Intervista a Christian Ferrari segretario confederale CGIL nazionale, di Erica Venditti (Pensioni per tutti)
Pensionipertutti: Esistono altre tematiche, oltre a quelle previdenziali, su cui non si può più temporeggiare e su cui bisognerebbe agire subito per il bene degli italiani?
Christian Ferrari: “C’è, in Italia, una questione sociale grande come una casa. Metto in fila qualche numero per dare l’idea di ciò di cui stiamo parlando. Il 23% dei lavoratori non supera i 780 euro al mese. In 10 anni l’occupazione giovanile, già bassa, si è dimezzata. Abbiamo raggiunto il record storico del lavoro a termine, che coinvolge 3,2 milioni di lavoratori.
Record raggiunto anche nel part time involontario, che coinvolge 3 milioni di lavoratori, 2/3 dei quali sono donne. I salari reali – unico caso in Europa – sono diminuiti del 2,9% negli ultimi trent’anni. La povertà assoluta ha ormai colpito 5,6 milioni di persone (9,4% della popolazione), di cui 1,4 milioni sono bambini e ragazzi. Questo dato è triplicato negli ultimi 15 anni.
Secondo noi, dunque, non si può che partire dal contrasto al lavoro povero e alla precarietà, che poi è l’altra faccia anche della “medaglia previdenziale”: senza lavoro stabile e retribuito il giusto, senza il versamento di contributi adeguati, nessuna riforma delle pensioni potrà evitare un futuro previdenziale povero alle giovani generazioni. Va poi tutelato senza se e senza ma il potere di acquisto di salari e pensioni, di fronte ad una fiammata inflattiva drammatica che si sta tutta scaricando solo sui redditi fissi e che costerà una, se non due mensilità a lavoratori e pensionati.
Pensionipertutti: Vi é altro, la riforma fiscale é altresì importante?
Christian Ferrari: “Sì, la riforma fiscale, deve avere il segno della progressività e dell’equità, contrastando l’evasione e facendo pagare di più a chi ha di più. Solo così riusciremo a sostenere un welfare pubblico e universale, a partire da sanità e scuola pubblica. Con la flat tax, che alcuni propongono, oltre ad un regalo ingiustificato ai redditi più alti a scapito degli altri, si smantellerebbe definitivamente lo stato sociale, lasciando le fasce popolari senza protezione.
Infine, ma non certo per ordine di importanza, le politiche industriali e di sviluppo, che vanno messe in campo all’insegna della conversione ecologica (che non può prescindere dall’implementazione delle energie rinnovabili) e della trasformazione digitale, riportando al centro il lavoro stabile e di qualità soprattutto per le nuove generazioni.
C’’è però una precondizione affinché tutto questo sia fattibile ed efficace: la pace. Serve da parte dell’Unione europea un impegno serio, incessante, sul piano diplomatico, per trovare il prima possibile una soluzione politica alla guerra in Ucraina. Va fatto innanzitutto per salvare la popolazione civile di quel martoriato Paese, che sta subendo sofferenze indicibili, e poi per i lavoratori europei, che rischiano di pagare un prezzo salatissimo al procrastinarsi delle ostilità.
Senza agire in questa direzione, saremo sempre all’inseguimento della crisi energetica, economica e sociale e non riusciremo mai ad affrontarla e risolverla. Rassegnarsi a una soluzione militare del conflitto, riprendere la corsa alle armi, accettare una nuova divisione del mondo in blocchi contrapposti sarebbe esiziale non solo per l’Italia, ma per tutto il Vecchio continente”.
fonte: pensionipertutti.it