La Brexit fa male alla salute. di Marco Del Riccio

Le persone che hanno votato a favore della Brexit in Gran Bretagna sembrano essere meno inclini a seguire i consigli degli esperti in materia di salute pubblica, come quelli forniti durante la pandemia di COVID-19. Questo atteggiamento potrebbe aver contribuito ad un maggior numero di casi e di morti nelle zone del paese con una maggiore densità di votanti pro-Brexit. Il risultato non stupisce del tutto se pensiamo che risultati simili sono stati riportati da altri studi condotti in altri paesi dal 2020 ad oggi.

È noto che la campagna del referendum pro o contro l’Europa, tenutosi in Gran Bretagna nel 2016, fu costellata da una miriade di fake news, a tutto vantaggio del “leave (andare via). Le balle riguardavano soprattutto il tema dell’immigrazione: non passava giorno che quotidiani popolari molto diffusi come il Daily Mail o il Daily Express non sbattessero in prima pagina titoli del tipo “Aerei e bus pieni di romeni e bulgari stanno invadendo l’Inghilterra”. Ma la balla più spregiudicata e fantasiosa, e probabilmente anche la più efficace in termini di raccolta di consensi, ha riguardato la sanità. All’approssimarsi della votazione hanno cominciato a circolare per tutto il Regno Unito dei bus rossi con le fiancate ricoperte da questa frase: “We send the EU £350 million a week. Let’s fund  our NHS instead. Vote Leave. ” (Noi mandiamo ogni settimana all’Europa 350 milioni di sterline. Meglio devolverle al nostro Servizio sanitario nazionale. Vota Leave”) – Figura 1. Ci voleva poco per capire che si trattava di una balla spaziale: se si moltiplicava 350 milioni di sterline per 52 settimane, veniva fuori la cifra astronomica di 18,2 miliardi di sterline l’anno. Il governo conservatore dunque si impegnava – in caso di vittoria del Leave – ad aumentare annualmente la spesa sanitaria pubblica del 14%. Ma quel governo, insediato dal 2010, da allora fino al 2019 è stato avarissimo con la sanità pubblica (in larga parte privatizzata): solo un +1,6% l’anno, rispetto a una crescita media annua del +3,7% nei 70 anni di vita del NHS

Figura 1. Campagna elettorale a favore della Brexit.

Un recente sondaggio di YouGov rileva che per il 53% dei britannici è stato un errore separarsi dall’EU,  mentre per il 32% la scelta fu giusta. Secondo un sondaggio Ipsos dello scorso gennaio, il 45%  della popolazione pensa che la Brexit abbia peggiorato la propria vita quotidiana, mentre per l’11% l’ha migliorata.  La Gran Bretagna non si è ripresa dalla recessione provocata dalla pandemia (Figura 2). Aggravata anche dalle drastiche limitazioni all’ingresso di stranieri hanno comportato la mancanza di centinaia di migliaia di lavoratori in settori vitali come quello dei trasporti, dei servizi di ristorazione e dell’assistenza sanitaria e sociale (leggi qui e qui). 
Figura 2.  Crescita economica della Gran Bretagna dal 2019 al 2022. 
BREXIT e COVID-19

Tra i grandi paesi europei la Gran Bretagna è quello che ha registrato il più alto numero di morti da COVID-19 per milione di abitanti (3.300 vs 3.200 dell’Italia, 2.500 della Francia e 2.100 della Germania). Le persone che hanno votato a favore della Brexit in Gran Bretagna sembrano essere meno inclini a seguire i consigli degli esperti in materia di salute pubblica, come quelli forniti durante la pandemia di COVID-19. Questo atteggiamento potrebbe aver contribuito ad un maggior numero di casi e di morti nelle zone del paese con una maggiore densità di votanti pro-Brexit. Il risultato, recentemente riportato da uno studio scientifico condotto dai professori Phalippou L. e Wu B. e pubblicato sulla rivista internazionale “Social Science & Medicine” (1), non stupisce del tutto se pensiamo che risultati simili sono stati riportati da molti altri studi condotti in altri paesi dal 2020 ad oggi.

