Brevetti Covid. La resa. di Gavino Maciocco

COVID-19: non passa la deroga ai brevetti proposta da India e Sudafrica. La vittoria di Big Pharma contro il diritto alla salute. Ma anche la vergogna dell’Occidente che nel corso di una guerra – veramente globale, con i suoi micidiali effetti – non riesce a prendere una decisione a favore della parte più povera del pianeta.

Il 2 ottobre 2020, India e Sudafrica inviarono all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) una proposta congiunta con cui si richiedeva una deroga ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale, e le altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia COVID-19, fintantoché non fosse stata raggiunta l’immunità. Si trattava insomma di concedere una sospensione temporanea di tutti gli obblighi contenuti nella parte dell’Accordo TRIPS concernente copyright, disegni industriali, brevetti, protezione di informazione non condivisa. In virtù di tale deroga, i centri di ricerca avrebbero avuto la possibilità di condividere la conoscenza scientifica e accelerare collaborazioni per lo sviluppo di nuovi prodotti per combattere il virus, consentendo con ciò una più rapida ed efficace risposta alla domanda di vaccini, farmaci, diagnostici e relative attrezzature, a costi inferiori, a beneficio di tutti ed in particolare dei paesi a basso reddito (Vedi Vaccini (veramente) per tutti).

Era il momento più propizio per la proposta: erano infatti trascorsi 9 mesi dall’inizio della pandemia, rivelatasi micidiale per le conseguenze sulla salute della popolazione, sull’organizzazione della società e sull’economia, e si stavano sperimentando con successo i primi vaccini, realizzati grazie a imponenti investimenti pubblici. Una proposta che ottenne subito il sostegno della grande maggioranza dei paesi dell’OMC, delle agenzie delle Nazioni Unite (OMS, UNICEF, UNAIDS, UNITAID), della Santa Sede, di economisti come Joseph Stiglitz, di oltre 400 organizzazioni della società civile impegnate nel mondo per l’accesso ai farmaci essenziali. La proposta trovò invece la ferma opposizione dei paesi industrializzati, gli stessi paesi che avevano finanziato lo sforzo della ricerca, senza peraltro negoziare con l’industria del farmaco la benché minima condizione sui prezzi, sulla trasparenza degli studi clinici, sul trasferimento di tecnologie. Tale opposizione creò una situazione di stallo con il continuo rinvio delle decisioni dell’OMC.

Nei primi mesi del 2021 l’opposizione di USA, Unione Europea, Regno Unito, Svizzera, Canada e Norvegia sembrò incrinarsi. Il Parlamento Europeo approvò una risoluzione che sosteneva l’urgenza di una “deroga temporanea del TRIPS per consentire l’equo accesso ai vaccini e risolvere i limiti nella loro produzione e la conseguente carenza dell’approvvigionamento”. Ed è memorabile al riguardo l’appassionato intervento dell’europarlamentare francese Manon Aubry.   Anche alcune prese di posizione di Ursula von der Leyen e di Mario Draghi (“I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”) e una dichiarazione di John Biden a favore della temporanea sospensione dei brevetti, lasciavano sperare. Ma si trattava di un’illusione. Con l’arrivo della variante Delta nella primavera del 2021 l’interesse dei paesi più ricchi fu quello di fare il pieno dei vaccini con accordi bilaterali con l’industria farmaceutica che non andava infastidita con discorsi del tipo “vaccino bene comune”. Infatti, nonostante la risoluzione del Parlamento Europeo, la Commissione EU nel luglio 2021 chiude ogni porta a soluzioni che mettano in discussione, anche temporaneamente, la validità dei brevetti. Da quel momento l’industria farmaceutica, ed in particolare la più potente Pfizer, diventa l’arbitro assoluto nella distribuzione dei vaccini, stabilendo le priorità (in testa i paesi più ricchi)  e i tempi di consegna (in coda gli altri, tra cui anche paesi in grado di pagare come il Sudafrica) [1]. Con il contemporaneo fallimento del programma di cooperazione volontaria a favore di paesi più poveri, COVAX, (l’obiettivo era la consegna di 2 miliardi di dosi entro la fine del 2021, ne arriveranno solo un quarto) si realizza un’inaccettabile, scandalosa apartheid vaccinale a danno dei paesi più poveri, in particolare di quelli dell’Africa sub-Sahariana (Figura 1).

Figura 1. Dosi di vaccino somministrate per 100 abitanti, per gruppo di reddito (dal 2 dicembre 2020 al 18 giugno 2022).

