Come si studiano i cambiamenti climatici. di Marco Taddia

Crediti immagine: Kelly Sikkema/Unsplash

Due esperte del clima e lead author del sesto rapporto IPCC, spiegano in un libro come si studiano i cambiamenti climatici, quali previsioni possiamo fare sulle loro conseguenze, e perché in questo contesto è così importante la collaborazione internazionale. Marco Taddia recensisce Clima 2050 – La matematica e la fisica per il futuro del sistema Terra, di Annalisa Cherchi e Susanna Cherchi (Zanichelli, 2022).

 

Un recente articolo di Nature, datato 21 novembre 2022, si è concentrato sugli aerosol atmosferici che rendono di cattiva qualità l’aria di alcuni tra i paesi più poveri e popolati della Terra, attribuendo loro una responsabilità precisa negli eventi estremi e aggiungendo, al contempo, un’altra incognita ai temi climatici. Infatti, purtroppo non si sa se tali aerosol sono destinati ad aumentare, diminuire o stabilizzarsi. L’incertezza a tale proposito, per quanto riguarda i prossimi 20-30 anni, è grande e non sappiamo se contribuiranno ad aumentare di 0,5°C la temperatura nel 2050.

Se l’effetto degli aerosol si farà sentire è in dubbio, mentre per quanto riguarda il riscaldamento globale nel suo complesso le idee sembrano più chiare, anche dal punto di vista economico. Un report del Deloitte Center for Sustainable Progress diffuso durante il World Economic Forum di Davos (giugno 2022) ci ha informato che senza intervenire sui cambiamenti climatici i costi sull’economia globale ammonterebbero nei prossimi cinquant’anni anni a ben 178 trilioni di dollari USA, ovvero un taglio del 7,6 dollari sul GDP nel 2070. Come sappiamo da anni, insomma, le previsioni non sono incoraggianti. Alla fine di novembre dell’ormai lontano 2015, in vista dell’apertura della conferenza COP21 (Parigi, 30 novembre-12 dicembre), commentando l’Annual Report della società DNV GL, notoriamente uno dei più importanti enti di certificazione, i giornali ne traevano conclusioni piuttosto fosche prevedendo per il 2050 un mondo sotto pressione, con il 60% degli ecosistemi a rischio, temperature in aumento tra i 3 e i 6 gradi centigradi, mari più alti di un paio di metri, 200 milioni di “rifugiati climatici”, una domanda di energia elettrica aumentata del 57% e coperta ancora per l’81% dai combustibili fossili.

Tutto ciò per dire che vale veramente la pena interrogarsi, ricorrendo all’aiuto di chi conosce la scienza del clima, su un futuro che poi non è così lontano come sembra. Ci viene in aiuto Clima 2050 – La matematica e la fisica per il futuro del sistema Terra, di Annalisa Cherchi e Susanna Cherchi (Zanichelli, 2022), pubblicato nella popolare collana “Chiavi di lettura”. I nomi delle autrici sono una garanzia di competenza, perché entrambe lavorano presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (ISAC) del CNR e, nel febbraio 2018, sono state selezionate come Lead Author per il sesto rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change pubblicato ad agosto 2021. Corti è anche Executive Editor di Climate Dynamics, rivista di Springer Nature. Le due ricercatrici hanno inoltre curato per Scienza in rete la sintesi dei risultati del primo volume dell’ultimo rapporto IPCC 2021 sulle basi fisiche del cambiamento climatico, di cui sono state co-autrici.

Il libro consta di sei capitoli, che dopo aver chiarito la differenza fra meteo e clima, spiegato l’effetto serra e come si osserva il clima che cambia, si occupano nell’ordine del clima del prossimo futuro, di fisica e matematica del clima, di cambiamenti climatici e loro conseguenze e della collaborazione in atto a livello internazionale specialmente a livello IPCC. Viene da dire, finalmente! Era ora che qualcuno ci spiegasse in termini chiari e concisi, senza supponenza e con toni pacati, tutto ciò che può orientarci nella valutazione delle tante informazioni, talora contraddittorie, che ci vengono fornite dai media.

Sfogliando il libro, un paio di grafici che troviamo alle pp. 34 e 35 attirano subito l’attenzione del lettore. Il primo mostra l’andamento della temperatura media superficiale globale rispetto al periodo di riferimento, ovvero la differenza rispetto alla media 1850-1900. Si può notare che la tendenza al riscaldamento lineare negli ultimi cinquant’anni (0,15°C per decennio) è quasi il doppio di quella degli ultimi 150 anni. L’altro grafico mostra invece che le temperature osservate combaciano con quelle ottenute dai modelli solo se questi considerano le attività umane. In conclusione, gli elementi forzanti di origine naturale non sono sufficienti a spiegare il riscaldamento degli ultimi decenni. Le autrici ci spiegano che i modelli climatici completi si basano su leggi fisiche rappresentati da equazioni matematiche, qui riportate, che vengono risolte utilizzando una griglia tridimensionale del globo (fig. 7, p. 42). Nel cap. 5, relativamente alle conseguenze, aggiungono anche che il cambiamento climatico non riguarda tutte le parti del globo in modo uniforme ma piuttosto che è possibile identificare pattern caratteristici nel cambiamento di temperatura e precipitazioni.

Il libro contiene anche un elenco delle fonti consultate, una parte intitolata Quattro miti da sfatare e alcune pagine interessanti dal titolo Forse non sapevi che. Proprio tra i miti da sfatare, per esempio che sia troppo tardi per agire contro il cambiamento climatico, le autrici lanciano un messaggio di speranza: non è assolutamente troppo tardi e non lo sarà per decenni. La nostra azione o inazione, determinerà quanto il mondo si scalda. A questo proposito ricordiamo che si è conclusa da poco la COP27 di Sharm el-Sheikh con l’approvazione da parte dell’Assemblea Plenaria di un documento finale che presenta anche qualche aspetto positivo. Per quanto riguarda il riscaldamento globale l’obiettivo di contenerlo entro 1,5 gradi è stato mantenuto, così come è stata apprezzabile l’istituzione di un fondo per i ristori delle perdite e i danni dei cambiamenti climatici nei paesi più vulnerabili, mentre per altri aspetti i risultati sono stati deludenti. Si rimanda ad altri contributi apparsi sulla stampa e anche su questo giornale per un esame più dettagliato dei risultati. Secondo Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione Europea, essi non sono sufficienti a contrastare i cambiamenti climatici e a mitigarne gli effetti. In particolare, il documento non dice niente sulla riduzione o eliminazione dei combustibili fossili. Si alternano quindi allarmi e speranze, studi e inchieste, previsioni e smentite con il risultato di confonderci talvolta le idee.

Al termine della recensione di un libro denso di contenuti ma agile nella forma, che preferisce ai toni apocalittici e agli anatemi toni persuasivi, piace ricordare l’impegno, la passione e la mobilitazione di tanti giovani tesa a sollecitare un’azione più decisa dei governi in questo campo. Alcuni, lo hanno fatto anche con la musica e la poesia e, se volete ascoltare le loro voci, eccoli qui.

fonte: Scienza in Rete

Marco Taddia – Già Professore di Chimica Analitica presso l’Università di Bologna, ha svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”. Si è occupato principalmente di analisi elettrochimica e spettroscopica di materiali industriali. Studioso di Storia della Chimica ha curato, insieme a Marco Ciardi, la prima versione italiana degli Opuscules di Lavoisier. Presiede il Gruppo Nazionale di Fondamenti e Storia della Chimica dal 2014 e rappresenta la Società Chimica Italiana nel Working Party of History of Chemistry EuCheMS.

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