I principali dati e contenuti del tredicesimo Libro Bianco sulle droghe sugli effetti della legislazione antidroga sul sistema penitenziario e giudiziario italiano.
Il Libro Bianco sulle droghe, giunto alla tredicesima edizione, è un rapporto indipendente sugli effetti del Testo Unico sugli stupefacenti (DPR 309/90) sul sistema penale, sui servizi, sulla salute delle persone che usano sostanze e sulla società. È promosso da La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, CGIL, CNCA, Associazione Luca Coscioni, ARCI, LILA e Legacoopsociali con l’adesione di A Buon Diritto, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica CGIL, Gruppo Abele, ITARDD e ITANPUD. Ogni anno viene presentato in occasione del 26 giugno, Giornata mondiale sulle Droghe, nell’ambito della campagna internazionale di mobilitazione Support! don’t Punish che chiede politiche sulle droghe rispettose dei diritti umani e delle evidenze scientifiche e che quest’anno coinvolgerà oltre 250 città in circa 100 paesi.
La sfida democratica dopo l’inammissibilità del referendum cannabis
Il Libro Bianco di quest’anno dedica la sua parte centrale alla questione democratica, a seguito del giudizio di inammissibilità del referendum cannabis da parte della Corte Costituzionale. Oltre 600.000 cittadini si sono visti privare dei propri diritti costituzionali per una interpretazione discutibile e certamente fuori dal tempo sia della Costituzione che delle convenzioni internazionali. Proprio su quest’ultimo tema, interpretazioni e flessibilità delle convenzioni ONU sugli stupefacenti, era centrata la scorsa edizione del Libro Bianco. In questa viene pubblicata per la prima volta come contributo al dibattito la memoria presentata dal Comitato Promotore del Referendum Cannabis Legale insieme alla sentenza di inammissibilità 51/2022. Oltre a queste è pubblicata la trascrizione integrale della conferenza stampa del Presidente Amato sul referendum cannabis che tanto scalpore ha fatto per metodo, toni e merito insieme a commenti precedenti e successivi il giudizio della Corte, a supporto dell’ammissibilità del quesito.
Nell’ultima parte di questo Libro Bianco si ricostruiscono invece il percorso e le conclusioni della Conferenza Nazionale sulle droghe che si è tenuta a Genova lo scorso novembre. Un appuntamento molto atteso dai servizi e dalla società civile, che non ha fatto mancare il suo apporto di idee e proposte sia all’interno che all’esterno della conferenza. Ora che le conclusioni sono pubbliche e trasmesse al Parlamento è il momento della politica. È stato avviato il processo per la costruzione del Piano d’Azione Nazionale per le Dipendenze (PAND), ma le conclusioni finali dei tavoli di lavoro della Conferenza Nazionale non possono essere ignorate dai decisori politici, chiamati con largo consenso ad intervenire sulla legislazione sulle droghe nel senso della decriminalizzazione e della rimozione dello stigma per le persone che usano sostanze.
La prima parte è invece dedicata, come sempre alle conseguenze penali e sanzionatorie del DPR 309/90. Nelle pagine successive i dati in pillole.
LE DROGHE E LA REPRESSIONE. I dati in pillole
LA LEGGE SULLE DROGHE È IL VOLANO DELLE POLITICHE REPRESSIVE.
SENZA DETENUTI PER ART. 73 O “TOSSICODIPENDENTI” NESSUN SOVRAFFOLLAMENTO
La legge sulle droghe è il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. Basti pensare che senza detenuti per art. 73 (spaccio) o senza detenuti dichiarati “tossicodipendenti” non si avrebbe alcun problema di sovraffollamento nelle carceri italiane. La legislazione sulle droghe e l’uso che ne viene fatto sono quindi decisivi nella determinazione dei saldi della repressione penale: come dimostrato in questi anni la decarcerizzazione passa attraverso la decriminalizzazione delle condotte legate alla circolazione delle sostanze stupefacenti così come le politiche di tolleranza zero e di controllo sociale coattivo si fondano sulla loro criminalizzazione.
IL 30% DEI DETENUTI ENTRA IN CARCERE PER DETENZIONE O PICCOLO SPACCIO
10.350 dei 36.539 ingressi in carcere nel 2021 sono causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Non è vero quindi che “gli spacciatori non vanno in carcere”: sono invece il 28,3% degli ingressi totali molti dei quali vi restano, come dimostrano i dati seguenti. Sono lontani gli effetti della sentenza Torreggiani della CEDU e dell’adozione di politiche deflattive della popolazione detenuta.
