“Il Comitato esprime preoccupazione per l’approccio punitivo al consumo di droghe e per l’insufficiente disponibilità di programmi di riduzione e del danno”
“Il Comitato raccomanda che lo Stato riveda le politiche e le leggi sulle droghe per allinearle alle norme internazionali sui diritti umani e alle migliori pratiche, e che migliori la disponibilità, l’accessibilità e la qualità degli interventi di riduzione del danno”.
Queste due tra le numerose richieste all’Italia del Comitato per i diritti economici, sociali e culturali dell’ONU (CESCR) riunito nella sua 72esima sessione, il 14 ottobre a Ginevra, dedicata alla chiusura dei rapporti su El Salvador, Mongolia, Guatemala, Tajikistan, Lussemburgo e appunto Italia.
Nella sua attività il Comitato – organo ONU composto da 18 esperti indipendenti che monitora l’attuazione da parte degli Stati della Convenzione sui diritti economici, sociali e culturali – valuta, paese per paese, se le norme della Convenzione vengono applicate e, in dialogo con gli Stati oggetto di revisione, cerca di indicare la strada affinché tutte le persone possano godere pienamente di questi diritti. Tra le fonti di conoscenza e monitoraggio delle situazioni nazionali, il CESCR include la voce delle organizzazioni non governative, osservatorio spesso cruciale per un quadro realistico della valutazione sui diritti, la loro esigibilità e la responsabilità e l’accountability degli Stati.
La decisione del CESCR sull’Italia recepisce e accoglie quanto documentato nel 2019 da Forum Droghe e Harm Reduction International, insieme a LILA, la Società della Ragione, Itanpud, circa la violazione dei diritti umani nell’ambito delle politiche delle droghe italiane. Nel testo le associazioni avevano infatti denunciato molte violazioni e discriminazioni subite dalle persone che usano droghe (PUD), sottolineando e documentando soprattutto due ambiti: il diritto alla salute, che viene violato a causa del mancato accesso ai servizi di Riduzione del danno (RdD) in molta parte del paese, e il diritto alla giustizia, in quanto la legge italiana sulle droghe non rispetta il principio di proporzionalità delle pene, con riferimento soprattutto ai reati minori. Il sistema italiano, secondo la denuncia delle associazioni recepita dal CESCR, produce un abnorme incarcerazione di massa, causa affollamento e crisi del sistema penitenziario, con nuove violazioni dei diritti di chi è detenuto/a, e, tramite il sistema delle sanzioni amministrative, espone le PUD a discriminazione e limitazione delle libertà personali. Le associazioni avevano anche sottolineato come le violazioni colpissero in particolar modo i migranti e i gruppi sociali più fragili.
Il governo italiano dovrà dunque adeguare le proprie politiche dimostrando di agire concretamente per garantire l’accesso alla RdD a tutte le PUD in ogni angolo del paese, e adeguare le norme legislative nella direzione indicata, che è per altro la direzione del sistema ONU della Common Position, il più recente e avanzato testo internazionale ONU che sancisce come le politiche sulle droghe devono essere disegnate in modo coerente al sistema di tutela e promozione dei diritti umani. Le associazioni italiane potranno continuare a partecipare al processo attraverso il loro costante monitoraggio.
Ma non c’è solo questo, tra i buoni esiti di questa 72°sessione: l’”impatto delle politiche sulla droga sui diritti economici, sociali e culturali” diventa infatti uno specifico terreno di osservazione del Comitato, che così porta il proprio contributo al processo che da qualche anno vede le agenzie ONU sui diritti prendere parola sulle politiche delle droghe, limitando il fino ad oggi incontrastato dominio dell’approccio della criminalizzazione.
I documenti citati sono disponibili su www.fuoriluogo.it/CESCR
fonte: il manifesto – Fuoriluogo