VACCINAZIONI PERSONE MIGRANTI: terzo rapporto Global Evidence review on Health and Migration

Il terzo rapporto della serie Global Evidence review on Health and Migration (GEHM) “Garantire l’integrazione di rifugiati e migranti nelle politiche di vaccinazione, nella pianificazione e nell’erogazione dei servizi a livello globale” (Ensuring the integration of refugees and migrants in immunization policies, planning and service delivery globally) fornisce una panoramica sulle politiche nazionali per l’inclusione di rifugiati e migranti nei piani nazionali di vaccinazione, sulla loro attuazione e sulle barriere all’accesso, sulla base di una revisione della letteratura dal 2000 al 2021.

I dati presenti nel rapporto suggeriscono che in diversi contesti, gruppi di adulti, adolescenti e bambini rifugiati e migranti possono avere una bassa copertura vaccinale e un maggiore rischio di contrarre malattie prevenibili da vaccino (VPD) rispetto alle popolazioni ospitanti. La pandemia COVID-19 ha evidenziato carenze nei programmi di immunizzazione a livello globale e ha sottolineato in modo specifico il fatto che i rifugiati e i migranti possono essere esclusi e/o devono affrontare barriere specifiche nell’accesso ai sistemi sanitari e di vaccinazione.

Tra gli elementi relativi alla comunicazione delle campagne vaccinali vi è una discussione sulle barriere specifiche che i rifugiati e i migranti possono incontrare nell’accesso ai vaccini. Oltre a quelle amministrative, politiche e finanziarie, il rapporto evidenzia altri tipi di barriere.

  • Le barriere a livello individuale che includono la fiducia, fattori culturali, religiosi, sociali e le credenze. Ad esempio, la scarsa conoscenza, da parte degli operatori sanitari, delle esigenze sanitarie dei migranti e del loro diritto all’assistenza sanitaria può impedire che i migranti siano vaccinati; le barriere linguistiche o la mancanza di empatia o di competenza culturale negli operatori sanitari possono portare nei migranti diffidenza, confusione o bassa motivazione a presentarsi per la vaccinazione. Le norme o le aspettative religiose o culturali nei gruppi di migranti, in particolare quando queste differiscono dalle norme del Paese ospitante, possono influenzare l’accettabilità percepita dei vaccini e, successivamente, la vaccinazione.
  • Le barriere logistiche quali la disponibilità e l’accessibilità dei vaccini possono limitare le vaccinazioni da parte di queste popolazioni. La sfiducia nei punti di accesso disponibili può anche costituire un importante ostacolo alle vaccinazioni, in particolare per i migranti irregolari, che potrebbero temere controlli sull’immigrazione. Per superare questa barriera, dovrebbero essere forniti punti di accesso in luoghi sicuri e fidati, come centri comunitari locali, luoghi di culto, farmacie o cliniche gestite da organizzazioni non governative (ONG).
  • Le barriere all’informazione e alla comunicazione ostacolano la vaccinazione di queste popolazioni. Le popolazioni di rifugiati e migranti sono state escluse dall’accesso alle informazioni a causa della scarsa alfabetizzazione digitale o della mancanza di tecnologia, delle barriere linguistiche, della scarsa alfabetizzazione scritta/di lettura, della scarsa comunicazione medico-paziente, della mancanza di servizi di interpretariato, o di informazioni fornite in un formato accessibile e accettabile. L’OMS ha anche suggerito che negli ambienti in cui vi è un divario di genere nell’istruzione (ad esempio, alcune comunità di rifugiati e migranti), le donne possono avere un accesso limitato a informazioni accurate sui vaccini, con conseguente minore fiducia nelle vaccinazioni. Nel contesto della pandemia di COVID-19, le organizzazioni umanitarie hanno evidenziato preoccupazioni per gli alti livelli di disinformazione sui vaccini anti COVID-19 tra i migranti, veicolata anche attraverso i social media. Tali risultati evidenziano l’importanza di realizzare campagne d’informazione su misura, basate su dati locali e condotte dagli attori locali o in collaborazione con essi.

Il rapporto identifica inoltre una vasta gamma di pratiche/soluzioni per la vaccinazione nelle popolazioni di rifugiati e migranti.

Ad esempio, nel settore della fiducia e dei processi sociali, la letteratura raccomanda:

  • assistenza culturalmente competente e sensibile ai migranti, ad esempio, servizi e politiche inclusive, formazione per i lavoratori sanitari sulle esigenze di salute e vaccinazione dei migranti
  • rafforzamento delle norme sociali e normalizzazione delle vaccinazioni, ad es. incoraggiare le persone recentemente vaccinate a condividere la loro esperienza sui social media
  • interventi culturalmente su misura e basati sulla comunità, ad es. comunicazione faccia a faccia e i sostenitori della comunità
  • aumento dei finanziamenti e della collaborazione con le ONG o altri gruppi che già forniscono assistenza sanitaria e sociale ai migranti a livello locale.

Un’ulteriore serie di soluzioni/buone pratiche è collegata ai temi dell’informazione, della disinformazione e dell’esitazione vaccinale, tra cui:

  • programmi mirati alla promozione della salute e di educazione nelle lingue pertinenti per aumentare la consapevolezza dei benefici della vaccinazione
  • campagne di informazione realizzate su misura per le comunità straniere, sulla base dei loro valori culturali e religiosi
  • ricerche approfondite sui canali di informazione utilizzati dalle singole comunità, per aumentare la portata delle informazioni
  • impegno per contrastare direttamente la disinformazione in circolazione.

