PATERNITÀ E SMART WORKING: Padri e figli nell’era della pandemia. una ricerca dell’I.S.P.

Smart Working? I padri lo promuovono (ma non esclusivo)

Sono padri molto impegnati con i figli, ma poco collaborativi nei lavori domestici (pronti però, anche qui, a darsi da fare se le circostanze lo richiedono, per esempio se sono da soli con i figli). Nello Smart Working hanno trovato una grande occasione per stabilire un rapporto più intenso con la prole ed anche con la partner e il giudizio su questa nuova (per l’Italia) modalità di lavoro è positivo, sia in termini professionali che familiari. Questi alcuni dati emersi da una indagine di carattere sociologico, dal titolo “Paternità e Smart Working”, svolta dall’I.S.P. (Istituto di Studi sulla Paternità), che da oltre 30 anni monitora l’evoluzione della figura paterna in Italia.

L’indagine – 15 domande poste durante un colloquio – mirava a comprendere se e quali cambiamenti avesse prodotto il lavoro da casa nelle relazioni padre-figli e tra i partner. Essa ha riguardato 50 padri in undici Regioni italiane e se da un lato ha confermato alcuni effetti del lockdown messi in luce da ricerche più ampie, come i diffusi stati di disagio e sofferenza tra i bambini e ragazzi (rilevati dal 72% degli intervistati, quasi due su tre: fenomeni di regressione, reazioni psicosomatiche come insonnia e orticaria, tic nervosi…), dall’altra ha evidenziato alcuni aspetti in controtendenza (per esempio sono state quasi nulle le testimonianze di aumentate tensioni fra i partner). Molti padri hanno rilevato l’eccessivo utilizzo da parte dei figli di apparecchi elettronici quali telefoni cellulari, tablet, PC, playstation, più ancora della “vecchia” televisione.

Numerosi i giudizi positivi sulla modalità di lavoro in SW: minore stress, guadagno di tempo e denaro, maggiore produttività, recupero dei rapporti familiari… Tuttavia, quando si è trattato di fare una scelta ipotetica non vi sono stati dubbi: 47 padri su 50 (il 94%) hanno detto “no” in modo netto al lavoro esclusivamente da remoto. Praticamente tutti si sono espressi a favore di un sistema “misto” che preveda entrambe le forme di lavoro. La mancanza di socialità – soprattutto con riferimento ai colleghi, e in qualche caso anche ai clienti e ai collaboratori – è il motivo principale del rifiuto. Il 48% degli intervistati ha sottolineato l’utilità, l’arricchimento umano e professionale, dello scambio di idee e del confronto con i colleghi.

In un comunicato, l’I.S.P. afferma che “pur nella limitatezza del campione, l’indagine offre un grande interesse qualitativo per quanti operano a vario titolo nel campo della famiglia, della paternità, dei minori; inoltre, la sua estrema specificità ne fa uno strumento utile per capire meglio l’impatto che lo Smart Working ha avuto e avrà sul rapporto padri-figli e più in generale sui rapporti familiari. Il lavoro da casa, infatti, continuerà a far parte della nostra vita lavorativa, sia pure in forme attenuate rispetto ai mesi del lockdown”.

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Il testo integrale della ricerca è disponibile on-line sul sito dell’Istituto, all’indirizzo www.ispitalia.org

fonte: ISP

 

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