I due ricercatori hanno raccolto dati relativi alle caratteristiche dei distretti come la percentuale di anziani, di disoccupati, di persone di origine straniera, il reddito e la densità di popolazione. Hanno poi, per ciascun distretto, rilevato la percentuale di persone che hanno votato per la Brexit nel 2016 e infine il numero di decessi e di casi di COVID-19. In particolare, sono stati analizzati cinque indicatori: numero di decessi, numero di casi di infezione, numero di persone vaccinate per la prima volta, numero di persone vaccinate due volte e numero di persone con la dose di richiamo. Attraverso semplici metodi di statistica descrittiva e tenendo in considerazione vari fattori potenzialmente confondenti (come appunto il reddito medio e la percentuale di anziani per ogni distretto) hanno concluso che i distretti in cui le persone hanno votato maggiormente a favore della permanenza nell’UE hanno avuto un tasso di mortalità inferiore di quasi la metà rispetto ai distretti del quintile inferiore. Questa relazione è stata in particolare più forte dopo la prima ondata, quando le misure di protezione sono state comunicate al pubblico dagli esperti. Una associazione simile è stata osservata per quanto riguarda la decisione di vaccinarsi, e i risultati sono stati più forti per la dose di richiamo, raccomandata dagli esperti. In definitiva, il voto per la Brexit è risultato essere la variabile più correlata con gli esiti del COVID-19 tra molte variabili, compresi i comuni indicatori di fiducia e impegno civico, o le differenze nella presenza e nella composizione industriale tra i distretti.

Secondo gli autori, i risultati indicano che coloro che sono stati influenzati dalle argomentazioni a favore della Brexit, caratterizzate dalla sfiducia verso le élite politico-finanziarie e dalla retorica populista diffusa sui social media, sono anche coloro che mostrano maggiori resistenze alla vaccinazione contro il COVID-19 e sono più ostili alle misure di prevenzione, come l’uso di mascherine. Phalippou ha spiegato a Euronews che “esiste un gruppo di persone nella popolazione che rifiuta qualsiasi consiglio ufficiale, mainstream o degli esperti”. “La domanda per i ricercatori, quindi, è: come identificare queste persone e in quali aree sono più presenti?”. Secondo Phalippou e Wu, questi dati dovrebbero avere “conseguenze molto importanti per la politica”.

Jonathan Berman, autore del libro “Anti-vaxxers: How to Challenge a Misinformed Movement” e professore alla London School of Economics ha dichiarato ad Euronews che la correlazione riportata dai due autori appare logica e coerente con altre tendenze riscontrate in diverse parti del mondo, in cui i movimenti populisti hanno ottenuto successo negli ultimi anni.

IL CASO DEGLI STATI UNITI

Un’analisi condotta dalla NPR – National Public Radio – (2) ha rilevato che dal maggio 2021 le persone che vivevano nelle contee che hanno votato in modo massiccio per Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali hanno avuto quasi tre volte più probabilità di morire di COVID-19 rispetto a quelle che vivono in aree che hanno votato per l’attuale presidente Biden. NPR ha analizzato il numero di decessi ogni 100.000 persone in circa 3.000 contee negli Stati Uniti dal maggio 2021, momento in cui i vaccini sono diventati ampiamente disponibili. Le persone che vivono in contee che hanno votato per Trump con un margine del 60% o superiore alle elezioni del novembre 2020 hanno avuto una mortalità 2,73 volte superiore a quelle che hanno votato per Biden. Questo trend si è dimostrato robusto anche quando il dato è stato standardizzato per età, che è il principale fattore di rischio di mortalità da COVID-19 (Figura 3).

