Cresce la maturità digitale delle strutture sanitarie italiane, anche se il lavoro su un dossier critico come il Fascicolo sanitario elettronico è ancora lungo. Con il PNRR opportunità unica. Il bilancio nell’analisi degli Osservatori Polimi.
Dopo due anni dall’approvazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il processo di trasformazione del nostro sistema sanitario è a un momento di svolta.
La Sanità digitale nel PNRR
Sono ormai numerosi gli interventi tecnologici e normativi che stanno finalmente indirizzando quel cambiamento necessario a costruire la Sanità italiana del futuro e, in questa trasformazione, l’innovazione digitale sta giocando un ruolo cruciale.
In particolare, il PNRR, nella componente 2, enfatizza il ruolo dei dati in Sanità e la loro valorizzazione, che non può prescindere dal completamento del processo di digitalizzazione dei processi a livello ospedaliero (su cui il PNRR prevede un investimento pari a 2,86 miliardi di euro per la digitalizzazione di 280 strutture ospedaliere con DEA I e II livello) e dallo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) 2.0, su cui si prevede un investimento di 1,38 miliardi di euro.
A questo proposito, sono stati completati i piani regionali di adeguamento tecnologico, finalizzati a garantire la crescita omogenea dei servizi su tutto il territorio nazionale[1] e la loro attuazione prevede scadenze a breve per regioni e aziende sanitarie. Il FSE 2.0 consentirà ai professionisti sanitari di accedere a un’unica fonte di dati e informazioni cliniche sui pazienti e offrirà ai cittadini un unico punto di accesso ai servizi sanitari. Sarà, inoltre, possibile valorizzare i dati per la pratica clinica, per supportare la ricerca e per migliorare la programmazione sanitaria. In questa direzione va anche l’investimento per il potenziamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti di analisi del Ministero della Salute, ai fini di governo della sanità pubblica, attraverso uno “strumento potente e complesso di simulazione e predizione di scenari a medio lungo termine del SSN”.
Le priorità di investimento delle strutture sanitarie italiane
Per comprendere meglio l’evoluzione della Sanità digitale nei prossimi mesi, anche alla luce delle linee di intervento previste nella missione 6 del PNRR, l’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, nella sua ultima ricerca, ha approfondito le principali priorità di sviluppo e di investimento delle strutture sanitarie italiane. Tra gli ambiti di innovazione analizzati (Figura 1), le Direzioni Strategiche e i Responsabili dei Sistemi Informativi delle aziende sanitarie italiane identificano con assoluta priorità la necessità di investire in attività di adeguamento al GDPR e sistemi di Cybersecurity (il 58% delle aziende intende investire nel 2023).
Negli ultimi mesi il settore sanitario è stato esposto a un gran numero di attacchi hacker: secondo i dati del rapporto Clusit[2], il settore sanitario è al secondo posto tra le categorie più colpite dagli attacchi informatici con circa il 12% del totale. Emerge quindi fortemente la necessità di individuare vulnerabilità e minacce per le organizzazioni e assicurare la protezione da potenziali attacchi informatici.
Inoltre, coerentemente con quanto rilevato gli scorsi anni, risulta strategico sviluppare soluzioni che garantiscano la raccolta e la valorizzazione dei dati, a partire dai sistemi dipartimentali (il 50% delle strutture intende investire nel 2023) e dai sistemi che gestiscono le informazioni del percorso clinico del paziente come la Cartella Clinica Elettronica (il 54% delle strutture intende investire nel 2023 e il 36% intende utilizzare risorse messe a disposizione dal PNRR).
Affinché i dati e i documenti prodotti presso le strutture possano confluire e alimentare sistemi regionali e nazionali (es. Fascicolo Sanitario Elettronico) sarà utile sviluppare maggiormente i sistemi che permettono l’integrazione con le soluzioni a livello aziendale (area di investimento previsto nel 2023 per il 51% delle strutture sanitarie).
Figura 1. Gli ambiti di innovazione digitale in cui le strutture sanitarie italiane intendono investire nel 2023 e quelli per cui si prevede di utilizzare risorse del PNRR/ Fonte: Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano (www.osservatori.net)
La gestione e la valorizzazione dei dati nelle strutture sanitarie e il ruolo della Cartella Clinica Elettronica
L’Osservatorio Sanità Digitale ha analizzato il livello di maturità delle strutture sanitarie nella gestione e nella valorizzazione delle diverse categorie di dati. Coerentemente con quanto rilevato gli scorsi anni, si riscontra una maturità più elevata da parte delle aziende sanitarie nelle attività di raccolta e nella valorizzazione dei dati amministrativi, che vengono analizzati con strumenti di Descriptive Analytics (analisi retrospettive) dal 54% delle aziende sanitarie, e ancora in pochi casi attraverso tecnologie di Advanced Analytics (5%).
A seguire, sono i dati gestionali e organizzativi (analizzati nel 46% dei casi) e i dati clinici (34%) quelli che ad oggi le aziende sanitarie tendono ad analizzare e valorizzare maggiormente.
Inoltre, la maggior parte delle aziende del campione risulta ancora sprovvista di un’infrastruttura informatica in grado di raccogliere in modo omogeneo a livello aziendale alcune tipologie di dati, come i dati demografici e ambientali (75%), i dati raccolti da App o altri dispositivi (69%) e quelli provenienti da web e social (65%). Questi risultati confermano la necessità sempre più forte di sviluppare sistemi di raccolta di dati eterogenei, anche prodotti “all’esterno” della struttura (es. direttamente dal cittadino, attraverso App), e di integrarli tra loro, facendo leva sugli standard sintattici e semantici disponibili.
