Con molto interesse registro l’avvio e l’attuazione di una serie di iniziative in Salute Mentale che riguardano direttamente il protagonismo attivo delle persone con esperienza di sofferenza mentale. Si tratta di azioni pratiche, concrete, messe in campo per consolidare e implementare il senso di consapevolezza, e soprattutto di responsabilità verso sé stessi e verso i propri simili, da parte di chi può testimoniare vissuti di disagio psichiatrico; ha fatto un percorso positivo di recovery e verso la guarigione; è in grado di lavorare per dare aiuto e sostegno operativo.
Si è recentemente tenuto il Primo Convegno Nazionale dell’ESP (ovvero, come ho imparato a nominarli, dei Peer Supporters), che si è tenuto in presenza, a Bologna, nei giorni 17 e 18 giugno 2022. Il Convegno costituisce una sorta di continuazione dei tre giorni di incontri webinar, avvenuti il 13, 20, 21 settembre 2021, promossi dal Dipartimento di Salute Mentale di Bologna: la Prima Conferenza Nazionale degli Utenti e Familiari Esperti in supporto tra Pari, che ha visto la collaborazione, il partnerariato, la partecipazione di una cinquantina di realtà attive in Italia, e il patrocinio del Ministero della Salute.
Nel 2021, a conclusione dei lavori della Conferenza, è stata prodotta la Prima Carta Nazionale degli Esperti in Supporto tra Pari nella Salute Mentale: essa riconosce nel progetto di costituzione istituzionale della figura professionale dell’ “esperto”, il principale obiettivo da conseguire. Un tanto per stabilire con chiarezza il suo ruolo e la sua presenza all’interno dei Servizi.
I lavori dei partecipanti al Primo Convegno Nazionale dell’ESP, modulati sulle due giornate bolognesi, hanno visto una folta presenza attiva di persone con esperienza, di operatori del Terzo Settore, di cittadini volontari. Uno dei focus, maggiormente dibattuto, è stato quello della formazione.
Anch’io condivido questo pensiero: la centralità della crescita di saperi, di senso di responsabilità e di consapevolezza, è fondamentale. La mia personale esperienza, per quello che ho vissuto e visto attorno a me, e che posso testimoniare, mi porta a sostenere con fermezza la necessità di “formare”; nel senso di motivare, costruire, sostenere, per/nelle persone, che possono diventare Peer, come in generale per tutte le persone sofferenti e i loro familiari, un percorso di crescita individuale; progressivamente collettivo e comunitario. Le persone vanno coinvolte nel processo di conseguimento di uno stato di bene-essere e di salute, salute mentale. Le persone vanno coinvolte nella gestione dei luoghi deputati che esse attraversano: Centri di Salute Mentale, Dipartimenti di Salute Mentale, dove non devono essere marginalizzate nella passività, ridotte all’immobilismo.
La figura dei Peer può diventare una figura dinamica di riferimento esemplare; attiva nella propria testimonianza positiva di recovery; capace di dare e ricevere salute mentale, salute tout court. L’aiuto alla crescita, all’uscita dalla ineluttabilità, a mio avviso, sta non solo nel programma deontologico degli operatori, ma anche nella possibilità di chi vive l’esperienza.
La necessità politica di tenere vivi i contatti con il Ministero della Salute; di sollecitare l’impegno del Ministero a finanziare le azioni proposte dalla Carta; e infine di valutare gli strumenti più idonei al raggiungimento di questo obiettivo, ha avuto una prima ricaduta concreta, per quanto almeno è giunto a mia conoscenza: in questi giorni si stanno raccogliendo le domande di partecipazione a un progetto di Formazione dei Peer, di valenza nazionale, mutuato da un analogo Corso di formazione, già attuato in Germania. La presentazione di questo impegnativo percorso di Formazione EX – IN è avvenuta online il 28 maggio 2022 e si è rivolta, tra l’altro, alla Rete Utenti Nazionale, attualmente esistente e collegata alla Rete Utenti Lombardia, e ad altre realtà operanti sul territorio. Esso prevede il lavoro in presenza, per un cospicuo numero di weekend, di persone collegate ai DSM e sostenute economicamente anche dal Ministero della Salute, che dà il patrocinio al progetto.
Questo mi sembra un primo passo ufficiale di intervento pubblico.
Un passo avanti rispetto alle esperienze che io stessa ho condiviso a Trieste nel 2015 e nel 2018: allora si trattava di esperimenti innovativi di promozione sociale e di possibile inclusione lavorativa, progettati dal DSM, che si appoggiava all’ENAIP; i due corsi vedevano agire, oltre agli operatori e alle figure professionali, anche le persone con esperienza, nei ruoli di discenti e di docenti; i corsi si sono conclusi con delle prove di verifica dei livelli conseguiti e con l’inserimento attivo di Peer nei CSM.
Mi sembra una continuazione logica di questi primi interventi “pionieristici” triestini, la attuale partecipazione attiva di Peer, proprio delle stesse persone allora formate e consolidate, alle due mattinate di dialogo e di discussione, tenute a Trieste il 7 e l’ 8 giugno 2022, presso il DSM. Il titolo dell’incontro recita: “Il meglio deve ancora venire. Il lavoro dei Peer Support nei Servizi di Trieste. Attualità e prospettive”. E mi sembra davvero una prospettiva aperta alla speranza.