Questi sono le medie giornaliere dei tamponi registrati che nel 2022 sono stati costantemente per circa l’80% i test antigenici. In realtà i tamponi eseguiti sono certamente molti di più, ma ormai vi è l’abitudine all’autodiagnosi senza notifica all’autorità sanitaria per la quale non vi è alcun obbligo di legge.
L’Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito svolge invece settimanalmente una indagine di popolazione e ha stimato che il 16 dicembre in Inghilterra vi era il 2,01% di popolazione positiva contro l’1,73% della settimana precedente. Se in Italia ci fosse la stessa prevalenza dell’Inghilterra i positivi risulterebbero essere 1.243.600, cioè 2,47 volte quelli dichiarati che corrispondono allo 0,85% della popolazione.
Se la circolazione del virus in Inghilterra risulta due volte e mezzo più diffusa che in Italia è più che legittimo chiedersi se la differenza non stia nel fatto che l’indagine inglese coglie tutti i positivi consapevoli di esserlo mentre il dato italiano riguarda solo le diagnosi di positività notificate alle ASL. E oltre alla quota delle diagnosi non notificate vi è anche il problema delle diagnosi non effettuate a causa dell’asintomaticità di una importante quota di infezioni. E’ probabile che nell’indagine inglese siano pochi gli asintomatici in quanto per lo più non sarebbero stati individuati perché difficilmente consapevoli di essersi contagiati.
Tra le diagnosi oggi registrate in Italia invece gli asintomatici risultano essere, secondo l’ISS, il 75% dei soggetti diagnosticati, molti dei quali individuati nel corso di ricorso a strutture sanitarie e quindi di conseguenza registrati. Potremmo allora ipotizzare che alla stima eseguite sulla prevalenza inglese dovremmo approssimativamente aggiungere forse un altro 75% di soggetti asintomatici, e in tal caso arriveremmo a 3.464.510 soggetti attualmente positivi come descritto nel seguente grafico:
Ma è credibile una stima così elevata che è di sette volte quella riportata dalle statistiche ufficiali della Salute? Forse no, ma al di là della grossolanità della stima e dei bias possibili, è probabile che la realtà abbia all’incirca lo stesso ordine di grandezza.
Possiamo allora passare a considerare i dati dei ricoverati e dei deceduti, ma prima di esaminarli occorre fare una premessa, e cioè che la struttura per età dei contagiati, come riportata dai dati dell’ISS, risulta quasi uniforme sia negli ultimi 12 mesi sia nei mesi precedenti, e semmai la prevalenza di positivi è percentualmente inferiore in chi ha più di 60 anni. Possiamo allora ritenere che se guardiamo la percentuale di positivi tra i ricoverati e i deceduti, che hanno sicuramente un’età superiore alla media, e la riportiamo alla popolazione generale, tutt’al più commettiamo una sottostima. Anche in questo caso un possibile bias sono i ricoveri e i decessi dovuti direttamente all’infezione da Covid ma, a quanto ci risulta, attualmente questi sono solo una piccola parte.
I posti letto ospedalieri pubblici e privati in Italia sono attualmente, secondo il Ministero, 215.000 e ipotizzando una occupazione completa i ricoverati positivi al virus, oggi appunto di 9482 di media giornaliera, risultano essere il 4,6%. Se applicassimo questa proporzione all’intera popolazione otterremmo il valore di 2.712.427., e si osservi che se l’occupazione fosse inferiore, come probabile, al 100% la stima sarebbe superiore e sarebbe superiore anche se fossimo in grado di standardizzare per età dato che i ricoverati sono più anziani dei positivi registrati.
Considerando i decessi, nel 2021 sono morte 709.035 persone, cioè in media 1.942 al giorno. Se consideriamo i 103 positivi deceduti al giorno in media nell’ultima settimana, questi sono il 5,3% della media giornaliera dei deceduti e se riportiamo questa percentuale alla popolazione generale otteniamo la stima di 3.139.957. Anche in questo caso se correggessimo per età avremmo un valore superiore.
Non pensiamo certo con questi conti di aver stimato correttamente il numero di persone che attualmente sono positive in Italia, ma crediamo di aver reso credibile che tale numero debba essere molto superiore al valore di mezzo milione che ci viene comunicato dal Ministero. Non possiamo allora esimerci dall’auspicare che, come si fanno molti sondaggi anche per stimare situazioni talvolta banali, si ritenga necessario al più presto avere un sistema di rilevazione settimanale con indagine campionaria dei principali eventi riguardanti la salute simile a quello ad esempio dell’Office for National Statistics inglese.
Rendiamoci conto che forse le decisioni che riguardano una prevalenza puntuale di contagiati di tre milioni, o anche solo di due milioni, non sono le stesse che si assumerebbero considerandone solo mezzo milione. E anche per la popolazione sapere che c’è un positivo che può produrre un contagio ogni venti abitanti, non è lo stesso che dire che ce ne è uno ogni centoventi; forse qualcuno utilizzerebbe qualche cautela in più magari senza temere di doversi vergognare per utilizzare ancora la mascherina in metropolitana o al supermarket.
E se non rifiutassimo a priori l’uso della mascherina, magari ci proteggeremmo un po’ di più anche dal contagio influenzale che per la stima di Epicentro (ISS) ha attualmente una prevalenza di 15,5 infetti ogni mille abitanti, cioè poco meno di un milione di persone. E se per fortuna l’impatto dei contagi, siano per covid o per l’influenza, oggi non è così preoccupante per quanto riguardano i decessi o i ricoveri, non possiamo invece ignorare che almeno il 5% della popolazione sta interrompendo le proprie attività a causa di infezioni che si potrebbero almeno in parte cercare di limitare.
fonte: E&P