In questi giorni il tema delle barriere architettoniche in riferimento alle persone con disabilità è tornato alla ribalta, a causa della rinuncia di una classe di scuola elementare al proseguimento della gita, per non lasciare solo un compagno che non avrebbe potuto partecipare, per la rottura della pedana che gli avrebbe permesso di scendere dal pullman.
La vicenda, che ha riguardato gli alunni di una classe quarta elementare della provincia dell’Aquila, è stata raccontata giustamente come un bella storia di solidarietà, ma non ci si può fermare a questo quando si parla di un mondo inclusivo.
Quello che voglio dire è che, quando si parla di disabilità, il concetto che si deve tener presente è quello di un diritto; in altre parole, ciò su cui è necessario mettere l’accento è la mancata garanzia di un diritto per tutti gli studenti, con o senza disabilità. Non possiamo sempre aspettare il gesto di solidarietà dei singoli o di un gruppo che copra in qualche modo le lacune di un sistema.
Mi riferisco ad esempio al fatto che la maggior parte dei pullman che viaggiano sulle nostre strade sono sprovvisti di pedana e che il massimo a cui si può aspirare è l’abbassamento del pianale per la discesa.
D’altronde insieme alla bella storia ve ne sono tante altre nelle quali si racconta della rinuncia da parte dell’alunno con disabilità alla gita scolastica o ad altre attività per la mancanza degli accorgimenti necessari.
Volendo restare alla “Città Eterna”, che i piccoli studenti avrebbero dovuto visitare, una volta scesi, avrebbero trovato una città veramente difficile da percorrere da chi ha una disabilità anche solo nel centro storico, dove vi sono i monumenti più importanti, proprio per la mancanza di scivoli e la presenza di una pavimentazione davvero poco agevole.
Sono diverse poi le testimonianze e i dati che ci ricordano quanto i mezzi di trasporto come gli autobus di linea o le stazioni della metropolitana siano inaccessibili, a chi, come chi scrive, ha una disabilità motoria.
Dobbiamo sempre ricordarci quanto recita la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che avere un trasporto pubblico adeguato alle esigenze di tutti, quindi non solo a chi ha una disabilità motoria, è un diritto sancito all’articolo 20 della Convenzione stessa (Mobilità personale).
Non è tanto o solo, quindi, una questione di solidarietà, ma di mancato ordinario godimento di diritti fondamentali.
Quanto accaduto qualche giormo fa, dunque, ci deve servire da monito per fare presto ad adeguare le nostre città alle esigenze di tutti, in modo che nessuno studente o studentessa con o senza disabilità debba rinunciare alla propria gita scolastica insieme ai compagni. Se non lo faremo, vorrà dire che il messaggio di questi ragazzi non lo avremo compreso e avremo fatto, come spesso accade su questi temi, solo retorica.