La “teoria del passaggio” da cannabis a eroina è uno dei mantra proibizionisti da sempre in voga. Smentito dai fatti, dalla logica e oggi anche dalla ricerca scientifica.
Da decenni uno degli argomenti di punta nella propaganda proibizionista contro qualsiasi forma di legalizzazione della cannabis è quello che il consumo di marijuana farebbe da precursore all’uso di altre sostanze stupefacenti, in particolare l’uso della “terribile” eroina per via iniettiva.
Il mantra proibizionista si basa sul fatto che siccome spesso i consumatori di eroina hanno prima fumato canne, queste ultime sono la droga di passaggio che porta all’abuso di sostanze più pericolose. Nonostante non vi siano evidenze che lo confermino, e che anche dal punto di vista logico faccia acqua da tutte le parti (è certo che tutti i consumatori di eroina sono stati prima consumatori di latte), questa rimane uno degli argomentazioni preferite dei proibizionisti.
Ci siamo sgolati in ogni occasione per ribadire quanto sia irrazionale sostenere questo automatismo. Non fosse altro perché i numeri, anche quelli ufficiali, non possono far altro che smentirlo. I consumatori di cannabis in Italia – ci dice l’ultima relazione al Parlamento – sono 4 milioni, il 10.3% della popolazione generale, quelli di eroina lo 0.6%. Pare lapalissiano che a parte i casi in cui il passaggio ad eroina o altre droghe più pericolose è imposto dalle strategie del mercato illegale, al consumo di cannabis non si possa di per sé attribuire la benché minima responsabilità.
Un recente studio (Reddon et al, 2018) pubblicato sulla rivista scientifica Drug and Alcohol Review conferma la mancanza di associazione dell’uso di cannabis come precursore dell’uso di droghe “pesanti”. La ricerca mostra che non solo quest’associazione non sia chiara, ma che l’uso quotidiano di cannabis può ridurre il rischio di uso di droghe per via iniettiva nella popolazione giovanile a rischio. Lo studio longitudinale prospettico ha seguito per dieci anni 481 “ragazzi di strada” a rischio di emarginazione sociale, che vivono a Vancouver in Canada, consumatori di cannabis. Di questi 103 avevano iniziato ad fare uso di eroina per via iniettiva, e 228 erano consumatori quotidiani di cannabis; utilizzando un modello statistico che tiene conto del tempo durante il quale i soggetti sono stati osservati (modello di Cox), e a parità di alcune caratteristiche (modello “aggiustato”), i risultati suggeriscono che l’uso quotidiano di cannabis negli ultimi 6 mesi riduce il rischio di uso di droghe per via iniettiva.
Questi risultati mettono in discussione la tesi che l’uso di cannabis faccia da apripista per l’uso di eroina o di altre droghe cosìddette “pesanti” ovvero la cosiddetta “teoria del passaggio”. La teoria fu formulata per la prima volta proprio in funzione anti cannabis durante l’iniziativa proibizionista promossa da Harry J. Aslinger, il potentissimo funzionario statunitense del Bureau of Prohibition che, spiazzato dalla fine del proibizionismo sull’alcol, riuscì, con una scandalosa campagna propagandistica, a convincere nel 1937 il Congresso degli Stati Uniti d’America ad emanare il Marijuana Tax Act che di fatto impediva la coltivazione e proibiva l’uso della canapa in tutti gli stati Usa. Nel 1939 fu il sindaco dei New York Fiorello La Guardia a nominare una commissione di studio di esperti e scienziati per verificare la pericolosità dell’uso di cannabis e la fondatezza della teoria del passaggio. I risultati evidenziarono chiaramente l’infondatezza scientifica di tutte le tesi che avevano portato alla proibizione: dal fatto che l’uso di marijuana portasse alla follia o causasse istinti omicidi, sino ovviamente alla stessa teoria del passaggio. Il resto è la folle storia del proibizionismo e delle convenzioni Onu ancora in vigore.
Purtroppo a distanza di decenni la teoria del passaggio viene ancora utilizzata come una clava, composta di menzogne, per convincere l’opinione pubblica che la legalizzazione della cannabis significhi promuovere il consumo delle droghe fra i giovani ed avviarli alla morte per overdose di eroina. Lo studio su Drug and Alcohol Review non solo conferma l’inconsistenza scientifica di questa teoria, ma ribalta la prospettiva, avvalorando la tesi che l’uso di cannabis sia un antagonista dell’uso di altre sostanze, effetto che pare ormai acclarato per esempio nell’uso e abuso di oppioidi come antidolorifici in Usa. E i dati che provengono dagli stati dove si è depenalizzato o regolamentato legalmente l’uso ludico della cannabis confermano che il consumo fra gli adolescenti tende a calare. Altro mito, quello della legalizzazione che fa aumentare il consumo fra i più giovani, sfatato.
Fonte: https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/il-mito-sfatato-della-cannabis-droga-di-passaggio/#.WskWRS5ubIU