotidianità. In particolare, a bambini, adolescenti e famiglie devono essere garantite opportunità di partecipazione ad attività artistiche e culturali che siano accessibili a tutti, incluse attività esterne al contesto scolastico.
  • poiché i risultati della ricerca dimostrano che chi vive in aree deprivate potrebbe avere maggiori benefici dalla partecipazione ad attività di tipo artistico, deve diventare una priorità aumentare le proposte rivolte ai giovani delle aree meno agiate, contribuendo in tal mondo alla riduzione delle disuguaglianze.

Impatto delle attività artistiche su salute mentale e benessere in età adulta e terza età

La scheda di sintesi/Evidence Brief “How the arts can support mental health and wellbeing in adulthood” descrive gli effetti sulla salute mentale della partecipazione ad attività artistico-culturali in età adulta e senile. Anche per questo ambito tematico, il Report ha utilizzato dati provenienti da studi svoltisi nel corso di molti anni e su una popolazione numerosa (circa 23.000 persone), al fine di integrare le evidenze già esistenti sul ruolo che le arti rivestono per la prevenzione e gestione della malattia/salute mentale, ma spesso riguardanti effetti a breve termine e campioni numerici piccoli.

Il messaggio principale è il seguente:

  • La salute mentale delle persone adulte che partecipano ad attività artistiche e culturali migliora, e aumenta la soddisfazione per la propria vita
  • Le persone impegnate in attività di tipo artistico e culturale riducono la probabilità di incorrere in problemi depressivi durante la vecchiaia, e percepiscono la propria vita come maggiormente degna di essere vissuta, con numerosi riverberi a livello di salute fisica
  • Gli interventi di tipo artistico possono mitigare e ridurre i problemi di salute mentale, tra cui la depressione post natale
  • Sono necessarie politiche che promuovano e diano valore a proposte di tipo artistico rivolte all’intero ciclo di vita

Nel dettaglio, i risultati della ricerca:

  • Per quanto riguarda le strategie di coping, dai dati della ricerca è emerso che la partecipazione frequente e costante ad attività artistiche e culturali è collegata al miglioramento delle condizioni di salute mentale, in particolare in termini di aumento delle abilità di coping cioè di gestione dello stress e dei problemi mentali nella vita quotidiana. Questa correlazione è risultata maggiore in per la partecipazione ad attività classificate come artistiche (ballare, cantare, recitare, scolpire, dipingere, lavorare a maglia o uncinetto, realizzare opere in legno, leggere per piacere, partecipare a laboratori di scrittura creativa, realizzare video, fare fotografia, fare teatro e animazione di strada, ecc) rispetto alla partecipazione ad attività classificate come culturali (andare al cinema, vedere una mostra, assistere a un’opera teatrale o a un’opera lirica, partecipare a concerti dal vivo, ecc), e ciò fa ipotizzare che la sola partecipazione passiva ad eventi culturali non influisca sui fattori psicologici e comportamentali sottostanti alle abilità di coping
  • Per quanto riguarda la regolazione delle emozioni, sono state evidenziate tre tipologie di strategie di regolazione emotiva (fondamentali per il benessere mentale) che vengono attivate dalla partecipazione ad attività artistico-culturali: le arti creano uno “spazio sicuro” (safe space) in cui re-indirizzare l’attenzione e liberarsi dai pensieri e sensazioni negative; permettono di “fare i conti” con le proprie emozioni, scaricandole e rielaborandole razionalmente, e ideando tentativi di soluzione; aumentano l’auto-stima rassicurando la persona sulle proprie capacità nel gestire i problemi.
  • Per quanto riguarda la salute mentale nella terza età, è emerso che le persone over 50 hanno un rischio minore di sviluppare un disturbo depressivo nei successivi 10 anni se frequentano mensilmente luoghi in cui si svolgono attività e manifestazioni culturali, con un ruolo preventivo “indipendente” dalla situazione socio-economica di appartenenza (che influisce solo in parte). In particolare, la partecipazione ad attività di gruppo (coro, danza, fotografia, teatro, gruppi musicali) produce effetti positivi sulla salute in età senile, tra cui l’aumento della soddisfazione per la propria vita e la sensazione di “avere uno scopo”, la riduzione del senso di solitudine, e dal punto di vista fisico livelli di dolore più bassi in caso di malattie croniche, abbassamento del tasso di obesità, miglioramento del sistema immunitario, riduzione del tempo di convalescenza in caso di malattia.
  • Per quanto riguarda la frequenza della partecipazione, la ricerca ha evidenziato una riduzione del rischio di sviluppo di un disturbo depressivo per le persone impegnate in maniera costante in attività artistiche (riduzione del 32% se l’impegno era ogni 2 – 3 mesi, del 48% se l’impegno era mensile o con frequenza maggiore).

