I soldi di Big Pharma ai Royal Colleges. di Adriano Cattaneo

I Royal Colleges, le associazioni professionali mediche britanniche, ricevono dall’industria farmaceutica una montagna di fondi. Tra il 2015 e il 2022  hanno incassato oltre 9 milioni di sterline. La parte del leone l’hanno fatta il Royal College of Physicians (2.8 milioni), e quello dei medici di famiglia (2.4 milioni). Difficile pensare che questo flusso di denaro non crei dei conflitti di interessi.

Una serie di articoli pubblicati a marzo 2023 dal Lancet mostra come gli attori commerciali possano influenzare negativamente la salute.[1] Il Lancet si sofferma soprattutto su quattro enormi gruppi di attori commerciali, quelli che producono e vendono tabacco, alcool, carburanti fossili e alimenti ultra-processati, prodotti industriali che assieme sono responsabili di 19 milioni di decessi all’anno nel mondo, pari al 34% del totale dei decessi e al 41% di quelli da malattie non infettive, secondo i dati del Global Burden of Disease del 2019, considerati sottostimati.[2] Gli attori commerciali e i loro alleati causano danni alla salute:

  • condizionando e indirizzando le scelte politiche che rafforzano le attività commerciali e contemporaneamente indeboliscono il controllo;
  • piegando la scienza a loro favore e seminando dubbi sui risultati di studi scientifici indipendenti da interessi commerciali;
  • mettendo in atto forme di marketing, in tendenza sempre più digitale, sempre più incisive ed efficaci, per quanto ingannevoli;
  • controllando e dominando tutta la catena di produzione e distribuzione, fino allo smaltimento dei rifiuti;
  • gestendo le risorse umane in maniera tale da ridurne i costi, con la diffusione di lavori insicuri, mal pagati, faticosi e stressanti;
  • realizzando attività finanziarie e di gestione della reputazione che legittimano e danno credibilità a ogni loro azione;
  • esternalizzando tutti i costi, compresi quelli per salute e ambiente, allo stato e alla società.

Queste strategie sono state inventate, provate sul campo e raffinate da Big Tobacco.[3] Sono state poi adottate, mutatis mutandis, da tutti gli altri attori commerciali, soprattutto da quei conglomerati di imprese transnazionali che operano a livello globale.

Big Pharma, intesa come quella decina di imprese che dominano il mercato mondiale dei farmaci, ma incluse anche le imprese che dominano i mercati nazionali e quelle che controllano il mercato dei dispositivi medici, non fa eccezione. Data la natura del prodotto, Big Pharma è particolarmente attenta, oltre che ai rapporti con ministeri della salute e agenzie del farmaco, alle relazioni con i professionisti della salute: medici e loro associazioni, accademici e ricercatori, key opinion leaders. Un libro uscito una decina d’anni fa, titolo originale Bad Pharma, illustra nei dettagli i meccanismi usati dall’industria per accalappiare gli operatori sanitari e imbrogliare gli utenti.[4] Tra questi meccanismi, assumono particolare rilievo i pagamenti di vario tipo alle associazioni professionali, dalle sponsorizzazioni dei congressi al finanziamento di progetti, compresa l’elaborazione di linee guida.

La letteratura sull’argomento è ormai sterminata. Le ultime indagini provengono dalla Gran Bretagna. Un primo articolo riguarda i pagamenti di Big Pharma ai Royal Colleges (RC), la denominazione di molte associazioni professionali britanniche introdotta già nel secolo XVI.[5] La maggior parte delle entrate dei RC proviene dalle quote di iscrizione, ma l’indagine mostra che tra il 2015 e il 2022 essi hanno ricevuto oltre 9 milioni di sterline da molte industrie farmaceutiche e di dispositivi medici. La parte del leone l’hanno fatta il RC più antico, il Royal College of Physicians (2.8 milioni), e quello dei medici di famiglia (2.4 milioni). L’autore dell’indagine ha chiesto ai RC di rivelare i dettagli sulle somme ricevute, ma tutti, con l’eccezione del RC degli anestesisti, hanno legittimamente rifiutato, visto che la legge non li obbliga alla trasparenza su questioni finanziarie. I dati pubblicati dal BMJ sono stati scaricati da Disclosure UK, un database volontario della federazione britannica delle industrie farmaceutiche che, in quanto volontario, potrebbe non riportare tutti i pagamenti e in ogni caso non contiene dettagli sui vari tipi di pagamenti e i progetti o programmi ai quali sono destinati. La Figura 1 mostra i pagamenti ai vari RC da parte di Big Pharma. Difficile pensare che questo flusso di denaro non crei dei conflitti di interessi.

Figura 1. Pagamenti di Big Pharma ai vari Royal Colleges

I RC non hanno rivelato quanti soldi avevano ricevuto, ma alcuni hanno dato riposte interessanti:

  • “Ci stiamo organizzando per rendere pubblici tutti i pagamenti a partire dal 2023-24.”
  • “Non dipendiamo da questi pagamenti, che corrispondono all’1% del nostro bilancio.”
  • “Lavoriamo solo con sponsor che condividano i nostri obiettivi.”
  • “Le nostre procedure interne garantiscono totale indipendenza da interessi commerciali.”
  • “Questi fondi ci permettono di non far pesare sui nostri iscritti alcuni costi.”
  • “Lavoriamo con alcuni partner soprattutto per rendere meno costosi alcuni eventi.”
  • “Evitiamo pagamenti che potrebbero minare la nostra reputazione.”

