Nelle aree dove la percentuale di stranieri è più forte, ha vinto il centro-destra. Mentre le zone a più alto tasso di disoccupazione hanno premiato il Movimento 5 stelle. Solo dove le istituzioni funzionano meglio i populismi si fermano.
L’analisi statistica dei risultati elettorali
Il panorama politico europeo degli ultimi anni ha visto il rafforzamento dell’estrema destra, una crescente insofferenza verso gli immigrati e una diffusa ostilità nei confronti delle élite e delle istituzioni intermedie della società democratica. E le elezioni italiane del 4 marzo 2018 lo confermano.
I principali risultati ottenuti da un’analisi statistica su base provinciale mostrano che i voti del centro-destra sono positivamente correlati con la percentuale di immigrati, mentre hanno un legame inverso con il livello di disoccupazione e la percentuale dei laureati. Viceversa, i consensi al Movimento 5 stelle sono favorevolmente influenzati dal tasso di disoccupazione e dalla percentuale di laureati e inversamente correlati con la qualità delle istituzioni. I suffragi al centro-sinistra sono positivamente correlati con la qualità delle istituzioni e inversamente legati alla percentuale dei voti ottenuti dai “no” nel referendum costituzionale del 2016.
Le stime evidenziano per il M5s la significatività del tasso di disoccupazione, confermando i risultati della letteratura sul populismo. La percentuale di cittadini stranieri, invece, non ha giocato un ruolo rilevante nel successo del movimento, anche se può avere avuto una certa importanza in realtà a forte immigrazione.
Interessante è il segno positivo della percentuale di laureati, in controtendenza con buona parte della letteratura empirica sul populismo. Una spiegazione potrebbe essere l’opposizione di larga parte di docenti alla legge sulla Buona scuola.
È da sottolineare anche il segno negativo e significativo per la qualità delle istituzioni. Conferma che lì dove le istituzioni funzionano meglio, vi è meno spazio per il M5s. Non si registra invece alcuna relazione fra la percentuale dei voti presa dal M5s alle elezioni del 2018 e la percentuale dei “no” nel referendum del 2016. È probabile che molti elettori che alle politiche hanno votato per il M5s si siano astenuti nel 2016.
Per quanto riguarda il centro-destra, la percentuale di stranieri sulla popolazione ha segno positivo ed è altamente significativa: nelle aree ad alta presenza di stranieri ha pagato la campagna contro l’immigrazione. Invece il tasso di disoccupazione non risulta una variabile che favorisce la crescita della coalizione: il disagio sociale è stato intercettato dal populismo del M5s.
Nelle nostre stime la percentuale di laureati influisce negativamente sul voto a favore del centro-destra, in modo coerente con quanto indicato dalla letteratura. Mentre un’altra variabile con coefficiente positivo e statisticamente significativo è la percentuale di “no” nel referendum del 2016. Ciò indica che il “no” è stato un voto politico largamente appoggiato dall’elettorato di centro-destra e ampiamente riconfermato nelle elezioni del 4 marzo.
L’interpretazione dei voti al centro-sinistra è più complessa. Le province dove il “no” ha ottenuto meno consensi nel 2016 sono anche quelle che hanno dato più voti al centro-sinistra nel 2018. C’è dunque un legame fra voti a favore del referendum costituzionale e voto per il centro-sinistra, anche se il Partito democratico è riuscito a intercettare solo poco più della metà dei “sì” alla consultazione del 2016, a dispetto delle aspettative di Matteo Renzi.
Quanto conta la qualità delle istituzioni
Particolarmente interessante, invece, è il segno positivo e significativo per quanto riguarda la qualità delle istituzioni. Dove funzionano meglio a livello locale vi è meno spazio per la protesta populista. Il risultato è linea con quanto mostrato da alcuni lavori relativi ad altri paesi europei, secondo cui laddove la disuguaglianza è minore e sono state attuate vigorose misure per attenuare il disagio sociale, è minore la crescita e il peso del populismo di destra e di sinistra.
I risultati del 4 marzo confermano che disagio sociale e sentimenti anti immigrazione sono i principali determinanti della crescita dei vari populismi e dell’estrema destra. In Italia i due fattori si sono radicati in modo prevalente in due movimenti politici diversi. Il M5s ha intercettato principalmente il sentimento di disagio sociale, mentre la destra, e in particolare la Lega, ha visto crescere il consenso politico grazie ai sentimenti anti immigrazione.
Il centro-sinistra appare oggi schiacciato dai due movimenti poiché non è stato in grado di intercettare la domanda di protezione sociale, anche a causa dei vincoli sul debito. Solo una seria battaglia per il sostanziale miglioramento della qualità delle istituzioni, oltre a chiare posizioni a favore dell’Europa, potrebbe arginare la forza delle altre due formazioni politiche.
Tabella 1 – I principali fattori che hanno determinato i risultati elettorali del 4 marzo 2018 nei tre maggiori raggruppamenti politici
Nota: Le variabili dipendenti misurano la percentuale di voti ricevuta dal Movimento 5 stelle, dalla coalizione di centro-sinistra e dalla coalizione di centro-destra. Le variabili esplicative misurano il tasso di disoccupazione, la percentuale di stranieri sulla popolazione totale e il suo quadrato, l’età media della popolazione, la percentuale di donne rispetto alla popolazione totale, la percentuale di laureati sulla popolazione totale, l’indice di qualità delle istituzioni calcolato da Annamaria Nifo e Gaetano Vecchione e la percentuale di voti per il “no” al referendum costituzionale del 2016.
FONTE: lavoce