I pensionati della Cgil si impegnano a costituirsi parte civile nel processo che dovrà accertare le responsabilità del rogo divampato nella residenza per anziani “Casa per i Coniugi” di Milano e costato la vita a sei anziani, donne e uomini, che vi erano ospiti. Ad annunciarlo lo Spi Cgil di Milano e lo Spi Cgil Lombardia con il sostegno della struttura nazionale.
“Giustizia e verità per le vittime – spiega il segretario generale dello Spi Cgil nazionale Ivan Pedretti – sono la nostra priorità. La nostra organizzazione aveva già avviato negli scorsi anni un’attività di monitoraggio delle strutture per anziani in Italia, oggi il presidio e la vigilanza su di esse diventa imprescindibile e intendiamo richiamare le amministrazioni pubbliche alle loro responsabilità. Non solo la salute e la sicurezza degli anziani ospitati in queste strutture deve essere sempre garantita ma non si può neppure lasciare solo il personale che spesso si trova a operare sottodimensionato e in condizioni di enorme difficoltà”.
A Milano, lo scorso febbraio, i pensionati di Cgil, Cisl e Uil avevano siglato un accordo con il Comune per l’avvio di un tavolo di confronto sulle strutture socio-sanitarie territoriali e sulla loro evoluzione con una particolare attenzione proprio a quelle di proprietà del Comune stesso, tra le quali c’era anche la Rsa coinvolta nell’incendio. Dopo i fatti della scorsa settimana, non solo va avviato quel tavolo ma va consolidato un protocollo che impedisca il ripetersi di eventi tragici.
In generale, per Massimo Bonini, segretario generale dello Spi Cgil metropolitano, “È arrivato da tempo il momento di mettere al centro del dibattito cittadino la condizione degli anziani. Sono 100mila gli over 80 ed è decisivo riflettere sui servizi e sulle tutele da mettere a loro disposizione”.
Daniele Gazzoli, segretario generale dello Spi Cgil regionale, ricorda che “Oggi gli anziani (spesso persone fragili e con patologie “importanti”) ricoverati nelle Rsa lombarde hanno bisogno di maggiore assistenza, ma in Lombardia la norma è ferma a 25 anni fa e prevede di dedicare 901 minuti a paziente alla settimana contro gli oltre 1200 minuti che stimiamo necessari. A partire da questo, sarà fondamentale confrontarci con la Regione per cambiare le cose che oggi non funzionano, garantendo umanità e qualità del servizio”.
“In Italia – conclude Pedretti – c’è una quantità ancora sconosciuta di case famiglia che sfuggono a ogni controllo. Le strutture che ospitano gli anziani vanno censite, monitorate e riformate sulla base di un principio fondamentale: la salute e il benessere delle persone vengono prima di qualsiasi logica di profitto. A oggi la situazione è inaccettabile”.
fonte: SPI CGIL