Il/la Presidente Meloni ha definito “bizzarra” la decisione dei medici di Catania di far sbarcare e fornire assistenza a tutti i naufraghi delle navi ONG, Geo Barents e Humanity 1. Sono in arrivo le purghe?
Sembra passato un secolo da quando Salvini maremaldeggiava con le navi delle ONG che traevano in salvo i naufraghi del Mediterraneo. Si era a cavallo del 2018-2019 e il governo giallo-verde (Conte 1) approvava un Decreto sicurezza che impediva alle navi cariche di disperati di raggiungere un porto sicuro. Quello della Sea Watch fu il caso più emblematico di quel periodo: dopo 17 giorni di inutile, vana attesa a largo delle coste italiane il capitano della nave carica di migranti, Carola Rackete, 31 anni, decide di forzare il blocco e di approdare nel porto di Lampedusa (“So cosa rischio, ma i naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo”). E infatti subito dopo lo sbarco Carola viene arrestata e apostrofata dal ministro Salvini con questi epiteti: sbruffoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, etc. .
Ma il magistrato di Agrigento non convalidò l’arresto e la rimise subito in libertà, perché – questo era il nocciolo della questione – Carola aveva agito nell’adempimento di un dovere, quello del soccorso ai naufraghi.
Sembra passato un secolo perché da allora è successo di tutto – pandemia, cambiamenti climatici, guerra in Ucraina, crisi energetica, aumento del costo del gas, inflazione alle stelle – e in tre anni il mondo è completamente cambiato. Come sono profondamente cambiate le priorità e le preoccupazioni dei cittadini e delle famiglie. La guerra in Ucraina, con i milioni di profughi in fuga dal paese, ha prodotto una soluzione del tutto inedita ai problemi dell’immigrazione: libertà di circolazione e di insediamento nel luogo di scelta dei profughi (“E’ giustificabile la mancata adozione della stessa civile misura per i profughi di altre guerre, ma arrivati dal mare e con la pelle più scura?” si chiede Maurizio Ambrogini su l’Avvenire[1])
È successo anche che in Italia ci siano state le elezioni politiche vinte dalla Destra. Uno si aspettava che il governo Meloni cominciasse subito a governare, ad affrontare i tanti problemi che affliggono la popolazione. Ad esempio con un segnale sulla sanità pubblica, per il suo rafforzamento, perché – come si legge nel programma elettorale di Fratelli d’Italia – “È tempo che la sanità pubblica torni ad occuparsi del benessere del cittadino nella sua totalità, offrendo soluzioni di prossimità, in tempi ragionevoli, e di qualità”. Invece la prima scelta del governo è stata quella del reintegro del personale sanitario non vaccinato nella attività lavorativa, misura del tutto inutile riguardo al recupero di personale nel SSN (dato l’esiguo numero degli operatori interessati), ma altamente simbolica – e quindi molto pericolosa – in tema di fiducia nei vaccini.
Dai primi atti del governo (decreto law and order sui “rave”, un occhio di riguardo ai no-vax) si è capito che la Destra vuole prima di tutto calcare la mano sui temi a lei identitari. Il neo-insediato governo ha infatti immediatamente rieditato la guerra alle ONG che traggono in salvo i migranti nel Mediterraneo. “Una linea identitaria di stampo sovranista – cito ancora Ambrogini – su temi che ritiene popolari, facilmente comunicabili, a basso costo economico e ad alta rendita propagandistica. A spese però dei più deboli, scaricati da una politica cinica e spregiudicata”.
Nel mirino del governo quattro navi cariche di naufraghi che stazionano da giorni davanti alle coste italiane (navi pirata, secondo la definizione di G. Meloni): Geo Barens, (con 571 naufraghi), Ocean Viking (234), Humanity 1 (179), Rise Above (89). La prima reazione del governo è quella salviniana del rifiuto dello sbarco in un porto sicuro. Poi per le pressioni che arrivano dall’Europa (ma anche per non finire trascinato nei tribunali come Salvini) il neo-ministro degli interni Piantedosi emana un decreto che permette alle navi di sbarcare i naufraghi, ma solo quelli ammalati e fragili, gli altri – “il carico residuale” – sono respinti, devono riprendere il mare e uscire dalle acque territoriali. Già l’uso di quel termine, “carico residuale” adatto per la mercanzia ma impronunciabile per le persone, indica di che pasta umana è fatto questo governo.