Infine, alcune raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

  • E’ necessario aumentare le opportunità di partecipazione ad attività artistiche perché queste potenzialmente possono ridurre la prevalenza di malattia mentale. Le evidenze finora raccolte ci dicono infatti che quando le persone vengono coinvolte in attività artistiche aumenta la possibilità di una diagnosi precoce e si riduce il ricorso ai servizi di salute mentale. Ma la partecipazione alle attività artistiche e culturali dovrebbe essere “normalizzata” e facilitata, soprattutto nelle aree deprivate.
  • Viene raccomandato il Social Prescribing approach, la possibilità cioè che gli operatori delle cure primarie (tra cui i medici di base) prescrivano ai propri pazienti la partecipazione ad attività creative e non-cliniche all’interno della propria comunità, nell’ottica di aiutare le persone in situazioni di isolamento e solitudine e affette da disturbi mentali comuni, che sono noti fattori di rischio di futuri problemi fisici e mentali più gravi.

Disuguaglianze nell’accesso all’arte e alla cultura per la salute e il benessere

La scheda di sintesi “Evidence brief: inequalities in accessing  arts and culture for health and wellbeing” descrive le disuguaglianze nell’accesso delle persone alle arti e alla cultura.

I messaggi principali sono i seguenti:

Il lavoro ha identificato chiare disuguaglianze nell’accesso delle persone alle attività artistiche e culturali:

  • Le persone provenienti da contesti socioeconomici più poveri avevano un livello di coinvolgimento/impegno artistico e culturale inferiore.
  • Sesso, etnia, stato civile, responsabilità nell’accudimento dei figli piccoli ed età erano tutti fattori legati all’impegno artistico e alle e attività culturali.
  • Gli individui che vivono nelle aree più svantaggiate del Regno Unito hanno un minore coinvolgimento culturale e artistico rispetto a coloro che vivono in aree più ricche.
  • La cattiva salute mentale era collegata a difficoltà nell’impegnarsi con le arti

Nel dettaglio, i risultati di questa ricerca:

Esiste un ampio corpus di prove del ruolo che le arti possono svolgere nella prevenzione e nella gestione delle malattie.

Tuttavia, la ricerca – che ha esplorato le disuguaglianze nell’accesso alle arti utilizzando grandi set di dati, provenienti da studi di coorte inerenti il monitoraggio della salute e delle attività di migliaia di persone, campionate casualmente nel corso di molti anni e decenni – ha dimostrato che mentre molte persone nel Regno Unito partecipano ad attività creative di tanto in tanto, solo il 10,3% degli adulti partecipa regolarmente ad attività artistiche e solo il 18% degli adulti è impegnato in maniera frequente in attività culturali.

Sono state identificate le seguenti barriere che impediscono alle persone di impegnarsi in attività artistiche e culturali:

Barriere geografiche

I risultati mostrano che coloro che vivono nel 10% delle aree più ricche hanno il 21% in più di probabilità di impegnarsi nelle arti rispetto a coloro che vivono in aree di media deprivazione/svantaggio, e il doppio delle probabilità di impegnarsi in attività culturali.

Al contrario, le persone che vivono nel 10% delle aree più svantaggiate hanno il 17% in meno di probabilità di dedicarsi alle arti e il 64% in meno di probabilità di impegnarsi in attività culturali rispetto alle persone che vivono in aree di media deprivazione.

C’erano anche differenze geografiche indipendenti dalla posizione socioeconomica: coloro che vivono nel nord dell’Inghilterra avevano il 14% in meno di probabilità di dedicarsi alle arti e il 20% in meno di probabilità di impegnarsi in attività culturali rispetto a chi vive nelle regioni meridionali, e l’impegno artistico e culturale era maggiore nelle campagne rispetto alle aree industriali.

Queste disuguaglianze sono particolarmente importanti in termini di salute pubblica: le persone provenienti dai quartieri più poveri sembrano godere maggiormente degli effetti positivi sulla salute quando sono impegnate nelle arti e nella cultura rispetto a quelle dei quartieri più ricchi.