Nel frattempo, presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio proseguiva (con estrema lentezza)  la discussione sulla proposta di deroga ai brevetti,  con l’istituzione di un tavolo a quattro: le due nazioni proponenti, India e Sudafrica,  più USA e Commissione Europea (QUAD process) con l’obiettivo di trovare una soluzione di compromesso.  Ma ciò che è stato raggiunto al termine della 12Conferenza Interministeriale dell’OMC, lo scorso 16 giugno, non è un compromesso, ma una vera e propria resa a favore dell’industria farmaceutica. Nessuna deroga generale ai brevetti, ma soltanto la riproposizione di diritti già esistenti per i paesi in via di sviluppo, peraltro con forti limitazioni come l’esclusione dei farmaci e della diagnostica: una formula che non ha funzionato in passato e destinata a non portare alcun beneficio futuro. Quando già, lo scorso maggio, circolavano le bozze della decisione Joseph Stiglitz e l’ex-Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon avevano chiesto ai presidenti di India e Sudafrica di rigettare il testo predisposto dal Direttore Generale dell’OMC. Ma da loro nessun intervento: la proposta è stata abbandonata. Se il presidente indiano è rimasto in silenzio è invece da segnalare il caustico commento del suo Ministro del commercio, Piyush Goyal: “Ciò che abbiamo ottenuto è completely half-baked (una cosa stupida, inutile, insensata). Con questo accordo non verrà fuori una sola fabbrica di vaccini”.

Durissimi i commenti delle organizzazioni che avevano fortemente supportato la proposta di India e Sudafrica come OXFAM:  “La condotta dei paesi ricchi all’OMC è stata assolutamente vergognosa. L’UE ha bloccato tutto ciò che assomigliasse a una significativa rinuncia alla proprietà intellettuale. Il Regno Unito e la Svizzera hanno utilizzato i negoziati per stravolgere e peggiorare ulteriormente qualsiasi testo. E gli Stati Uniti si sono seduti in silenzio a negoziare con linee rosse progettate per limitare l’impatto di qualsiasi accordo”,  e Medici Senza Frontiere (MSF), che parla di un “devastante fallimento globale”:  “Le misure delineate nella decisione dell’OMC non mettono in discussione i monopoli farmaceutici né garantiscono una via accessibile agli strumenti medici salvavita, venendo a costituire un precedente negativo per future crisi sanitarie globali e pandemie. (…) È stato scoraggiante per noi vedere che i paesi ricchi non sono riusciti a risolvere le evidenti disuguaglianze nell’accesso agli strumenti medici salvavita del COVID-19 per le persone nei paesi a basso e medio reddito”.

Ma anche i governi si sono fatti sentire come il Messico, per la voce di Hugo Lopez-Gatel del Ministero della salute: “Mentre entriamo nel terzo anno della pandemia COVID-19, dobbiamo liberare urgentemente l’OMC dalle grinfie di Big Pharma. L’unica via d’uscita da questa pandemia è rompere i loro monopoli e autorizzare ogni fabbrica, produttore, scienziato e operatore sanitario a produrre e fornire farmaci salvavita. L’OMC ci ha deluso durante questa pandemia rifiutandosi di rinunciare alle regole che bloccano l’accesso equo alle tecnologie salvavita. Nel mezzo di una pandemia queste regole hanno dato la priorità ai profitti piuttosto che alla vita delle persone. L’OMC deve iniziare ad agire per conto di tutti i paesi che afferma di rappresentare, non per conto di pochi paesi ricchi al soldo dei giganti farmaceutici”.

Il dogma della proprietà intellettuale non si doveva toccare”, afferma Nicoletta Dentico nell’editoriale dell’Avvenire dello scorso 18 giugno [2]. Per proteggere il dogma che consente a Big Pharma di accumulare imponenti profitti, la parte ricca del mondo non ha esitato – aggiunge la Dentico – ad aprire una guerra contro il Sud del mondo. Una guerra non nuova, va detto, il cui primo atto risale alla fine del secolo scorso al tempo della scoperta dei farmaci antiretrovirali, quando l’aver negato alle popolazioni africane vittime della pandemia HIV/AIDS l’accesso a quei farmaci salvavita è costato la morte di decine di milioni di persone.

La notizia di queste ore è che a Pechino si tiene la riunione dei Brics: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (notare India e Sudafrica…). Per Putin – scrive la CNN [3]– sarà una gradita occasione: il suo volto comparirà sullo schermo insieme ad altri leader dei paesi del gruppo dei Brics: il cinese Xi Jinping, l’indiano Narendra Modi, il brasiliano Jair Bolsonaro e il sudafricano Cyril Ramaphosa – un segnale che Mosca, sebbene colpita da sanzioni per l’invasione di Kiev, non è isolata, anzi può contare sul sostegno delle economie più dinamiche del mondo. E uno, alla fine, si chiede il perché.

Bibliografia

  1. Kuchler H, Mancini DP, Pilling D, Financial Times, Regno Unito, Lo strapotere della Pfizer, Internazionale 1439 del 10 dicembre 2021.
  2. Dentico N, Editoriale. L’altra forma della guerra, Avvenire del 18 Giugno 2022.
  3. McCarthy S, CNN, In Beijing’s BRICS summit, Putin is back on the world stage, June 22, 2022.

fonte: saluteinternazionale.info

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