I sistemi di sorveglianza epidemiologica sono disegnati per fornire dati e informazioni, possibilmente in tempi utili, per una serie di interlocutori tra cui i decisori di sanità pubblica, i ricercatori scientifici (tra cui gli epidemiologi) e il pubblico generale a cui infine ci si appella per senso di responsabilità e adesione alle raccomandazioni.
I dati della sorveglianza di Covid-19 sono stati raccolti e continuamente elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità e durante le diverse fasi della pandemia gli epidemiologi hanno studiato le variazioni quotidiane per cogliere e definire le tendenze della diffusione dell’infezione e della sua severità. Anche se oggi l’attenzione pubblica è diminuita, i dati forniti continuano ad essere letti e interpretati per il monitoraggio della situazione.
Se però volete sapere quanti decessi per Covid sono stati riportati in Italia in questi giorni di agosto del 2023 potete andare sul sito Epicentro e trovereste i dati in stringhe inintelligibili (vedi figura), che non permettono qualsiasi elaborazione e stima. Infatti per rispetto ad una prassi cautelativa di confidenzialità del dato, le frequenze inferiori a 5 decessi quotidiani vengono vagamente segnalate come tali. Quindi in totale i decessi dal 1° al 21 agosto 2023 potrebbero essere 94 se tutte le frequenze quotidiane fossero pari a 4, oppure 35, se invece fossero pari a 0. In altre parole la comunicazione del dato è artefattamente mascherata e qualsiasi lettura è del tutto impossibile.
Ma che ragione c’è in questo caso per non dare le frequenze esatte minori di cinque? Se ci fornissero il valore esatto di decessi in ogni giorno saremmo in grado di identificare le persone che hanno subito l’esito infausto? I decessi per qualsiasi causa, in Italia, sono circa duemila ogni giorno e sapere che ci sono stati alcuni decessi per Covid non rende certamente possibile l’identificazione di un singolo deceduto. Similmente riportare le frequenze pari a zero, ossia l’assenza di decessi legati a Covid in un determinato giorno non ci sembra lesiva per la privacy individuale perché esclude solo una causa di decesso e basta.
La regola del <5 deve essere applicata solo quando effettivamente uno specifico evento sensibile potrebbe essere attribuito a soggetti ben individuabili, e in tal caso diventa giusto mantenere l’incertezza aumentando il numero dei soggetti che potrebbero aver prodotto loro l’evento.
Ed allora qual è il razionale di questa scelta? La prassi di “mascherare” le frequenze inferiori a 5 andrebbe applicata con raziocinio e non pedissequamente, altrimenti la comunicazione è inutile e si presta a poco onorevoli interpretazioni sul desiderio di archiviare presto il fenomeno Covid.
Non possiamo che invitare serenamente i responsabili dell’Iss a rivedere questa scelta ed a comunicare la frequenza esatta dei decessi codificati come “per Covid”.
Stefania Salmaso epidemiologa socia AIE
Cesare Cislaghi epidemiologo socio AIE
Fonte articolo e foto: https://epiprev.it/blog/come-sta-la-sanita/lassurdo-paradosso-della-privacy-nei-decessi-covid