Le imprese, unitamente ai governi e alla società civile, possono svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze di salute agendo sui determinanti sociali
Nel mese di aprile 2022 è stato pubblicato dall’Institute of Health Equity diretto da Sir Michael Marmot (University College of London), il report “The Business of Health Equity: The Marmot Review For Industry”. Il documento affronta il tema dell’impatto sulla salute delle disuguaglianze nelle condizioni sociali, economiche e ambientali – i cosiddetti determinanti sociali di salute, approfondendo il ruolo svolto dal mondo delle imprese. In tutti i Paesi, ricchi e poveri, la salute della popolazione è fortemente legata alle condizioni in cui le persone nascono, crescono, vivono, lavorano e invecchiano. Le imprese, unitamente ai governi e alla società civile, possono svolgere un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze di salute agendo sui determinanti sociali. Occorre in tale ottica un maggiore coinvolgimento del settore privato nell’affrontare la questione, dal momento che le imprese esercitano un ruolo attivo nel plasmare direttamente e indirettamente le condizioni in cui le persone vivono e lavorano e, di conseguenza, la loro salute e il benessere della comunità.
Nel Regno Unito, le disuguaglianze di salute erano in aumento a causa di un decennio di politiche di austerità già prima della pandemia e sono state ulteriormente esacerbate dall’impatto del COVID-19. Tale condizione ha confermato la necessità che le azioni da intraprendere per ridurre tali disuguaglianze non possano solo far parte di una “agenda sanitaria” contingente, ma debbano piuttosto coinvolgere trasversalmente tutta la società. Il documento illustra approcci concreti e casi pratici che mostrano come sia possibile migliorare la salute e ridurre le disuguaglianze. Inoltre, il report affronta il tema della stretta interdipendenza tra salute della popolazione e salute dell’economia, che la pandemia COVID-19 ha ulteriormente rimarcato. Nessuna delle due può prosperare senza l’altra: da un lato l’economia richiede lavoratori sani e clienti sani, d’altro canto un’economia in crisi danneggia la salute.
A dimostrazione della necessità di un approccio trasversale nell’affrontare queste tematiche, il report si pone l’obiettivo di divulgare la cultura dell’equità nella salute nelle aziende. Come presupposto di questo approccio, troviamo il concetto di responsabilità sociale condivisa, che viene definito come l’estensione delle allocazioni di responsabilità sociali, ambientali e sociosanitarie al settore privato.
La Figura 1 rappresenta i modi in cui le aziende influenzano la salute secondo il quadro concettuale elaborato da Marmot. Le imprese hanno un impatto sostanziale, in quanto:
- influenzano la salute dei lavoratori garantendo la sicurezza sul posto di lavoro e promuovendo il miglioramento delle condizioni lavorative;
- influenzano la salute dei consumatori attraverso i prodotti, i servizi forniti e la gestione degli investimenti;
- influenzano la salute della comunità in cui operano attraverso partenariati locali, reti di approvvigionamento e di fornitura, attività di advocacy e lobbying e modulando l’impatto ambientale delle proprie operazioni commerciali.
Figura 1. Come le imprese esercitano il proprio impatto sulla salute: il quadro concettuale dell’Institute of Health Equity.
Come le imprese creano condizioni di lavoro equo e dignitoso
Le imprese hanno una grande influenza sulla salute e il benessere della loro forza lavoro. Le raccomandazioni del report di Marmot rivolte ai datori di lavoro si articolano in tre dimensioni tra loro interdipendenti.
- Le imprese dovrebbero impegnarsi con onestà e trasparenza nel ridurre le disuguaglianze retributive all’interno delle proprie organizzazioni, garantendo a tutti i lavoratori un reddito minimo per condurre una vita dignitosa e diffondendo maggiormente tra tutti i dipendenti benefit aziendali connessi alla salute quali, ad esempio, l’indennità di malattia e il congedo parentale. La garanzia del benessere economico del personale aziendale passa anche attraverso la prestazione di consulenze in materia di pianificazione finanziaria ad opera di società di servizi finanziari competenti e affidabili.
- Le aziende devono impegnarsi in modo proattivo nell’offrire un’occupazione di buona qualità e nel garantire adeguati standard di sicurezza sul luogo di lavoro, incentivando altresì pratiche di lavoro flessibili e ampliando la rappresentanza dei lavoratori. Inoltre, i meccanismi di assunzione dovrebbero garantire opportunità per le comunità sottorappresentate, e a tutti i dipendenti dovrebbero essere offerte opportunità di formazione, avanzamento professionale e sviluppo personale, anche tramite collaborazioni con appositi enti. Tali percorsi rivestono un’importanza centrale sia per promuovere la diversità e l’inclusione a tutti i livelli dell’organizzazione che per incentivare la mobilità sociale – tutti aspetti determinanti per ridurre le disuguaglianze in materia di salute.
- I datori di lavoro devono cooperare con tutto il personale aziendale per promuovere una corretta salute fisica e mentale attribuendo pari importanza alle due. Ciò avviene sia garantendo posti di lavoro di buona qualità e orari di lavoro equi, che riconoscendo le pressioni di varia natura cui sono sottoposti i lavoratori e fornendo adeguati servizi di consulenza e supporto alla loro salute psicofisica.
In sintesi, da questa sezione del documento emerge con chiarezza che le caratteristiche di un lavoro di buona qualità all’interno di un’impresa sono fortemente influenzate dalle politiche dei datori di lavoro, evidenziando dunque la necessità di considerare la salute come obiettivo intrinseco della governance aziendale.