Cartella clinica elettronica
Tra i principali strumenti per l’archiviazione e la gestione dei dati clinici del paziente, troviamo la Cartella Clinica Elettronica (CCE). Lo strumento è stato attivato in più della metà delle strutture sanitarie, anche se solo nel 42% dei casi si tratta di una soluzione presente in tutti i reparti. Coerentemente con questi dati, oltre la metà dei medici specialisti ha dichiarato di aver utilizzato la Cartella Clinica Elettronica nell’ultimo anno. Tra le funzionalità della CCE più utilizzate dai medici specialisti e primeggiano quelle per la gestione dell’inquadramento clinico del paziente (91%) e quelle per la gestione e visualizzazione delle informazioni di riepilogo del paziente (88%). La CCE è ancora poco utilizzata, invece, come strumento avanzato per il supporto alle decisioni cliniche per i medici specialisti (30%), funzionalità ancora assente in quasi la metà delle aziende sanitarie, anche se si rileva una spinta verso l’introduzione nel corso del 2023.
I medici che hanno utilizzato la CCE affermano, inoltre, di riscontrare benefici tangibili dall’utilizzo della CCE nell’ambito della propria attività professionale, soprattutto in termini di tempo risparmiato per reperire le informazioni utili e per la lettura dei documenti clinici in formato digitale, che danno minor adito a interpretazioni, non essendo scritti a mano. Oltre a vantaggi relativi alla semplificazione di alcune attività, il supporto che la CCE fornisce a un professionista può tradursi in un migliore trattamento per il paziente, ad esempio aiutando a ridurre il rischio di commettere errori clinici o nella somministrazione di terapie o evitando di duplicare esami già effettuati.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico: il livello di diffusione tra i cittadini e i pazienti
Anche il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) potrà giocare un ruolo fondamentale nell’ambito del più ampio rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione. In particolare, sono stati già stanziati investimenti pari a 610 milioni di euro per quanto riguarda l’“Adozione e utilizzo del FSE da parte delle Regioni”.
Tra questi, 299,6 milioni di euro sono destinati al potenziamento dell’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari, mentre i restanti 311,4 milioni di euro serviranno ad aumentare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario, tema chiave per consentirne l’utilizzo effettivo.
Il nuovo FSE 2.0 mirerà a semplificare e rendere omogeneo a livello nazionale l’accesso alle cure, diventando il punto unico di accesso ai servizi di Sanità digitale per i cittadini. L’obiettivo è quello di uniformare i contenuti presenti, in termini di dati e codifiche adottate, e di rafforzare l’architettura tecnologica per ottenere l’interoperabilità con i sistemi informativi aziendali.
Ad oggi, il FSE continua a presentare alcune criticità, derivanti principalmente dalla limitata e disomogenea alimentazione dello stesso sul territorio nazionale e dal caricamento di informazioni cliniche, spesso non strutturate, che non consentono analisi per migliorare la cura.
Dal punto di vista dell’utilizzo del FSE da parte dei cittadini, se nella ricerca 2022 ne avevamo visto un aumento molto rilevante, nell’ultimo anno si rileva una sostanziale “frenata” alla sua diffusione. Il 54% dei cittadini afferma di conoscere il FSE (dato sostanzialmente stabile rispetto a quanto rilevato nel 2022), il 35% ha fatto almeno un accesso (vs il 33% nel 2022). La maggior parte dei cittadini (53%) che ha fatto accesso al FSE afferma però di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid (es. consultazione del Green Pass, dei certificati vaccinali, download degli esiti dei tamponi). Si presenta dunque il rischio che, essendosi affievolita l’impellente necessità di utilizzare tali servizi per l’emergenza, questo strumento non guadagni ulteriore popolarità.
Anche per i pazienti italiani si riscontra una situazione di stabilità rispetto a quanto rilevato lo scorso anno sull’uso del FSE, sebbene ci si attesti, come atteso, su livelli di utilizzo più elevati rispetto a quelli relativi all’intera popolazione: in questo caso l’80% dei pazienti afferma di conoscere lo strumento e il 57% di averlo utilizzato (vs rispettivamente l’82% e il 54% nel 2022).
I pazienti che utilizzano il FSE ne comprendono maggiormente i vantaggi, primo tra tutti quello legato al supporto nella gestione degli aspetti amministrativi e logistici, in continuità con quanto rilevato lo scorso anno: lo strumento, infatti, permette di avere i propri documenti sanitari in un unico luogo (89%), evita in alcuni casi di spostarsi da casa se non è necessario (89%) e consente ai medici che hanno in cura i pazienti di avere tutti i documenti sotto controllo (87%).
Tra le funzionalità più utilizzate dai pazienti ad oggi ci sono l’accesso alle ricette elettroniche (74%) e ai referti (73%), vista anche la maggiore offerta di questi servizi negli attuali FSE, e la prenotazione di esami e visite (46%). Tra i servizi più interessanti per il futuro, troviamo la possibilità di visualizzare l’andamento dei propri parametri clinici (67%) e di consultare informazioni specifiche sulla propria patologia (65%). Si tratta di servizi che consentirebbero ai pazienti di aumentare l’empowerment e la consapevolezza rispetto al proprio stato di salute.
In questa fase storica, è quindi urgente proseguire la realizzazione del Fascicolo Sanitario 2.0, alimentandolo in modo omogeneo e pervasivo di documenti e dati e arricchendolo di servizi utili al cittadino. Per spingere sull’adozione di questo strumento sarà, inoltre, necessario rendere maggiormente evidenti ai cittadini i benefici derivanti dal suo utilizzo.
Note
[1] Informazioni emerse dalla riunione del CITD del 5 aprile 2023 [https://innovazione.gov.it/notizie/articoli/primo-incontro-del-comitato-interministeriale/]