L’articolo si concentra sull’inserimento lavorativo dei «nuovi» migranti europei nei paesi di destinazione, ponendosi un duplice l’obiettivo: da una parte tratteggiare le trasformazioni del mercato del lavoro europeo; dall’altra descrivere la collocazione occupazionale degli italiani in Germania. L’intento è inquadrare i trasferimenti degli italiani all’estero alla luce di due grandi trasformazioni: la costituzione in Europa di una forza-lavoro «multinazionale» e il progressivo allargamento delle fasce precarie del mercato del lavoro. Gli spostamenti dall’Italia avvengono in un contesto di crescita delle migrazioni interne all’Unione Europea, l’allargamento a Est e la crisi economica dei paesi del Sud hanno avuto l’effetto di aumentare gli spostamenti verso alcuni paesi continentali. I movimenti interni dei lavoratori hanno radicalmente cambiato la composizione interna della forza-lavoro, accelerando un processo già in corso di diminuzione dei caratteri di omogeneità nazionale. Tuttavia in molte ricerche si tende a differenziare i migranti provenienti dall’Est e dal Sud sulla base del livello di istruzione: la distinzioni tra «cervelli» in fuga dalla crisi economica degli Stati meridionali e lavoratori non qualificati provenienti dai paesi ex sovietici si poggia su basi quanto meno inesatte. I dati dell’Eurostat mostrano come il livello di istruzione tra i migranti originari di aree diverse dell’Unione non sia particolarmente differente … leggi l’articolo