Il loro numero è in calo, ma è sempre determinante il ruolo degli oltre quattro milioni di volontari che operano all’interno delle istituzioni non profit del nostro paese: si tratta di 4 milioni 661 mila persone che prestano attività gratuita e rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini.
A sottolinearlo è l’Istat, che ha pubblicato oggi i dati della rilevazione campionaria attuata nell’ambito del Censimento permanente delle istituzioni non profit (INP): una rilevazione multiscopo, attuata su un campione di 110 mila unità nel periodo marzo-novembre 2022, e che riporta dati riferiti al 2021 di tipo qualitativo. I primi risultati provvisori, rilasciati oggi, verranno poi completati entro l’anno dai dati definitivi relativi anche al Registro statistico aggiornato a fine 2021. Al momento infatti le informazioni statistiche generali restano quelle del Registro statistico, che al 31 dicembre 2020 segnalava un numero di istituzioni non profit attive in Italia pari a 363.499, che impiegavano complessivamente 870.183 dipendenti.
I risultati resi noti oggi riguardano aspetti tematici relativi alle attività svolte dalle istituzioni non profit orientate a categorie sociali portatrici di disagi specifici, fragili e/o vulnerabili, le reti di relazione che le istituzioni strutturano sul territorio e il loro processo di digitalizzazione. Oltre al numero di volontari, i già citati 4,661 milioni, in calo rispetto alla rilevazione del 2015 (-15,7%, dovuta anche all’incidenza del Covid-19 e della necessità di distanziamento).
Volontari e istituzioni non profit
La rilevazione campionaria diffusa oggi segnala che ad avvalersi dell’attività di questi volontari sono il 72,1% degli enti non profit. Considerando la forma giuridica delle INP, le unità che si avvalgono di volontari sono nella stragrande maggioranza dei casi associazioni (89,1% sia di istituzioni con volontari che di volontari). Seguono le istituzioni con altra forma giuridica, pari al 6,3% (in cui sono compresi comitati, enti ecclesiastici, società di mutuo soccorso), che impiegano l’8,4% dei volontari del settore; le fondazioni (1,8%) e le cooperative sociali (2,6%). La composizione dei volontari per forma giuridica delle INP rilevata nel 2021 risulta molto simile a quella rilevata nel 2015.
Le istituzioni che operano grazie al contributo dei volontari e i volontari stessi si concentrano nei settori delle attività culturali e artistiche, sportive, ricreative e di socializzazione, che insieme aggregano il 65,2% delle istituzioni con volontari e il 54,5% dei volontari. Seguono i settori dell’Assistenza sociale e protezione civile (con il 10% di istituzioni e il 14,7% di volontari) e quello della Sanità (con il 4,4% di istituzioni e il 9,8% dei volontari). Il 6,5% dei volontari presta invece la propria attività in istituzioni non profit a carattere religioso. la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%).
Una istituzione non profit su sette è orientata a destinatari con disagio
L’86,5% delle INP attive nel 2021 è impegnato in attività rivolte alla collettività in generale (attività diretta ad un vasto pubblico e non a singoli individui), mentre il 13,5% orienta la propria attività ed eroga servizi a categorie di persone con specifici disagi. In particolare, tra le istituzioni dedite al disagio, il 7,4% orienta le proprie attività sia a persone con specifici disagi sia ad altri, il 3,7% orienta le proprie attività in misura prevalente a persone con specifici disagi mentre il 2,4% lo fa in maniera esclusiva.
Tra chi si occupa di disagio, oltre la metà si dedica alle disabilità
Considerando le diverse categorie sociali con situazioni di fragilità, vulnerabilità o disagio, nel 55,8% dei casi le INP si occupano di disabilità fisica e/o intellettiva, nel 32,9% di persone in difficoltà economica e/o lavorativa, nel 31,2% di persone con disagio psico-sociale, nel 25,3% di persone vulnerabili, ad esempio in condizione di solitudine o isolamento. A seguire, il 24,4% delle istituzioni dedite a categorie disagiate si occupa di minori (inclusi minori in difficoltà, minori stranieri non accompagnati, gestanti o madri minorenni), il 17,5% di familiari di persone con disagio, il 13,2% di persone affette da patologia psichiatrica e il 12,9% si occupa di immigrati, richiedenti asilo, rifugiati, profughi, Rom, Sinti e Caminanti.
All’interno della pubblicazione integrale dell’Istat gli altri risultati riguardanti l’utilizzo delle tecnologie digitali e l’avanzamento del processo di digitalizzazione dell’intero settore non profit, oltre alle relazioni con i principali stakeholder coinvolti nelle attività degli enti.