Investire nella salute: le nuove frontiere della finanza sostenibile
Nella seconda sezione del report, Marmot tratta il modo in cui le aziende possono supportare la salute della popolazione attraverso i servizi che offrono e mediante le decisioni di investimento, tema particolarmente importante in quanto si colloca nel dibattito sulla tassonomia europea della finanza sostenibile. Tra i più comuni strumenti di finanza sostenibile applicati nell’ambito della salute vi sono i fondi di investimento a impatto sociale. Questi sono fondi diretti ad aziende che includono nella propria mission l’impegno di ottenere un impatto sociale. Tuttavia, diverse critiche sono state mosse nei confronti degli strumenti in uso, sia per la difficoltà ad identificare parametri che misurino l’impatto sociosanitario, sia per l’effetto di “spiazzamento” che questi strumenti hanno sulle motivazioni intrinseche tipiche di chi lavora nelle imprese sociali.
I Principi per l’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite rappresentano uno standard di eccellenza per gli investitori con la finalità di tenere conto dei fattori Environmental Social and Governance (ESG, ovvero ambiente, sociale e governance), elementi di valutazione utilizzati nel settore finanziario per giudicare la sostenibilità degli investimenti, in un’ottica di valutazione complessiva di un’impresa che vada oltre i risultati puramente economici. Per Marmot, tra i fattori ESG sarebbe necessario includere in modo esplicito anche la salute (ESHG – dove H sta per “health”). Infatti, attualmente l’indicatore della sfera sanitaria è presente solo come sottodimensione “salute e sicurezza”, nel contesto delle dimensioni sociali riguardanti le condizioni dei lavoratori e della comunità.
L’idea di fondo dell’estensione proposta nel report è che la salute diventi una dimensione a sé stante, per evidenziarne dignità e rilevanza. Da ciò consegue la necessità di introdurre nuovi indicatori di misurazione che tengano conto anche dei determinanti di salute.
Come le imprese influenzano la salute delle comunità
Nell’ultima sezione del report, Marmot prende in esame alcuni dei modi in cui le aziende influenzano la salute delle comunità, toccando il tema dell’impatto ambientale, ma anche discutendo del ruolo chiave che le imprese possono svolgere a livello locale nel portare un beneficio nelle comunità in cui operano. Infine, viene analizzato l’impatto nazionale che possono avere le imprese nel ruolo di sostenitori dell’equità nella salute. Le imprese possono promuovere l’equità nella salute facendo pressione sui governi locali e nazionali affinché agiscano per ridurre le disuguaglianze di salute. Le aziende, infatti, hanno la possibilità di agire in modi che risulterebbero impossibili per gli operatori sanitari e le organizzazioni di volontariato e per questo motivo dovrebbero sostenere il welfare state, sia pubblicamente che attraverso l’influenza che possono esercitare sulle altre imprese, perché si raggiunga l’obiettivo della salute per tutti.
Conclusioni
L’equità in materia di salute è un tema da affrontare trasversalmente in tutti i settori e reparti aziendali, così come accade con riguardo alla sostenibilità ambientale. Similmente ai rischi insiti nell’attuazione delle strategie di sostenibilità, quando le imprese cercano di integrare l’equità nella salute nel proprio modus operandi, occorre evitare la diffusione di pratiche analoghe al “greenwashing”, fenomeno osservato in relazione ad imprese che intraprendono determinate azioni per mera apparenza al fine essere considerate socialmente responsabili sulla questione ambientale.
La creazione di un valore reale richiede un riorientamento della cultura aziendale che dia priorità alla riduzione delle disuguaglianze e alla promozione di un impatto sociale ed economico positivo. Per fare ciò occorre un esame approfondito delle pratiche aziendali, degli obiettivi e degli incentivi, unitamente a una maggiore responsabilità e autonomia nel processo decisionale a tutti i livelli. Impegnarsi concretamente contro le disuguaglianze nella salute significa accrescere un senso di scopo collettivo nell’organizzazione aziendale di cui gli stessi dipendenti possano essere co-creatori, riconoscendone il valore sia per il proprio benessere che per quello della comunità. Parimenti, le azioni volte a ridurre le disuguaglianze nella salute devono considerare anche l’impatto delle nuove tecnologie che, se opportunamente indirizzate, possono sia favorire i progressi nell’assistenza sanitaria e nell’educazione alla salute, che ampliare l’accesso ai servizi e alle risorse.
L’originalità del report di Marmot risiede nel porre al centro dell’attenzione la necessità di introdurre i concetti di ‘salute’ e ‘uguaglianza’ come obiettivi da integrare nella missione delle aziende stesse. Ricerche future potrebbero muovere da queste riflessioni e approfondire la proposta dell’integrazione della “H” di salute come elemento di considerazione fondamentale per le imprese insieme alle componenti ESG.
La vera sfida per le aziende sarà quella di agire con proattività e responsabilità sui determinanti sociali della salute, non per ottenere un vantaggio competitivo, ma perché ridurre le disuguaglianze di salute è la cosa giusta da fare.
Autori e Autrici:
Luigi Cernigliaro, Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna
Alice Martiny, Istituto di Management, Scuola Superiore Sant’Anna
Primo Buscemi, Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università degli Studi di Firenze
fonte: saluteinternazionale.info