SARS COV 2 E IMMIGRATI IN ITALIA: esiti di salute e vulnerabilità

five person working road during daytime

Si è svolto l’8 e 9 maggio nella splendida cornice della Tonnara di Bonagia a Valderice (TP), il corso di formazione su “Sorveglianza epidemiologica e controllo COVID-19 per il contenimento della circolazione del SARS-CoV-2 negli immigrati”, che ha rappresentato l’evento conclusivo dell’analogo progetto CCM, coordinato dalla Regione Siciliana, con la partecipazione dell’INMP, 5 Regioni e 3 Università.

Il progetto era principalmente finalizzato all’elaborazione di uno strumento per monitorare la diffusione e l’impatto della malattia da COVID-19 in termini di positività al test, ricoveri e mortalità nella popolazione immigrata, tenendo conto in particolare del livello di urbanizzazione della zona di residenza.

Ai risultati del progetto hanno fatto da sfondo alcune relazioni introduttive sui principali meccanismi di generazione delle disuguaglianze di salute, su come questi siano ulteriormente esacerbati dalla condizione di migrante, sul significato e l’importanza di un approccio di genere nello studio della salute delle popolazioni immigrate, e infine su come i determinanti sociali di salute si intersechino con i fattori di rischio propri del percorso migratorio in un’ottica sindemica.

Tra i tanti risultati del progetto presentati, sono stati sottolineati tassi di infezione generalmente più bassi negli stranieri rispetto agli italiani, tranne che nell’estate del 2020 probabilmente a causa di un aumento nei controlli tra le persone di ritorno da viaggi internazionali. Viceversa, ricoveri e mortalità si sono rivelati più alti negli stranieri in ogni periodo pandemico e soprattutto per i residenti in zone urbane, probabilmente per la presenza di barriere culturali e linguistiche nell’accesso all’assistenza primaria, un maggiore ritardo nella diagnosi e di conseguenza una maggiore gravità del decorso (1).

Un approfondimento svolto tra gli immigrati più vulnerabili che si sono rivolti ai servizi di accoglienza pubblici e del privato sociale ha fatto emergere un quadro molto complesso, fatto di luci e ombre: alla perdita del lavoro, la diminuzione delle tutele nei lavori essenziali, l’interruzione del progetto migratorio che hanno causato ulteriore impoverimento, incertezza e incremento di patologie mentali, ha fatto da sponda la sperimentazione di forme efficaci di riorganizzazione dei servizi, quali l’allestimento di unità mobili e di triage telefonico o l’attivazione di reti di supporto informali delle stesse comunità straniere e del volontariato (2).

La seconda giornata è stata dedicata agli altri due obiettivi del progetto, ovvero l’effettuazione di un’analisi molecolare di SARS-CoV-2 per lo studio della circolazione delle differenti linee evolutive del virus in relazione alle differenti aree di provenienza ed i percorsi di migrazione; e la definizione di priorità e modalità di intervento, attraverso una revisione sistematica delle evidenze scientifiche sugli interventi efficaci per il contenimento dell’infezione e un documento di raccomandazioni sui modelli di preparazione e risposta a eventi epidemici nelle popolazioni immigrate. Sono state inoltre presentate diverse esperienze di monitoraggio e intervento a livello locale.

Le due giornate si sono concluse con una tavola rotonda in cui sono stati discussi esempi di buone pratiche sulla tutela della salute della popolazione migrante, tra esperti afferenti al servizio sanitario nazionale e al terzo settore.

Riferimenti

Sorveglianza epidemiologica dell’epidemia da SARS-CoV-2 nella popolazione immigrata residente in Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana,
Lazio e Sicilia: i primi risultati di un progetto interregionale

Accoglienza e salute degli “invisibili” di fronte alla sfida della pandemia

Maggiori informazioni sul sito CCM Sorveglianza epidemiologica e controllo del COVID-19 in aree urbane metropolitane e caratterizzazione virologica per il contenimento della circolazione del SARS-CoV-2 nella popolazione immigrata in Italia | CCM – Network


Fonte: DORS A cura di Teresa Spadea, Luisa Mondo – Servizio di Epidemiologia, ASL TO3, teresa.spadea@aslto3.piemonte.it; luisa.mondo@epi.piemonte.it

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