Covid. Perché è importante continuare a garantire la disponibilità dei dati giornalieri. di Marcello Antonini, Chiara Berardi, Francesco Paolucci

Gentile Direttore,
in seguito ai primi provvedimenti attuati dal nuovo governo abbiamo deciso di inviarle una nota che vorremmo sottoporre alla sua attenzione. Condividiamo la recente analisi effettuata dalla Fondazione GIMBE e pubblicata sul suo giornale. Tuttavia, leggiamo con grande interesse il dibattito sviluppatosi tra vari esponenti del settore sanitari e apprezziamo la pluralità di opinioni a cui viene dato spazio.

Vorremmo porre maggiore attenzione su uno dei provvedimenti, che riguarda lo stop dell’aggiornamento giornaliero dei dati sull’andamento della pandemia e delle vaccinazioni.
Dal 29 ottobre i dati non vengono più resi disponibili dal Ministero della Salute, ma sono pubblicati settimanalmente ad appannaggio dei soli organi competenti. Nell’intervista concessa ieri al Corriere della Sera, il Ministro Schillaci ha annunciato che il governo sta pensando di predisporre un sistema ad hoc per permettere anche a specifici enti di ricerca di accedere a questi dati. Tuttavia, non sappiamo ancora quando questo avverrà e soprattutto chi sono gli enti di ricerca a cui verrà concesso tale autorizzazione.

La pubblicazione di questi dati, sebbene caratterizzata da alcune criticità, ha rappresentato un successo nella gestione della pandemia. Per la prima volta in Italia, e in molti altri paesi, sono stati pubblicati, in tempo reale, dati di grande interesse scientifico, accessibili simultaneamente da decisori pubblici, comunità scientifica e società civile.

L’accessibilità a questi dati ha favorito une gestione più trasparente della pandemia, permettendo l’individuazione di fattori e determinanti cruciali nell’evoluzione del virus, e facilitando la valutazione degli effetti delle politiche sanitarie sull’andamento epidemiologico e della campagna vaccinale.

Non ultimo, ha promosso la collaborazione tra governi, accademia e l’ industria.

I benefici di aver accesso ai dati non dovrebbero rimanere confinati alla pandemia. Le sinergie create durante questi (quasi) tre anni sono un riferimento fondamentale per la gestione delle prossime crisi riguardanti la salute pubblica, e altre questioni di interesse collettivo come per esempio la crisi climatica.

Si pensi solo alla potenzialità di avere a disposizione dati open access pubblicati in tempo reale e con frequenza maggiore rispetto a quella attuale. Per esempio, se fossero disponibili dati sui ricoveri ospedalieri, anche solo mensili, dovuti a una particolare malattia, potremmo identificare fattori di rischio, caratteristiche della malattia, e infine formulare politiche attive per limitarne l’effetto.

Le stesse critiche avanzate dell’attuale governo riguardo le eccessive restrizioni imposte dai precedenti governi, richiede la disponibilità di dati qualitativi e quantitativi per valutare e rafforzare la veridicità di tali affermazioni.

In tal senso, ben venga la costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia da COVID-19, la gestione dell’emergenza pandemica, nonché sulle misure adottate per prevenire e contrastare la diffusione del virus e le conseguenze derivanti al Sistema sanitario nazionale.

Non ci sono dubbi che l’intensità della pandemia si sia significativamente ridotta nell’ultimo periodo rispetto agli anni precedenti, grazie alla campagna vaccinale e all’immunità generata dalle infezioni. Basti considerare la differenza tra i decessi cumulati tra il primo gennaio 2021 e il 29 ottobre 2021 (90 decessi per 100.000 abitanti) e nello stesso periodo per il 2022 (71 decessi per 100.000 abitanti).

Tuttavia, il virus non è sconfitto. In Italia, e nel mondo, si continua a morire di COVID. Se eseguiamo la stessa comparazione, considerando solo il periodo tra l’inizio dell’estate (21/06) e il 29 ottobre, nel 2022 si registrano più decessi rispetto al 2021 (19 vs 8 decessi per 100.000 abitanti). Tale evidenza suggerisce la necessità di mantenere la guardia alta sull’andamento epidemiologico e su quello delle campagne vaccinali.

Pertanto riteniamo che lo stop della pubblicazione dei dati giornalieri o settimanali accessibili indistintamente dalla società civile (specifichiamo – non il bollettino settimanale) sia un provvedimento particolarmente dannoso, non solo per la capacità pubblica di monitorare l’andamento della pandemia e delle campagne vaccinali, ma anche per la valutazione trasparente della politiche sanitarie nel medio e lungo periodo.

Il governo e il nuovo Ministro dovrebbero considerare di attuare investimenti significativi nell’omogenizzazione della raccolta dati a livello regionale e nella creazione di un portale facilmente accessibile in cui vengano pubblicati dati di indicatori sul sistema sanitario, sulla salute e le vaccinazioni in Italia, migliorando l’attuale database Health for All – Italia pubblicato dall’Istat.

Tali investimenti favorirebbero studi comparativi a livello nazionale e internazionale e agevolerebbero la creazione di best practices che migliorerebbero significativamente il nostro sistema salute.

Marcello Antonini
PhD Candidate, University of Newcastle

Chiara Berardi
PhD Candidate, University of Newcastle

Professore Francesco Paolucci
PhD, University of Newcastle & Università di Bologna

fonte: QS Lettere al Direttore

immagine in copertina: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/censura-internet-africa/ 

Print Friendly, PDF & Email