Il nuovo libro “Dalle Case della Salute alle Case della Comunità – La sfida del PNRR per la sanità territoriale” di Antonio Brambilla e Gavino Maciocco rappresenta il naturale proseguimento del precedente volume del 2016 “Le Case della Salute – Innovazione e buone pratiche”
“La pandemia ha dimostrato – ove ce ne fosse stato bisogno – la necessità e l’indubbia utilità delle Case della salute nel rafforzamento della Medicina generale e dei servizi territoriali. Grazie alla disponibilità di ampi spazi destinati ai servizi ambulatoriali e all’organizzazione multiprofessionale e multidisciplinare delle attività è stato possibile – anche nei momenti più critici – preservare la qualità delle cure, garantire la sicurezza dei pazienti ed effettuare con tempestività ed efficienza operazioni complesse come la vaccinazione Covid per i soggetti over 80”.
Questo si legge in una lettera aperta indirizzata al Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, firmata da oltre 60 medici di medicina generale operanti in varie Case della Salute della Toscana. Tale lettera è ampiamente citata nel nuovo libro di Antonio Brambilla e Gavino Maciocco – “Dalle Case della Salute alle Case della Comunità – La sfida del PNRR per la sanità territoriale”, naturale proseguimento del precedente volume del 2016 “Le Case della Salute – Innovazione e buone pratiche” [1], dove, tra l’altro, venivano esaminate otto Case della Salute in attività, con l’obiettivo di documentarne fattibilità ed utilità, quali “modalità organizzative dei servizi territoriali per attuare strategie efficaci nel rispondere agli attuali bisogni di salute della persona e della comunità”.
Sulla medesima scia è stato peraltro poi prodotto e diffuso il film documentario “Idee per le Case della Comunità”[2] che mostra, visivamente e con interviste, l’esperienza di quattro di queste Case della Salute, effettivamente attive da anni, che garantiscono Cure Primarie, universalmente accessibili, messe in atto da équipe multidisciplinari, centrate sulla persona in risposta alla maggioranza dei problemi di salute del singolo e della comunità.
Ora, con il nuovo volume [3], gli autori intendono dimostrare una volta di più, sulla base di concrete e consolidate esperienze, che “è possibile innovare le cure primarie e i servizi territoriali, offrire servizi adeguati ai cittadini e migliorare lo stato di salute della popolazione”.
Dalla lettura del libro risulta confermata l’idea che la Casa della Salute, come affermava già nel 2003 Bruno Benigni, “corrisponde a un’idea semplice, eppure di grande utilità per la riorganizzazione del welfare locale. La Casa della Salute è la sede pubblica in cui la comunità locale si organizza per la promozione della salute e del benessere sociale e dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie e sociali per una determinata e programmata porzione di popolazione”[4].
In questa definizione appare già inscritta la prospettiva che porta verso la “Casa della Comunità”. E tale strada apparirebbe facile da percorrere leggendo le parole, riportate nell’ultima pagina del libro, di un giovane medico di medicina generale presente presso una delle Case della Salute da maggio 2021: “Ho sempre ricevuto pieno supporto e aiuto da tutti, personale sanitario e sociale (colleghi della medicina generale, infermieri, OSS, assistenti sociali ASL e comunali) e non (dipendenti, volontari e membri del consiglio della Croce Bianca), sempre molto disponibili, anche consci del mio ancora attuale status (anomalo verrebbe da pensare) di studente del corso di formazione in medicina generale e contemporaneamente di medico convenzionato. Ma soprattutto sono rimasto molto colpito anche dalla buona accoglienza delle persone, un gesto di stima e affetto non così scontato ai tempi d’oggi. Da giugno è iniziato quindi un nuovo capitolo della mia vita umana e professionale, un capitolo che ogni giorno si arricchisce e si arricchirà sempre di esperienze nuove, sia umane che lavorative, positive o negative come è giusto che sia.”
Il libro porta a dedurre gli “ingredienti” necessari perché una Casa della Salute possa nascere, crescere e orientarsi per divenire “della Comunità”:
- Un quadro normativo e di governo regionale che consenta, o meglio favorisca, la “territorializzazione”, ovvero la costruzione dei servizi per la salute a partire dal territorio anziché calare dall’alto singoli e separati settori di attività;
- Una direzione dei servizi sanitari territoriali non burocratica ma con una “visione” che, superando la logica del “poliambulatorio” che “eroga” singole “prestazioni”, sia focalizzato non sulle malattie ma su persone e comunità;
- Un’amministrazione comunale consapevole di essere responsabile della salute individuale e collettiva dei propri cittadini e che si comporti di conseguenza.
