Entro gennaio 2023, più della metà delle famiglie britanniche compresi milioni di bambini, saranno in condizioni di povertà energetica a meno che non si intervenga con misure efficaci.
Timothy Cratchit, detto anche Tiny Tim, o Timmy, è un bambino di Camden Town, quartiere a nord del centro di Londra. È il figlio più piccolo di Bob Cratchit, impiegato del finanziere londinese Ebenezer Scrooge, dal quale riceve un salario insufficiente per provvedere alle cure di Timmy, storpio, malato e con scarse prospettive di sopravvivenza. Chi ha tentato di diagnosticare le malattie di Timmy, ha individuato la tubercolosi, la malnutrizione, il rachitismo e altre malattie che possono essere approfondite su un articolo pubblicato sul sito del JAMA Pediatrics nel marzo 2012, dal titolo “Environmental Factors in Tiny Tim’s Near-Fatal Illness” [1].
Timmy Cratchit, come ormai abbiamo capito, è il personaggio del più famoso tra i racconti di Natale, quello le cui trasposizioni cinematografiche contendono il primato della programmazione televisiva del 25 dicembre all’immarcescibile “Una poltrona per due”. Parliamo ovviamente di “A Christmas Carol” di Charles Dickens. Se medici, studiosi di Dickens e storici hanno cercato di diagnosticare la condizione che ha colpito Tiny Tim, esaminando l’ambiente di Londra dal 1820 al 1843 (quando fu scritta la novella), tra i cieli anneriti dalla combustione del carbone, l’affollamento dei freddi appartamenti delle case popolari, la dieta limitata delle famiglie operaie e la sporcizia di una Londra fattasi rifugio per malattie infettive e precarie condizioni di salute nei bambini, è proprio perché Timmy è diventato il prototipo del “bambino vulnerabile”, figlio della precarietà delle condizioni di vita. Precarietà che secondo lo stesso Dickens, come riportano gli autori dell’articolo citato a proposito del rachitismo: “…nasce sotto l’influenza di abitazioni fredde e di un’alimentazione insufficiente”.
Cosa c’entrano però Dickens, “A Christmas Carol”, la Londra ottocentesca e soprattutto Timmy Cratchit con il tema di questo post? Beh, a guardare il titolo la risposta dovrebbe essere scontata, ma anche senza leggerlo diversi tra coloro che avessero affrontato queste righe introduttive avrebbero intuito dove si sta andando a parare. Le notizie quotidiane infatti lasciano forti indizi: crisi energetica, bollette alle stelle, reddito delle famiglie intaccato, rischio di povertà. Da qui alle “abitazioni fredde e alimentazione insufficiente” il passo logico è breve. Il passo che fa Sir Michael Marmot, in un recente articolo pubblicato sul British Medical Journal e intitolato “La crisi umanitaria dei bambini per la nuova povertà energetica”, è però un po’ più lungo, perché focalizza l’attenzione su due aspetti particolarmente sensibili e rilevanti di questa situazione: l’impatto sui bambini, e sulla loro salute [2, 3].
“Entro gennaio 2023, più della metà delle famiglie britanniche compresi milioni di bambini, saranno in condizioni di povertà energetica a meno che non siano stabiliti interventi efficaci. ”Così inizia l’articolo. Tre righe ed è già tutto terribilmente chiaro e credibile. E lo è perché le bollette di gas ed elettricità le stiamo già raccogliendo dalle cassette della posta, e molti di noi alcune domande sulle implicazioni dirette e indirette, a breve e a medio (qualcuno probabilmente anche a lungo) termine se le stanno ponendo. Lo scenario Dickensiano dipinto da Marmot e colleghi non è più di tanto irrealistico. L’articolo prosegue segnalando come gli alloggi di qualità abitativa scadente e i bassi livelli di reddito siano problemi radicati nel Regno Unito, dove più di un terzo dei bambini vive in povertà. A fronte dell’impennata dei prezzi dell’energia, quest’inverno la povertà energetica e le case fredde possono portare ad una crisi sanitaria e umanitaria.
A questo punto, il riferimento a concetti quali “crisi sanitaria” o addirittura “crisi umanitaria” può sembrarci eccessivo, ma gli autori cercano di contestualizzare l’affermazione attraverso opportuni e significativi riferimenti bibliografici. In definitiva, il contesto è tale per cui l’ipotermia e le abitazioni fredde, umide e pericolose, costano al SSN più di 2,5 miliardi di sterline all’anno, causando e aggravando le malattie respiratorie e cardiovascolari, favorendo demenza e disturbi mentali. La salute mentale e fisica è peraltro minacciata dall’insicurezza finanziaria e il relativo stress per le famiglie.
In questo contesto critico, in cui si radicano permanenti disuguaglianze sanitarie, sono proprio i bambini i più minacciati, specie i più piccoli.
Il sistema respiratorio di una persona infatti si sviluppa in utero e durante la prima infanzia, costituendo un fattore determinante per salute e longevità. Uno sviluppo polmonare alterato da condizioni di vita associate alla presenza di virus, polvere, muffe e inquinamento rende le prospettive di salute ulteriormente cupe. Se le soluzioni di contrasto di lungo periodo proposte dagli autori si allineano tendenzialmente al tema della sostenibilità e dell’efficienza energetica, auspicando il rifinanziamento dei programmi già in essere, nel breve periodo si rendono necessari e urgenti gli approcci finanziari a tutela della vulnerabilità delle famiglie, minacciate dal rischio di interruzione delle forniture di gas ed elettricità già questo inverno. Gli interventi devono essere concentrati sul mantenimento del limite di prezzo dell’energia (il cosiddetto price cap) a livello sostenibile, lasciando che gli incrementi dei costi di fornitura energetica siano invece assorbiti dalle compagnie che traggono profitto dalla loro produzione e commercializzazione.
Dalla descrizione dello scenario e dalle proposte avanzate per scongiurare quella che è stata descritta come una crisi sanitaria o addirittura umanitaria, l’articolo, in una paginetta scarsa, lancia quindi un messaggio forte non solo sull’attenzione da dirigere verso una nuova “povertà energetica”, ma addirittura sulla necessità di intervenire sui meccanismi del mercato dell’energia attraverso una politica di ridistribuzione.
In un contesto attuale dove la tendenza è quella della riduzione delle imposte a carico delle grandi ricchezze e patrimoni, è necessario quindi rafforzare il sistema fiscale di quegli elementi di equità e solidarietà intergenerazionale che possano evitare ai Timmy Cratchit inglesi e non solo, di dover affidare le proprie prospettive di una vita in salute alla generosità di un redento Scrooge.
Siccome però gli Scrooge da redimere rischiano di essere oggi piuttosto numerosi, ed essendo i fantasmi di natali passati presenti e futuri ormai fuori moda, il lavoro del cambiamento sarà duro, ma la lettura e la diffusione di articoli come quello raccontato sicuramente possono aiutare ad immaginare nuove e opportune prospettive da realizzare con decisione e tempestività.
Giacomo Galletti, economista, ricercatore e scienziato comportamentale presso ARS Toscana, formatore e professional coach. Qui solo in veste di lettore e commentatore di temi sociosanitari.
Bibliografia
- Chesney RW. Environmental Factors in Tiny Tim’s Near-Fatal Illness. Arch Pediatr Adolesc Med. 2012;166(3):271–275. doi:10.1001/archpediatrics.2011.852
- https://en.wikipedia.org/wiki/Michael_Marmot
- Millions of children face a “humanitarian crisis” of fuel poverty. BMJ 2022; 378 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.o2129 (Published 01 September 2022)
fonte: salute internazionale