La cooperazione all’interno e all’esterno delle frontiere è necessaria per facilitare la generazione e la condivisione di informazioni sanitarie, quali i registri delle vaccinazioni e i dati sulla copertura, e per allineare le linee guida e i programmi nazionali di immunizzazione per controllare le malattie prevenibili da vaccino nelle popolazioni mobili. L’OMS riconosce che affrontare la bassa copertura vaccinale richiede la comprensione dei fattori determinanti e lo sviluppo di strategie su misura, basate su dati concreti per migliorare le vaccinazioni, nonché il monitoraggio del loro impatto e della loro sostenibilità.

Per sostenere i Paesi che integrano pienamente i rifugiati e i migranti nei piani nazionali di immunizzazione e per aumentare l’accesso alle vaccinazioni di routine, il rapporto delinea tre aree da prendere in considerazione per le politiche di immunizzazione:

1 – Garantire un accesso universale ed equo ai vaccini per tutti i rifugiati e migranti, indipendentemente dallo status legale, dall’età e dal sesso dei migranti, ad esempio:

  • affrontare le barriere fisiche, sociali e personali ai servizi di immunizzazione e i fattori che influenzano la motivazione alla vaccinazione, anche tra i principali operatori sanitari che lavorano con i bambini migranti
  • sviluppare approcci partecipativi, strategie di comunicazione e di coinvolgimento per rafforzare le vaccinazioni, creare fiducia e contrastare l’esitazione vaccinale, sviluppare meccanismi innovativi di distribuzione a favore dei migranti e approcci su misura con soluzioni contesto specifico
  • impegnarsi con le comunità nella pianificazione e nell’attuazione della vaccinazione attraverso la sensibilizzazione educativa sui benefici della vaccinazione e quando/dove vaccinarsi
  • sviluppare strategie di comunicazione che riducano le disuguaglianze nell’informazione sui vaccini (compreso l’utilizzo della traduzione delle risorse), garantire la disponibilità di interpreti qualificati e di mediatori sanitari e contrastare la disinformazione
  • migliorare l’integrazione tra l’immunizzazione e altri programmi sanitari al fine di rafforzare l’assistenza sanitaria di base e raggiungere obiettivi di equità.

2 – Rafforzare i sistemi sanitari per garantire la vaccinazione nelle popolazioni mobili lungo tutto il corso della vita per colmare le lacune esistenti in materia di immunizzazione, ad esempio:

  • rafforzando le interazioni paziente-operatore attraverso la formazione degli operatori sanitari sulle competenze dei servizi incentrati sulle persone e sensibili dal punto di vista culturale per i rifugiati e i migranti
  • l’istruzione degli operatori di assistenza sanitaria primaria e dei vaccinatori sulle barriere generali e specifiche ai servizi di immunizzazione e sulle prospettive socioculturali di rifugiati e migranti.

3 – Rafforzare la raccolta dei dati per monitorare la copertura vaccinale e le lacune nella fornitura dei servizi nelle popolazioni di rifugiati e migranti, ad esempio:

  • rinnovando l’impegno per raccogliere e analizzare i dati nazionali (disaggregati per status di migrante e sesso) sulle barriere alla vaccinazione, sull’esitazione vaccinale e il loro impatto sull’immunizzazione, sulla copertura vaccinale delle popolazioni di rifugiati e migranti
  • l’istituzione o il potenziamento di sistemi di informazione sull’immunizzazione per acquisire i dati sulla copertura vaccinale per i rifugiati e i migranti
  • garantendo l’esistenza di processi di valutazione continua dei dati, trarre insegnamenti dalle esperienze, documentare i processi, i risultati e migliorare la condivisione delle informazioni
  • condurre studi su larga scala per comprendere i fattori alla base della bassa copertura e dell’esitazione vaccinale in diverse popolazioni di rifugiati e migranti e individuare soluzioni attuabili (specificamente per i Paesi a basso e medio reddito e in contesti umanitari)
  • generare prove sui fattori che determinano una bassa copertura vaccinale e l’esitazione dei vaccini in diverse popolazioni di rifugiati e migranti, in particolare nei Paesi a basso e medio reddito e in contesti umanitari a livello globale
  • valutando l’influenza dei social media come una nuova importante fonte di disinformazione vaccinale per le popolazioni emarginate con un minore accesso alla messaggistica sanitaria pubblica ed esplorare opportunità per condividere informazioni accurate e affidabili con popolazioni altamente mobili attraverso i social media.

In conclusione, nel report si afferma che l’OMS, le organizzazioni internazionali, le autorità nazionali e le principali agenzie partner hanno urgente bisogno di lavorare insieme per incorporare queste considerazioni politiche nella pianificazione futura, al fine di sostenere il diritto all’immunizzazione per tutti i rifugiati e migranti e…[garantire] che i servizi di immunizzazione siano incentrati sulle persone, guidati dai dati, di proprietà del paese e basati sul partenariato…. Il rapporto fornito dal GEHM evidenzia l’ampia varietà di approcci dei diversi paesi e delle diverse regioni in risposta alle esigenze sanitarie e di immunizzazione dei rifugiati e dei migranti, e la necessità di un approccio più integrato alle esigenze sanitarie specifiche per i rifugiati e i migranti.

 

Risorse utili

fonte: EpiCentro ISS

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