L’agenzia Dire ha intervistato tre rappresentanti del mondo della sanità: l’istituzione, i medici e la popolazione. Ecco le parole di Tonino Aceti, coordinatore di Cittadinanzattiva Tribunale per i diritti del Malato:
– Il servizio sanitario nazionale, come recita la legge, è destinato alla promozione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione senza distinzione per assicurare a tutti l’accesso alle cure. Quanto questo obiettivo è effettivamente realizzato e cosa si può fare in futuro?
“Il SSN è un bene comune, una conquista irrinunciabile per i cittadini e serve per tutelare la coesione sociale e la democrazia ma anche un volano per l’economia del nostro paese. Purtroppo, con le ultime politiche economiche pubbliche l’ultimo Def prevede 2019/2020 che il rapporto tra la spesa sanitaria pubblica ed il Pil si attesti al 6,3 % quando l’OMS ci dice che il livello massimo sotto il quale non si può andare è il 6,5% quindi noi abbiamo un rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Pil ai minimi ma l’SSN e tutta la filiera della salute produce oltre l’11% dello stesso. Quindi è il settore che per l’economia è virtuoso e non è un costo, da qui dobbiamo partire e tra l’altro l’SSN è la più grande opera pubblica che il nostro Paese ha potuto mettere in campo dal dopo guerra in poi. E’ inoltre un ottimo esempio di ‘made in Italy’ che tutti ci invidiano uno dei pochi servizi nazionali in assoluto di tipo universalistico. Vanno comunque evidenziate le aree di criticità e di miglioramento. Una tendenza caratterizzati dalla crisi economica, il SSN è stato interpretato dalle istituzioni come strumento per garantire gliequilibri di finanza pubblica e sotto l’aspetto contabile e si è sacrificato la parte dei servizi sanitari tempestivi, uniformi, sicuri e innovativi su tutto il territorio nazionale, bisogna invertire questa tendenza a favore di cittadini per garantire cure personalizzate e di qualità accessibili a tutti i cittadini. Questo aspetto economicistico si è acuito con i piani di rientro delle regioni e proprio nelle regioni che sono rientrate sono carenti comunque i servizi i LEA”.
– Questa ‘garanzia’ di equità e universalità del Ssn si scontra poi con evidenti squilibri territoriali, qual è la ricetta per contenere e meglio eliminare la mobilità passiva dei pazienti da regione a regione?
“Noi dobbiamo mettere a fuoco le profonde disuguaglianze che attanagliano il Paese, nell’accesso, qualità e innovazione dei servizi e nella personalizzazione e sicurezza delle cure. Abbiamo un Italia spaccata in due con un centro- nord ed un centro-sud che ha maggiori problemi. Puglia, Calabria, Sicilia e Campania per il Ministero queste non hanno capacità di garantire i LEA per cui per superare questo gap e per superare la mobilità passiva portando allo stesso livello tutte le regioni, il livello centrale deve fare maggior verifica, controllo e intervento per rimettere apposto i servizi. Per il governo centrale i conti e i servizi devono assumere pari importanza solo così si può arginare il fenomeno della mobilità passiva e dunque la migrazione dei pazienti. Va superato poi l’attuale sistema dei piani di rientro che oggi ha dato dei frutti solo sul piano economico e non dei servizi. Bisogna diffondere e aumentare le competenze in modo uguale su tutto il territorio nazionale e in tutti gli apparati di coloro che gestiscono il SSN. Bisogna anche lavorare sul fronte della formazione. Bisogna superare il blocco del turn over nelle regioni più svantaggiate e rafforzare la sanità territoriale. Questa mobilità, va anche detto, si origina dalle asimmetrie comunicative ovvero in alcune situazioni i cittadini non conoscono tutti i servizi attivi o iniziative esistenti sul loro territorio perché manca una comunicazione noi dobbiamo poter sapere cosa offrono le strutture, il loro grado di performance e esiti comune e trasparente sull’offerta, ci si affida troppo al passaparola. Si rischia di andare a Milano quando comunque potrei quasi paradossalmente avere lo stesso servizio sotto casa. La mobilità comunque rimane anche un diritto del paziente, noi siamo contrari ad una limitazione in tal senso regionale. Non a caso noi di Cittadinanzattiva abbiamo promosso ‘La salute è uguale per tutti’ di riforma del Titolo V della Costituzione ”.
– La comunicazione e l’informazione al paziente, da parte delle istituzioni competenti, sono centrali quando si tratta di temi di salute pubblica. Si pensi a quanto accaduto per i vaccini o alle fake news che circolano sul web. Cosa si potrebbe fare per contrastare il fenomeno facendo network anche con i medici di base?
“Il SSN deve tornare a comunicare ed educare meglio e in modo accessibile ai cittadini sui temi di salute, di ricerca per superare il fenomeno delle fake news. Ci deve essere una strategia comune con tutti gli organismi, penso al ministero della Salute, l’ISS, l’OMCEO che deve essere definita e finanziata adeguatamente, capitalizzando tutti gli stakeholder le istituzioni, agenzie governative, gli ordini professionali e associazioni di cittadini e dei pazienti come la nostra. Credo che questo debba essere fatto per formare e informare i cittadini, noi questo lo facciamo quotidianamente ma bisogna metterci tutti a lavorare in modo coordinato per un comune obiettivo che è salute del cittadino. Le associazioni dei cittadini devono essere più presenti nei tavoli di discussione delle politiche pubbliche manchiamo ad esempio come associazione di rappresentanza dei cittadini e pazienti nella commissione di monitoraggio dei LEA”.
Fonte: DIRE