Due navi, delle quattro, attraccano al porto di Catania. I naufraghi vengono visitati, e selezionati, dai medici USMAF (Unità di Sanità Marittima, Aerea e Frontiera) con questo risultato: dei 179 naufraghi della Humanity 1 ne vengono respinti 35, dei 571 della Geo Barents 215.
Il nuovo governo inaugura un nuovo modo di trattare i naufraghi del Mediterraneo, quello del respingimento selettivo. Una procedura disumana e illegittima come spiega in 5 punti Gianfranco Schiavone dell’Asgi, associazione studi giuridici sull’immigrazione, da cui abbiamo tratto questo passaggio: “Il governo non ha spiegato in base a quale normativa si possono definire vulnerabili e non vulnerabili i soggetti durante un’operazione di soccorso in mare: le operazioni di soccorso – per definizione – riguardano tutti i naufraghi che sono tutti ugualmente bisogno di soccorso. E il soccorso, stando alla legge, si può ritenere concluso solo con lo sbarco nel “place of safety” (porto sicuro) di tutti come già chiarito nella sentenza della Corte di Cassazione, terza sezione penale, sentenza del 20 febbraio 2020, n. 6626. L’obbligo di soccorso, quindi, si conclude con l’obbligo di sbarco in un luogo sicuro. Su questo non esistono dubbi di interpretazione”.
Inaccettabile è anche la modalità di visita medica da cui deriva la decisione di far scendere o meno dalla nave le persone visitate. Le visite a bordo della nave da parte dei medici USMAF avviene infatti senza la presenza di traduttori o di mediatori culturali, senza quindi poter valutare la storia e la condizione psicologica di quelle persone, viene inoltre negata la possibilità di richiedere l’asilo. Per questo il Team Sanitario di Mediterranea Saving Humans critica severamente la selezione operata dai medici ASMAF: “Ci allarmano le dichiarazioni del Direttore generale USMAF Sicilia, Claudio Pulvirenti, secondo cui il discernimento è puramente clinico e chi non presenta determinate condizioni – quali febbre, malattie infettive, stato di gravidanza e poche altre – sarebbe in grado di restare ancora in mare. Aggiunge inoltre che “il problema psicologico è un problema di secondo livello” e non comporterebbe quindi la necessità allo sbarco. Queste dichiarazioni e l’atteggiamento dei medici USMAF sono però in netta contrapposizione con quanto riportato dalle “Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale” (22 Marzo 2017) del Ministero della Salute secondo cui “Tutti i rifugiati sono da considerarsi come soggetti potenzialmente vulnerabili, poiché l’esilio è di per sé un’esperienza di tipo traumatico”.
Anche al Ministero della salute qualche dubbio deve essere venuto sulla gestione delle visite mediche USMAF a bordo delle due navi se si decide di approfondire la valutazione delle condizioni di salute dei naufraghi rimasti a bordo (35 della Humanity 1 e 215 della Geo Barents) con l’invio di una equipe di psichiatri e psicologi. La conclusione è che tutte le persone inizialmente trattenute vengono ritenute bisognose di assistenza e fatte sbarcare. Anche gli 89 naufraghi della Rise Above sbarcano senza alcuna preventiva selezione nel porto di Reggio Calabria. “Tutti giù per terra” può titolare con sollievo il quotidiano l’Avvenire del 9 novembre. Rimangono sulla nave i 234 naufraghi della Ocean Vikink che alla fine la Francia ha accettato di accogliere nel porto di Marsiglia, in ossequio forse dello spirito del trattato del Quirinale che lega Roma e Parigi, “senza praticare alcuna selezione, perché tutti hanno diritto di presentare la domanda di asilo”.
L’esito della vicenda non è piaciuto al/alla Presidente Giorgia Meloni che avrebbe preferito una mano più dura nei confronti del “carico residuale” e per questo non ha esitato a criticare i medici che ne hanno consentito lo sbarco e quindi l’assistenza, definendo il loro comportamento “bizzarro”. A quando la purga?
[1] Ambrosini M, Sono persone, non rifiuti, Avvenire del 8 novembre 2022.