Figura 3. Le contee che hanno votato massicciamente per Donald Trump (croci rosse) hanno registrato tassi di vaccinazione molto più bassi e mortalità molto più elevata a causa del COVID delle altre (croci blu). Dati aggiornati alla fine del 2021. Fonte: NPR

Come nello studio condotto in Gran Bretagna da Phalippou e Wu, anche in questo caso l’analisi ha considerato solo la posizione geografica dei decessi da COVID-19. Le esatte opinioni politiche di ciascuna persona colpita dalla malattia rimangono sconosciute. Tuttavia, la forza dell’associazione, combinata alle informazioni provenienti dalle indagini sulla vaccinazione, suggerisce fortemente che i repubblicani siano stati maggiormente colpiti, anche e soprattutto perché nei repubblicani sono state sistematicamente riscontrate inferiori coperture vaccinali. Risultati analoghi erano stati riportati da Bursztyn e colleghi (3), che avevano riportato come le aree degli Stati Uniti con un tasso di mortalità più elevato da COVID-19 corrispondessero a quelle con una maggiore esposizione allo show televisivo di Hannity su Fox News – un programma caratterizzato dal sostegno incondizionato al Presidente Trump e da una significativa minimizzazione degli effetti del virus.

ESEMPI DA ALTRI PAESI

La stessa relazione tra politica, adesione alle raccomandazioni e conseguentemente casi e morti per COVID-19 è stata riportata anche in altri Paesi del mondo. In Brasile, Ajzenman e colleghi (4) hanno riportato come a seguito di discorsi pubblici del presidente Bolsonaro che si opponevano alle NPI, il distanziamento sociale diminuisse immediatamente nei comuni con un maggiore sostegno al presidente. Relativamente all’Italia, una ricerca condotta dall’Isituto Einaudi in collaborazione con l’Università Pompeu Fabra di Barcellona (5) ha da poco dimostrato come durante le fasi iniziali della pandemia COVID-19, il distanziamento sociale volontario fosse maggiore tra le persone che mostravano un maggiore senso del dovere civico. Allo stesso modo in Germania, Müller e Rau (6) hanno scoperto che la tolleranza al rischio, la fiducia, la responsabilità sociale, la partecipazione elettorale, il sostegno alla vaccinazione e la conformità alle politiche COVID-19 sono variabili strettamente correlate.

I risultati di questi studi vanno sempre interpretati con attenzione, perché spesso presentano una struttura che non permette di trarre conclusioni scientificamente solide, non essendo disegnati per dimostrare una relazione di causalità, ma solo per affermare che certi fenomeni (come – in questo caso – il voto conservatore e un maggiore rischio di morire per COVID-19) presentano una qualche relazione.

Ciononostante, questo dato emerge come rilevante perché si ripete in diversi studi condotti in varie aree del mondo, suggerendo la presenza di una divisione culturale – che andrà esplorata più in dettaglio con studi ad hoc – tra coloro che accettano e coloro che respingono i consigli e le raccomandazioni degli esperti.

Marco Del Riccio, medico chirurgo, specialista in Igiene e Medicina Preventiva

 

Bibliografia

  1. Phalippou L, Wu B. The association between the proportion of Brexiters and COVID-19 death rates in England. Soc Sci Med. 2023 Apr;323:115826. doi: 10.1016/j.socscimed.2023.115826. Epub 2023 Mar 8. PMID: 36933437; PMCID: PMC9991330.
  2. Pro-Trump counties now have far higher COVID death rates. Misinformation is to blame. Available at: https://www.npr.org/sections/health-shots/2021/12/05/1059828993/data-vaccine-misinformation-trump-counties-covid-death-rate?t=1639584002254
  3. Bursztyn, L., Rao, A., Roth, C. P., & Yanagizawa-Drott, D. H. (2020). Misinformation during a pandemic (No. w27417). National Bureau of Economic Research.
  4. Ajzenman, N., Cavalcanti, T., & Da Mata, D. (2020). More than words: Leaders’ speech and risky behavior during a pandemic. Available at SSRN 3582908.
  5. Durante R, Guiso L, Gulino G. Asocial capital: Civic culture and social distancing during COVID-19. J Public Econ. 2021 Feb;194:104342. doi: 10.1016/j.jpubeco.2020.104342. Epub 2021 Jan 4. PMID: 35702335; PMCID: PMC9186120.
  6. Müller S, Rau HA. Economic preferences and compliance in the social stress test of the COVID-19 crisis. J Public Econ. 2021 Feb;194:104322. doi: 10.1016/j.jpubeco.2020.104322. Epub 2020 Nov 11. PMID: 35702336; PMCID: PMC9186354.

fonte: https://www.saluteinternazionale.info/2023/05/covid-19-e-brexit/

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