Barriere socioeconomiche e demografiche

Al di là della geografia (ma spesso legata ad essa), i risultati hanno evidenziato chiari aspetti socioeconomici e demografici come ostacoli al coinvolgimento in arte e cultura:

  • Istruzione e occupazione: le persone che vivono in aree con livelli di istruzione inferiori e inferiore stato professionale erano meno propense a partecipare alle arti. Tuttavia, quando si sono impegnate in tali attività, le persone provenienti da contesti socioeconomici inferiori hanno fatto un uso maggiore delle arti per regolare le proprie emozioni.
  • Genere: gli uomini erano meno propensi a partecipare rispetto alle donne.
  • Etnia: le persone appartenenti a minoranze etniche avevano meno probabilità di impegnarsi in attività artistiche e culturali rispetto alle persone di origine bianca.
  • Assistenza all’infanzia e stato civile: le persone che si prendevano cura dei bambini o quelle che erano sposate avevano meno probabilità di partecipare ad attività artistiche e culturali.
  • le persone anziane avevano meno probabilità di partecipare ad attività artistiche rispetto ai giovani ma erano più propense a impegnarsi in attività culturali in maniera frequente

Barriere sanitarie

Le persone con condizioni di salute precarie hanno incontrato più ostacoli nel dedicarsi alle arti. Le persone con salute mentale e fisica più povera che non si dedicavano regolarmente alle arti si percepivano meno capaci di prendere parte ad attività artistiche, e le persone con problemi di salute mentale erano meno motivate ad impegnarsi, indipendentemente dal fatto che ne avessero l’opportunità. Le persone in situazione di solitudine/isolamento sentivano di avere meno opportunità di impegnarsi. Le persone che erano “meno felici” avevano meno probabilità di partecipare ad attività culturali. Tuttavia, ciò è parzialmente spiegato dal fatto che le persone con livelli di felicità inferiori avevano anche una posizione socioeconomica e livelli di istruzione inferiori, il che è correlato a un minore impegno culturale.

Giovani e scuole

I risultati mostrano che mentre i bambini provenienti da contesti socioeconomici più poveri sono impegnati meno nelle arti e nella cultura al di fuori della scuola rispetto ai bambini di contesti più avvantaggiati, all’interno delle scuole non c’era differenza. Ciò suggerisce che le scuole sono fondamentali per rimuovere gli ostacoli alla partecipazione artistica.

Raccomandazioni a livello di politiche e prassi operative:

  • Per affrontare le disuguaglianze nell’accesso alle arti, le persone hanno bisogno di arti e servizi più coerenti e accessibili che propongano/eroghino attività culturali per tutto il ciclo di vita, nelle scuole, nelle comunità, nei luoghi di lavoro e persino nei setting clinici.
  • Sono necessari più progetti artistici, con una particolare concentrazione su quei gruppi di persone che accedono meno all’arte e alla cultura: genitori/tutori, persone appartenenti a minoranze etniche, uomini, persone appartenenti a gruppi socioeconomici inferiori e provenienti dai quartieri più poveri.
  • Poiché lo studio ha dimostrato che le persone che vivono in aree più svantaggiate possono beneficiare ancora di più del coinvolgimento artistico rispetto a quelli residenti nelle aree più ricche, le arti potrebbero svolgere un ruolo importante nel ridurre le disuguaglianze di salute. È necessaria un’azione mirata per migliorare l’offerta artistica e l’accesso nelle aree meno abbienti.
  • Anche rispetto alle disuguaglianze, loa prescrizione di attività “creative” in ambito comunitario/sociale (Social Prescribing approach) può facilitare e incoraggiare un migliore accesso ai progetti artistici per coloro che potrebbero altrimenti sentirsi meno in grado di impegnarsi, come le persone che soffrono di solitudine, depressione e ansia.
Bibliografia
  1. REPORT COMPLETO
    Fancourt D, Bone JK, Bu F, Mak HW, Bradbury A. The Impact of Arts and Cultural Engagement on Population Health: Findings from Major Cohort Studies in the UK and USA 2017 – 2022. London: UCL; 2023 March
  2. ARTICOLO E TRADUZIONE DEL REPORT OMS (2019) sulle evidenze sul ruolo delle arti nel miglioramento della salute e del benessere, a cura di Dors.
    Fancourt D, Finn S. What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review. Copenhagen: WHO Regional Office for Europe; 2019 (Health Evidence Network (HEN) synthesis report 67)

fonte: https://www.dors.it/page.php?idarticolo=3996 – a cura di Rita Longo e Marina Penasso, Dors


DOWNLOAD & LINK

The Impact of Arts and Cultural Engagement on Population Health | Report completo [ENG]

What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review | Report completo [ITA]

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