Gentile Direttore,
ieri, dal Ministero della salute, abbiamo ascoltato una conferenza imbarazzante che annunciava i nuovi Livelli Essenziali di assistenza. Nemmeno il Berlusconi o il Renzi più “frizzanti” erano arrivati ad una narrazione così spregiudicata e lontana dalla realtà come se il monitoraggio degli attuali Lea non ne indicasse il mancato rispetto in troppe regioni del paese.
Conferenza che viene tenuta a pochissimi giorni dalla presentazione del DEF che traccia il destino funesto del SSN e smentisce la politica sanitaria del prossimo triennio indicata nell’”Atto di indirizzo 2023” a firma dello stesso ministro Schillaci, svilito nei fatti al ruolo di figurante.
Poco importa se siamo di fronte ad un finanziamento per la sanità inconcepibile rispetto alla necessità di risorse che ha il nostro Servizio Sanitario Nazionale per garantire il diritto universale alla salute, lo “show” deve andare avanti.
Ed ecco serviti in conferenza stampa i nuovi LEA forse dimenticando che con l’attestazione al 6,2% della spesa sanitaria sul PIL si conferma la volontà di non investire e, quindi nei fatti, di proseguire lo smantellamento del SSN. Altroché nuovi LEA! Sarebbe stato più interessante ascoltare come recuperare le troppe prestazioni non garantite oggi anziché l’ennesima propaganda.
È una situazione davvero insostenibile. Di fatto si sta programmando e pianificando il collasso del sistema sanitario nazionale. Il paradosso è che mentre si prevede per il prossimo triennio un aumento del Pil del 3,6%, l’aumento previsto per la spesa sanitaria è dello 0,6%, 1/6 dell’incremento del PIL, il che significa -appunto- che si è scelto consapevolmente di programmare il ridimensionamento del sistema sanitario nazionale che non corrisponde ai tanti comunicati dell’ufficio stampa del Ministro della salute. Si mina il diritto alla salute delle persone raccontandone la tutela.
In questo contesto il Ministro Schillaci si limita a fare annunci o addirittura auspici: è a dir poco imbarazzante. Ha dichiarato che “spera si trovino le risorse”, ma lui è il ministro e dovrebbe esercitare il ruolo e non limitarsi ai proclami.
Altra questione a dir poco imbarazzante quella sul personale. Schillaci sostiene di aver fatto molto per il personale e, invece, nel Def si conferma in maniera plastica esattamente l’opposto. Sul fronte del personale non c’è assolutamente nulla, né per i rinnovi dei contratti né per un piano straordinario di assunzioni – indispensabile – né per dare risposte ai professionisti sanitari che hanno mandato avanti il sistema con sacrifici enormi, e tantomeno il superamento del blocco della spesa del personale. In realtà siamo di fronte a due emergenze non affrontate.
La prima è quella di trovare e assumere personale, la seconda è evitare la fuga di medici e infermieri che dopo anni difficilissimi non ce la fanno più a sopportare condizioni di lavoro pesantissime causate da mancanza di investimenti, innovazione tecnologica e organizzativa, sommate a retribuzioni tra le più basse d’Europa. Un insostenibile circolo vizioso che si scarica sulle spalle di lavoratori e lavoratrici.
E su questo fronte nel Def, lo ribadisco, non c’è assolutamente nulla. Quindi il Ministro risulta un ottimo comunicatore, ma la sua narrazione è assolutamente lontana dalla realtà. E in una contingenza come quella attuale non è accettabile la subalternità del ministro della Salute a quello dell’Economia.
È paradossale che mentre l’Oms individua l’uguaglianza del diritto alla salute come priorità per il mondo, l’Italia va nella direzione esattamente opposta. È inaccettabile.
Come disoneste intellettualmente sono i roboanti annunci sull’attuazione del PNRR. Nel Def non ci sono risorse per il funzionamento dell’attuale sistema, figuriamoci per far camminare la sanità che dovrebbe nascere con le risorse di Nex Generation Eu. Ci chiediamo come si potrà garantire il funzionamento delle Case e degli Ospedali di comunità o l’assistenza domiciliare senza personale.
Non solo, in questo momento è fortemente rallentata la stessa realizzazione delle strutture a causa dei rincari e dell’impossibilità di dar seguito ai progetti (oltre a pagare a caro prezzo i tagli sulle professionalità necessarie alla progettazione nella PA).
Quindi si rischia davvero di mettere in discussione la realizzazione di un sistema di assistenza territoriale indispensabile per dare risposte importanti, risposte importanti ai cittadini che oggi, insisto, in molti casi sono lasciati soli.
Oggi c’è una carenza di personale che riguarda i medici di medicina generale, oltre che tutti i professionisti nell’ambito dell’assistenza ospedaliera ed è impossibile realizzare quanto previsto dal Pnrr senza un serio piano di assunzioni.
Il destino del SSN è da riscrivere e vogliamo farlo con il mondo del lavoro, con i pensionati, con l’associazionismo civico e con tutte le donne e gli uomini che si riconoscono nei principi fondanti il SSN: universalità, uguaglianza ed equità.
Il tema del diritto alla salute, della difesa e del rilancio del sistema sanitario saranno alcuni dei nodi centrali della mobilitazione di CGIL CISL e UIL delle prossime settimane dalle assemblee in tutti i luoghi di lavoro a quelle cittadine per arrivare alle prime tre giornate di manifestazioni che si terranno il 6, il 13 e il 20 maggio.
Il livello di confronto con il Governo è assolutamente inadeguato. Finché non arriveranno le risposte ai bisogni delle persone, ai bisogni dei lavoratori, ai bisogni dei cittadini andremo avanti mettendo in campo tutto quello che sarà necessario mettere.
Dobbiamo salvare e rilanciare il Servizio Sanitario, dobbiamo rendere esigibile l’articolo 32 della Costituzione e siamo certi si svilupperà un grande movimento di popolo.
Ecco perché dicevo che il destino del SSN dal Governo è tracciato ma è da riscrivere.
Daniela Barbaresi
Segretaria Confederale Cgil
Fonte: QS lettere al direttore