IL 35% DEI DETENUTI PRESENTI IN CARCERE PER IL DPR 309/90
Sostanzialmente stabile la percentuale dei presenti per droghe è il 34,88% del totale (nel 2021 era il 35,04%). E’ una percentuale quasi doppia rispetto alla media europea (18%) e mondiale (21,65%) e che supera anche quella della Russia (28,6%). Sui 54.134 detenuti in carcere al 31 dicembre 2021 si registra un leggero calo dei presenti a causa del solo art. 73 del Testo unico (spaccio): sono 11.885. In aumento quelli in associazione con l’art. 74 (associazione per traffico illecito di droghe) 5.971. Aumentano anche i detenuti esclusivamente per l’art. 74, che superano per la prima volta quota mille: sono 1.028.
RECORD DI INCIDENZA DELLE PRESENZE DI DETENUTI CHE USANO SOSTANZE: OLTRE IL 28% SONO DEFINITI “TOSSICODIPENDENTI”
Si confermano drammatici i dati sugli ingressi e le presenze di detenuti definiti “tossicodipendenti”[1]: lo sono il 35,85% di coloro che entrano in carcere, mentre al 31/12/2021 erano presenti nelle carceri italiane 15.244 detenuti “certificati”, il 28,16% del totale più di 1000 in più rispetto all’anno precedente. Si tratta del record percentuale, oltre i livelli della Fini-Giovanardi (27,57% nel 2007), alimentato dall’aumento degli ingressi in carcere di persone che usano sostanze.
Le conseguenze sulla Giustizia
OLTRE 230.000 FASCICOLI PER DROGHE INTASANO I TRIBUNALI ITALIANI
Le persone coinvolte in procedimenti penali pendenti per violazione dell’articolo 73 e 74 sono rispettivamente 186.517 e 45.142. In totale 231.659 fascicoli per droghe intasano i tribunali italiani, dato che si mantiene ai massimi da 16 anni a questa parte, probabilmente anche per il rallentamento dovuto alla pandemia.
Le misure alternative
SI ALLARGA LA SFERA DEL CONTROLLO PENALE
Nuovo massimo storico per il numero delle misure alternative, che però va letto anche nel senso che esse sono diventate una alternativa alla libertà invece che alla detenzione. In un contesto di forte domanda di controllo sociale istituzionale, gli strumenti di diversion e quelli di probation consentono di ampliare l’area del controllo, piuttosto che di limitare quello coattivo-penitenziario.
Le segnalazioni e le sanzioni amministrative per il consumo di droghe illegali
DIMINUISCONO LE SEGNALAZIONI, ANCHE DI MINORI, MA AUMENTANO LE SANZIONI.
DAL 1990 oltre 1.000.000 di segnalazioni per cannabis
L’effetto pandemia pare mantenere un freno al trend, altrimenti in aumento negli ultimi anni, delle persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite: 31.914 nel 2021, minimo storico dal 2007. Diminuiscono anche i minori segnalati: sono stati 2643. Il 98% di questi è segnalato per possesso di cannabis. Aumentano considerevolmente invece le sanzioni: sono tornate ai livelli pre-pandemia: 12.329 nel 2020 (+43,6%). Nel 2021 sono state comminate nel 38,63% dei casi mentre resta irrilevante la vocazione “terapeutica” della segnalazione al Prefetto: pur raddoppiate sono solo 193 le persone sollecitate a presentare un programma di trattamento sociosanitario; nel 2007 erano 3.008. Sostanzialmente costanti le segnalazioni ai Serd, 4309 nel 2021. La repressione colpisce principalmente persone che usano cannabis (72,8%), seguono a distanza cocaina (20%) e eroina (4,9%). Irrilevanti, le altre sostanze. Dal 1990 oltre un milione di persone sono state segnalate per possesso di cannabis.
Le violazioni dell’art. 187 del codice della strada
CON I DATI DISPONIBILI (POLIZIA STRADALE) SI CONFERMA L’INCIDENZA MARGINALE DELLO STATO ALTERATO DA DROGHE ALLA GUIDA, CONTESTATO IN NEMMENO L’1,50% DEGLI INCIDENTI. VIOLAZIONI DIMEZZATE NEGLI ULTIMI 10 ANNI.
Si conferma nei dati del 2021 l’incidenza molto marginale delle violazioni dell’art. 187 del Codice della Strada, ovvero guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di sostanze stupefacenti. I dati disponibili sono piuttosto disomogenei, per cui di difficile interpretazione. Dai dati disponibili (Polizia Stradale), si nota però un sostanziale dimezzamento negli ultimi 10 anni delle violazioni dell’art. 187. Le violazioni accertate dalla Polizia Stradale a seguito di incidente rimangono a livelli molto bassi: 1,18% nel 2021 e salgono all’1,44% negli incidenti con lesioni.
[1] Utilizziamo la dizione “Tossicodipendenti” esclusivamente in quanto è quella utilizzata a fini statistici dal Ministero, la definizione corretta sarebbe “persone che usano sostanze” (PUD).
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fonte: Fuoriluogo