- L’attivazione delle risorse della comunità locale -scuola, mondo del lavoro e degli esercizi commerciali, associazioni, volontariato, vicinato- in modo da valorizzare le contingenze locali-storiche favorevoli;
- L’innesco quindi di una “alleanza per la salute”, nello specifico e definito territorio, tra aziende sanitarie, comuni, forze sociali, associazionismo, volontariato… e cittadini tutti.
Tali “ingredienti” corrispondono peraltro ai contenuti del “Libro Azzurro per la Riforma delle Cure Primarie in Italia”[5], risultato di un lavoro di scrittura collettiva promosso dall’associazione “Campagna 2018 PHC Now Or Never”[6] ed ora sostenuto dalla “Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie in Italia”[7].
Dopo una chiara introduzione, nella quale si dimostra l’importanza di un Servizio Sanitario basato sull’Assistenza Primaria concepita secondo i criteri della Primary Health Care comprehensive nell’accezione indicata dalla Organizzazione Mondiale della Salute, il volume si articola in tre parti.
Nella prima, “Verso le Case della Comunità”, si seguono i passi che hanno portato, anche dietro la spinta di una vasta rete di associazioni-gruppi-movimenti, ad individuare nel PNRR la Casa della Comunità quale elemento portante per il rilancio dei servizi territoriali per la salute. Si commenta quindi la nuova cornice organizzativa dell’assistenza territoriale così come disegnata dal DM77. Una successiva sezione della prima parte è espressamente dedicata agli “Elementi urbanistici ed edilizi delle Case della Comunità”: dopo aver analizzato il ruolo dell’architettura nel produrre salute, viene specificamente illustrata la possibile architettura della Casa della Comunità, quale luogo per un lavoro multi professionale, prossimo al cittadino, riconoscibile e accessibile, per la comunità, capace di trasformarsi. Comunque una casa.
La seconda parte, “L’esperienza dell’Emilia-Romagna e della Toscana”, espone l’angolatura delle due regioni: i principi, le tappe normative e di governo, il modello organizzativo, i percorsi di formazione, i progetti messi in atto, i risultati complessivamente raggiunti.
Infine, la terza parte, “Case studies”, presenta quattro Case della Salute-Comunità dell’Emilia Romagna e quattro della Toscana. Per ciascuna riporta testimonianze degli attori coinvolti in prima persona, i servizi e le attività ad oggi, quale medicina d’iniziativa è stata intrapresa, come si è fatto fronte alla pandemia, quali sono le prospettive future.
In conclusione: certamente un libro per gli operatori sanitari (anche gli ospedalieri!) così come per gli operatori sociali. Ma anche un libro facile da leggere e agile da consultare e utilizzare. Sarei però felice se fosse oggetto di attenzione da parte di persone impegnate nei partiti e nell’amministrazione della cosa pubblica: attivisti, funzionari, eletti nei Comuni, nelle Regioni, alle Camere. Mi auguro anche che, tra i lettori, numerosi siano quelli impegnati nel sindacato, nell’associazionismo, nel volontariato; ma anche semplici cittadini, soprattutto quelli delle regioni “lontane” da una visione di salute partecipata, quelle dove già ci si accontenterebbe di poter ricevere “prestazioni” sanitarie vicino a dove si vive ed “erogate” in tempi ragionevoli… e non a pagamento.
L’auspicio è che in tanti, soprattutto là dove di Case della Comunità poco si dice e quasi nulla si fa, possano immaginare e sognare che si tratti di un percorso possibile. E che in tanti si attivino, chiedano la realizzazione della “propria Casa della Comunità”, e che tanti e diversi partecipino attivamente alla sua costruzione.
l’Autore: Fulvio Lonati – “Associazione APRIRE – Assistenza Primaria In Rete – Salute a Km 0”
[1] Antonio Brambilla e Gavino Maciocco – Le Case della Salute. Innovazione e buone pratiche – 2016 – Carrocci Faber Editore
[2] Film documentario Idee per le Case della Comunità – https://vimeo.com/663912888/2b71e5a55d
[3] Antonio Brambilla e Gavino Maciocco – Dalle Case della Salute alle Case della Comunità – La sfida del PNRR per la sanità territoriale – 2022 – Carrocci Editore, Tascabili Faber, € 23.
[4] Bruno Benigni – La Casa della Salute, in Le Cure Primarie, la Casa della Salute – CGIL, Dipartimento Politiche del welfare – Roma, 2004, pp. 37-44
[5] Il Libro Azzurro per la Riforma delle Cure Primarie in Italia – https://sites.google.com/view/il-libro-azzurro-della-phc/home
[6] Campagna 2018 PHC Now Or Never – https://2018phc.wordpress.com/
[7] Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie in Italia – https://sites.google.com/view/il-libro-azzurro-della-phc/alleanza-per-le-cure-primarie-in-italia
fonte: saluteinternazionale.info