Il segretario generale dello Spi-Cgil: “Pronti a un sacrificio per i giovani, ma qui si fa cassa con le pensioni solo per ripianare il debito”
«Basta fare cassa con le pensioni. Basta trattare i pensionati come un bancomat permanente. Se questo governo pensa di tagliare ancora l’indicizzazione degli assegni, stavolta faremo fatica a stare fermi. Scenderemo in piazza, come in Francia. E faremo ricorso alla Corte Costituzionale». Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, dice che i pensionati sono «pronti a battersi per tutta la legislatura».
Segretario, il governo fa capire che servono soldi per la famiglia. Non crede sia opportuno un segnale di solidarietà intergenerazionale?
«Se fosse così, siamo pronti a tassarci per i giovani e anche per alimentare il fondo per la non autosufficienza, approvato e lasciato vuoto dal governo. E questo significa aiutare i giovani due volte, perché i loro genitori potrebbero avere bisogno di assistenza. Ma il punto è che questo governo, come anche altri dal 2011, usa le pensioni per ripianare il debito. E il debito lo usa per fare la flat tax. Non un euro preso dai pensionati va ai giovani e alle famiglie visto che si tagliano pure sanità e scuola».
Si profila un secondo taglio alla rivalutazione delle pensioni all’inflazione, a copertura della manovra. Cosa ne pensa?
«Capisco che hanno bisogno di soldi per le loro promesse e sono in forte imbarazzo perché non riescono a realizzarle. Ma non me l’aspettavo, dopo il taglio enorme dell’anno scorso da 10 miliardi netti in tre anni. È un’azione anti democratica. Si disconosce il diritto costituzionale a una pensione dignitosa. Sono soldi che un pensionato perde per sempre. E si intacca un meccanismo di diritto, un patto tra il contribuente e lo Stato. I pensionati non hanno un contratto che si rinnova ogni tre anni. Hanno solo l’indicizzazione».
La premier Meloni, già dai tempi dell’opposizione, è sempre stata una fiera oppositrice delle pensioni d’oro. Non è una novità.
«E queste che il governo colpisce le chiamiamo pensioni d’oro? Un assegno poco sopra i 2.100 euro lordi significa 1.600 euro netti. Sono le pensioni di ex operai, insegnanti, impiegati, tecnici. Il governo punta agli assegni medi perché sa che con quelli alti, molto limitati, non si fanno certo i miliardi. E poi però aumenta le pensioni minime che in realtà sono le pensioni sociali di chi per tutta la vita i contributi e le tasse non l’ha mai pagati, come commercianti e artigiani. Una politica scellerata».
Il governo punta a rinnovare alcune misure come Ape sociale e Quota 103. Vi basta?
«Dicevano che volevano abolire la legge Fornero e le sue iniquità e invece cosa hanno fatto? Le Quote riguardano solo una piccola parte di italiani. Di flessibilità si parla sempre e solo in entrata nel mondo del lavoro, mai in uscita».
E questo cosa comporta?
«I giovani scappano, sono senza prospettiva: perché dovrebbero fare figli se non riescono neanche a chiedere un mutuo o pagarsi un affitto? Il figlio dell’operaio è costretto a fare l’operaio. Il Paese intanto invecchia, gli anziani sono i due terzi. Molti devono vendersi l’immobile di proprietà, quello dei sacrifici di tutta una vita, per pagarsi la casa di riposo. È questo che si vuole tagliare?»
fonte: la Repubblica