Un altro articolo esamina le caratteristiche dei pagamenti ad associazioni professionali e di pazienti.[6] Gli autori hanno comparato le ditte in base alla quantità di denaro investito, al tipo di associazione bersaglio e al tipo di pagamento. Hanno anche cercato di individuare differenze di comportamento delle ditte nelle 4 nazioni britanniche. Anche in questo caso i dati provengono da Disclosure UK. Per ovviare a possibili carenze di questo registro volontario, i ricercatori hanno effettuato dei controlli anche sui rapporti annuali e i siti internet delle associazioni professionali e di pazienti interessate.

I risultati riguardano 100 ditte con pagamenti a 4229 associazioni nel 2015. In totale, i pagamenti assommavano a oltre 52 milioni di sterline in Inghilterra, 3.2 milioni in Scozia, quasi 2 milioni in Galles e poco più di 500mila sterline in Irlanda del Nord. Queste cifre sembrano proporzionali alle dimensioni delle 4 nazioni, ma indicizzando per numero di abitanti si nota una grande differenza a favore dell’Inghilterra e a sfavore dell’Irlanda del Nord, con Scozia e Galles nel mezzo. La Pfizer era il maggior donatore ovunque, seguita da Novartis e da tutte le altre ditte. Vi erano anche numerosi pagamenti di molte ditte allo stesso piccolo numero di associazioni. D’altro canto, alcune ditte sembrano invece favorire pagamenti a pioggia, cioè non concentrati su un piccolo gruppo di associazioni. Spesso i pagamenti erano ad associazioni che pianificano e assegnano assistenza sanitaria, o che fanno ricerca, come le università. Molti pagamenti, tuttavia, erano a individui e associazioni che forniscono direttamente assistenza sanitaria alla popolazione. In ognuna delle 4 nazioni britanniche, le ditte davano priorità a differenti associazioni e a differenti attività. In Inghilterra e Galles, le associazioni hanno ricevuto singoli pagamenti più piccoli che in Scozia e Irlanda del Nord. Le sponsorizzazioni di congressi ed eventi erano più frequenti in Irlanda del Nord e meno frequenti in Galles. Circa il 5% del totale di pagamenti era incorrettamente registrato confrontando i registri del Disclosure UK e quelli delle associazioni.

Nel frattempo, una ditta importante come la Novo Nordisk è stata sospesa dall’Associazione Britannica delle Industrie Farmaceutiche (ABPI).[7] Un’indagine del Guardian del 12 marzo 2023 ha rivelato che gli esperti che avevano espresso parere positivo al National Institute for Health and Care Excellence (NICE) su un nuovo farmaco dimagrante, il semaglutide (nome commerciale Wegovy), definito nell’articolo “skinny-jab” (iniezione per dimagrire), avevano ricevuto pagamenti da Novo Nordisk.[8] Tra il 2019 e il 2021, la ditta aveva effettuato oltre 3.500 pagamenti, per un totale di 21,7 milioni di sterline, a enti di beneficenza per l’obesità, a trust del Sistema Sanitario Nazionale, a RC per la sponsorizzazione di eventi, ad ambulatori di medicina generale, a fornitori di istruzione sanitaria e a università, oltre che ai consulenti del NICE. Novo Nordisk aveva anche contribuito a finanziare un gruppo di parlamentari che esercitano pressioni nel settore delle strategie di intervento per l’obesità. Nulla suggerisce che questi pagamenti abbiano infranto regole e la ditta afferma di non aver mai “agito deliberatamente” al di fuori degli standard etici o legali. I destinatari del finanziamento affermano di non esserne stati influenzati e di aver dichiarato adeguatamente i propri conflitti di interessi. Eppure la ABPI ha sospeso la Novo Nordisk; una ragione ci sarà. E la ragione è che, pur restando (quasi sempre) nei limiti della legalità, Big Pharma unge politici, scienziati e professionisti della salute per promuovere i propri interessi. Sta a noi, operatori sanitari informati, essere coscienti di ciò, rifiutare i pagamenti e informare i cittadini, affinché queste pressioni economiche non creino danni.

PS. Il 16 agosto 2023, Kamran Abbasi, caporedattore dl BMJ, ha pubblicato sulla sua rivista una lettera aperta alla presidente dell’Academy dei RC, Jeanette Dickson.[9] Sulla base dell’articolo di Boytchev,[5] non chiede ciò che sarebbe giusto chiedere, e cioè che i RC diano un taglio ai loro rapporti finanziari con Big Pharma, ma solo quello che potremmo definire il minimo sindacale: trasparenza. Riceverà una qualche risposta?

Adriano Cattaneo, epidemiologo, Trieste

  1. https://www.thelancet.com/series/commercial-determinants-health
  2. Global Burden of Diseases and Injuries Collaborators. Global burden of 369 diseases and injuries in 204 countries and territories, 1990-2019: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2019. Lancet 2020;396:1204-22
  3. Brandt AM. Inventing conflicts of interest: a history of tobacco industry tactics. Am J Public Health 2012;102:63-71
  4. Goldacre B. Effetti collaterali. Come le case farmaceutiche ingannano medici e pazienti. Mondadori, 2013
  5. Boytchev H. Medical royal colleges receive millions from drug and medical devices companies. BMJ 2023;382:p1658
  6. Rickard E, Carmel E, Ozieranski P. Comparing pharmaceutical company payments in the four UK countries: a cross sectional and social network analysis. BMJ Open 2023;13:e061591
  7. Association of the British Pharmaceutical Industry (ABPI). Press release. Novo Nordisk is suspended from ABPI membership. 16 Mar 2023. https://www.abpi.org.uk/media/news/2023/march/novo-nordisk-is-suspended-from-abpi-membership/
  8. https://www.theguardian.com/business/2023/mar/12/revealed-experts-who-praised-new-skinny-jab-received-payments-from-drug-maker
  9. Abbasi K. Royal colleges must be more transparent on payments from industry. BMJ 2023;382:p1864 https://www.bmj.com/content/bmj/382/bmj.p1864.full.pdf
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